“Sono il primo che vorrebbe allentare le misure però per adesso dobbiamo ancora procedere così” perché “il rischio di contagio di ritorno o riesplosione dei focolai è molto concreto ed è la ragione che ci spinge ad adottare sì un allentamento delle misure ma con prudenza“. Queste le affermazioni sulle disposizioni del Dpcm da parte del premier Conte, che è tornato in Lombardia, per l’occasione a Lodi, per la prima tappa della sua seconda visita nella regione.
“Abbiamo fatto qualche passettino in avanti, per qualcuno non è sufficiente ma non possiamo fare di più” ha aggiunto il Consiglio Giuseppe Conte, che ha definito la decisione di istituire una zona rossa come una delle più grandi sfide “mai prese nel dopoguerra ad oggi” precisando che “non possiamo portare in zona rossa 45mila abitanti e disinteressarci poi delle conseguenze economiche e sociali“.
Il presidente del Consiglio ha inoltre sottolineato che i test saranno ‘importantissimi’ per la gestione e il monitoraggio della fase 2, sia quelli sierologici che i tamponi “man mano che diffonderemo questi test e che coinvolgeremo la popolazione, avremo un patrimonio informativo che ci consentirà di muoverci in questa seconda fase con maggior avvedutezza e sicurezza. Non possiamo permetterci di aver una situazione fuori controllo”
Per il premier “è questo il momento di agire con ragionevolezza, con prudenza“. La “strategia sanitaria” per la fase 2 prevede “un approccio anche più scientifico sul tracciamento dei contatti” che avverrà attraverso l’ormai “famosa app“. Applicazione criticata aspramente da alcuni e osannata da altri che specifica sarà su “base volontaria“, perché “non possiamo obbligare nessuno a scaricarla“.
Conte si è poi spostato in Emilia Romagna, a Piacenza, seconda tappa giornaliera, in una delle zone più martoriate dal Coronavirus. Ad accogliere il premier, il sindaco Patrizia Barbieri, il presidente della Regione Stefano Bonaccini e il prefetto Maurizio Falco. In serata concluderà il tour delle visite recandosi a Cremona.
Carlo Saccomando