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Crisi Governo, l’alternativa alle elezioni è un accordo M5S-Renzi

ROMA. Lo scenario più probabile, dopo la decisione di Matteo Salvini di staccare la spina al governo Conte, rimane quella delle elezioni anticipate. Si affaccia però, sullo sfondo, un’alternativa che, allineando alcuni interessi, potrebbe costituire un’opzione B in grado, evitando il voto a ottobre. Ed è appunto un accordo tra M5S e il Pd. O meglio i fedelissimi di Matteo Renzi in Parlamento che oggi sono ancora in larga parte espressione della ex maggioranza del partito di via delle Botteghe Oscure. Accordo che numericamente avrebbe tutte le carte in regola per garantire il prolungameto dell’attuale legislatura.

In effetti, non si può non notare la cautela di Matteo Renzi, che in queste ore sembra sostenere con forza la parlamentarizzazione della crisi, rifiutando ogni accelerazione salviniana verso le urne anticipate. In questo scenario, porzioni rilevanti dei gruppi parlamentari del Partito Democratico potrebbero avere l’interesse a posticipare elezioni in cui non solo il Pd probabilmente finirebbe nuovamente all’opposizione, ma in cui soprattutto le liste dei candidati del partito sarebbero messe a punto dal segretario Nicola Zingaretti. In poche parole, si potrebbe registrare una replica del 2011, quando Bersani inizialmente invocò le elezioni anticipate ma si convinse poi a sostenere il governo Monti caldeggiato dal presidente Napolitano

La soluzione parlamentare alla crisi potrebbe essere giustificata politicamente da Renzi come un “cordone sanitario” per contenere il pericolo di un Salvini al governo da solo, potenzialmente con una maggioranza schiacciante. Ciò che non fa gioco a Zingaretti (che infatti sostiene con forza la necessità di voto anticipato) potrebbe insomma far gioco a Renzi e a molti degli attuali deputati e senatori democratici.

Il segretario del Pd Luca Zingaretti

In quanto al Movimento Cinque Stelle, l’attuale rappresentanza parlamentare (323 tra deputati e senatori) verrebbe plausibilmente almeno dimezzata e gran parte degli eletti del Movimento avrebbe ben poche chance di rielezione. Non a caso, Di Maio ha messo immediatamente sul tavolo la questione del taglio dei parlamentari. Una misura che ha anche il pregio tattico di essere facilmente comunicabile, e molto coerente con il messaggio storico “anti-casta” del Movimento. Il sì definitivo alla riforma costituzionale che riduce i deputati a 400 e i senatori a 200 era stato calendarizzato per settembre. Ma attendere questo passaggio – anche anticipandolo ad agosto, come proposto ieri dal vicepremier Di Maio – potrebbe giocare a favore dell’accordo M5S-Pd, allungando i tempi di un appuntamento elettorale già molto “al limite” con le scadenze di politica economica di fine anno.

In caso di rapido scioglimento delle Camere, le date più probabili per elezioni anticipate sono tra il 20 ottobre e il 3 novembre, con una finestra temporale che renderebbe difficile approntare la legge di bilancio in tempo e favorirebbe un’ipotesi di esercizio provvisorio con tutte le conseguenze e i rischi del caso.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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