• CRONACHE

Dare concretezza alle grida di allarme delle donne in pericolo di vita

BOLOGNA. Come non si può dare ragione all’avvocato Marina Prosperi? Quante, troppe, volte abbiamo letto di donne, ragazze, che hanno segnalato, denunciato supplicando aiuti sistuzioni di grave pericolo o minacce nei loro confronti? E quante volte purtroppo abbiamo visto che le loro grida d’allarme inascoltate si sono poi tramutate in omicidi odiosi? Vergogna per tutti , istituzioni e chi avrebbe dovuto intervenire in modo fermo e definitivo, vergogna per tante vite spezzate.

“E’ necessario capire cosa non ha funzionato. Se non si procede a dare priorità a situazioni di gravità estrema, a una minaccia chiara di morte nei confronti di una donna, allora è inutile parlare di Codice rosso o di qualunque procedimento. Quando le cose vengono denunciate devono essere presi direttamente dei provvedimenti serissimi”. Lo ha detto l’avvocato Marina Prosperi, che assiste i familiari di Atika Gharib, la 32enne marocchina trovata morta martedì in un edificio abbandonato a Castello d’Argile, nel Bolognese. L’ex compagno, M’hamed Chamek, ora si trova in carcere ad Imperia, ed è accusato di omicidio, con l’aggravante del Codice rosso, il provvedimento per contrastare la violenza sulle donne, approvato l’8 agosto. Domani mattina l’uomo, assistito dall’avvocato Carlo Machirelli, affronterà davanti al giudice del Tribunale della cittadina ligure l’udienza di convalida del fermo. La Procura di Bologna ha chiesto il carcere.

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