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Conte adesso teme che il “fuoco amico” faccia saltare il suo governo

ROMA. Dare al Paese un “nuovo inizio” dopo la pandemia. A partire da questo obiettivo alto, Giuseppe Conte prova a recuperare la ragion d’essere del suo governo. In nome della necessità di attuare, con il Recovery plan, non “slogan elettorali” ma “una precisa agenda politica”, prova a fermare il tentativo di un ribaltone ai suoi danni e di governare la crisi più grave del suo secondo esecutivo.

Sa che Iv minaccia di ritirare i suoi ministri, che il Pd vuole una guida meno solitaria del governo e il M5s alza la posta sul Piano di rilancio. Si prepara ad aprire la verifica che potrebbe portare a un rimpasto e al Conte ter. Ma intanto non risponde agli attacchi di Matteo Renzi, non intende farlo. Alza l’asticella: “Lavorare nella stessa direzione” per la ricostruzione, con “visione riformatrice”. Ma il Recovery plan si è già trasformato nella miccia in grado di far saltare tutto. “Lavorare per la coesione e la sicurezza, per il rispetto dei diritti dei cittadini, per il superamento dei divari”, sono gli obiettivi che indica del resto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a “quanti, nelle istituzioni e nella società civile operano per l’unione delle coscienze del nostro Paese”. Superamento delle diseguaglianze, ambiente, lavoro e sanità, sono gli obiettivi principali che Conte pone al centro del suo progetto di Recovery plan: sono parole d’ordine (incluso l’empowerment femminile) che anche il Pd pone al centro. Il progetto è però destinato a tornare in Consiglio dei ministri non prima che il premier avrà incontrato i partiti per la verifica di governo. Perché, con toni diversi, ciascun partito chiede di cambiare il progetto di governo. Non solo la cabina di regia: Conte la difende ma Luigi Di Maio chiede che sia il Consiglio dei ministri (non soltanto il premier) a sceglierne i membri. Anche i saldi sono già al centro dello scontro: il M5s minaccia di non votare il piano se non sarà prorogato il Superbonus, il Pd rilancia sulla scuola, Roberto Speranza fa sapere che chiederà più soldi in Cdm sulla sanità. Iv chiede di cancellare tutto e ricominciare. Il veto dei renziani rende quasi impossibile discuterne, prima di aver aperto la verifica di governo. Renzi insiste che “c’è qualcosa che non va”, se Conte non vuole aprire un dibattito in Parlamento e assicura che gli alleati sono d’accordo con lui. Ma la minaccia di Iv di un ribaltone in Parlamento, con la nascita di un nuovo governo, ha l’effetto non solo di veder schierato con il premier Alessandro Di Battista ma anche di di collocare il Pd – sia pur critico con il premier – su una linea più ‘governista’.

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