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E’ scomparso a Roma l’archeologo Stefano Musco

ROMA. È morto Stefano Musco, illustre archeologo, funzionario di lunga carriera nella Soprintendenza statale di Roma. Aveva 66 anni. Fine studioso, amabile oratore, brillante divulgatore scientifico, dotato di un’ironia spassosa e intelligente. Negli uffici del Ministero dei beni culturali era considerato come «il grande esploratore della periferia di Roma, l’uomo del suburbio».

«L’archeologia riesce a restituire dignità storica alla periferia di Roma», era una frase che amava ripetere. Ci credeva fermamente. Se tanti colleghi e accademici puntavano su progetti nel centro storico di Roma, lui guardava alla periferia e al patrimonio diffuso che si nasconde nelle pieghe del suo territorio. Stefano Musco ha legato il suo nome all’antica città di Gabii, città che un tempo si spartiva la scena con la Roma arcaica delle origini, legata alla memoria dell’ultimo re Tarquinio il Superbo e del controverso figlio Sesto Tarquinio. E qui Musco è stato lo scopritore anche della Reggia dei Tarquini, dove la grande storia di Roma affonda le radici nel mito. L’ultima impresa che l’aveva coinvolto lo scorso giugno 2018 era stata l’incredibile scoperta della “tomba dell’Atleta” del IV secolo a.C. sulla Tiburtina, presso la località Case Rosse, durante i lavori per il raddoppio dell’acquedotto Castell’Arcione-Salone, quando la scavatrice svelò una camera funeraria intatta con sepolture e corredo. Ma nella sua carriera Musco ha inanellato una serie di scoperte eccezionali. Come la città latina di Collatia, situata lungo l’antica via Collatina, terra di principi e principesse in netta rivalità con la Roma delle origini, la Roma di Romolo. È stato Musco a identificare l’esatta estensione della città al di sotto della borgata La Rustica. E con la collega Anna De Santis, ha trovato la straordinaria necropoli della città. «È una grossa perdita, sia dal punto di vista umano, per un rapporto di amicizia e legame professionale ultratrentennale, sia per l’amministrazione dei Beni culturali – commenta Rossella Rea storica responsabile del Colosseo – Stefano era un ottimo archeologo, che si è occupato con dedizione del suburbio, della zona di Gabi, e ha fatto moltissimo per la valorizzazione di questo patrimonio. È una perdita che si farà sentire molto in questo ministero».

«Un archeologo militante che ha formato frotte di giovani archeologi, facendo di Gabii una palestra di studi con università italiane e straniere – racconta Mariarosaria Barbera, già soprintendente di Roma e direttrice del parco archeologico di Ostia Antica – Un uomo raffinato e preparato che gli studi non hanno allontanato dalla vita vera, dalle amicizie e dagli amori. Un collega di polso nei rapporti con il territorio, che ha contribuito a ricostruire la storia del suburbium percorrendo le periferie orientali della capitale. Si è dedicato con amore al parco di Gabii e ne ha estratto e reso pubblica la conoscenza della Roma arcaica». «Tra i tanti ricordi che conservo di Stefano per tutti gli anni di lavoro vissuti stanza a stanza voglio invece ricordare il ragazzo che preferiva sempre parlare di calcio e di quando giocava a pallone con il fratello da ragazzetti – ricorda Rita Paris, storica direttrice del parco dell’Appia Antica – Archeologo e studioso ma sempre pronto all’evasione almeno fino a quando il dolore non è entrato con forza nella sua vita». «È venuto a mancare un collega ma soprattutto un caro amico – aggiunge l’archeologa Anna De Santis – Ci conoscevamo dai tempi dell’università poi in Soprintendenza abbiamo condiviso alcuni importanti progetti come lo scavo della necropoli di La Rustica/Collatia. Stefano era una persona di grande intelligenza e cultura mai ostentate e soprattutto capace di una sottile ironia che rendeva estremamente piacevole lavorare con lui. Sentiremo molto la sua mancanza». «Stefano Musco è stato per decenni il tessitore della tutela archeologica della Capitale fuori dalle Mura Aureliane – riflette il soprintendente di Roma Francesco Prosperetti che ha dato la notizia della scomparsa – Tra i pochi archeologi ad avere una visione complessiva del territorio dell’antica Roma, che era perfino più grande dell’attuale. Chi oggi si reca a Gabii grazie a Stefano ha l’opportunità di vedere come era Roma prima di Roma. Un grande progetto che la Soprintendenza intende portare avanti in suo nome». I funerali si sono svolti stamattina nella chiesa dei Sette Santi Fondatori a piazza Salerno.

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