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Erdogan perde il sorriso, la Russia è al fianco delle truppe siriane

DAMASCO. La notizia non ha certo rasserenato l’arrogante sultano di Ankara convinto di avere lui le carte in mano e dirigere il tavolo del gioco. Solo ieri, infatti, un raggiante Erdogan annunciava che l’esercito turco aveva ucciso 500 combattenti fra volontari e Leonesse curde dell’YPG, rimarcando la volontà di chiudere i conti una volta per tutte con i curdi. Di oggi la notizia che Vladimir Putin scende in campo e frena l’offensiva della Turchia di Erdogan nel nord della Siria. Da martedì pomeriggio l’esercito del presidente Bashar al Assad ha il “totale controllo” di Manbij, località strategica a ovest del fiume Eufrate, alle cui porte scalpitavano le milizie arabe filo-Ankara. La loro avanzata è stata bloccata sul nascere dall’arrivo delle truppe di Damasco, dopo che la Coalizione internazionale anti-Isis a guida Usa aveva ufficializzato il suo ritiro, e dallo schieramento della ‘polizia militare’ russa come forza d’interposizione sul perimetro della città, “lungo la linea di contatto tra gli eserciti siriano e turco”.

Un intervento che segna il primo vero stop all’incursione turca, nel settimo giorno dell’operazione militare ‘Fonte di pace’. Anche Kobane sembra ormai fuori portata, con i soldati di Assad scortati dai russi pronti a occupare anche lì il posto lasciato vacante dagli americani. l presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto a quello americano Donald Trump che Ankara “non dichiarerà mai un cessate il fuoco nel nordest della Siria”, secondo quanto riferisce la tv turca Ntv, aggiungendo che Erdogan ha affermato di “non essere preoccupato” per le sanzioni Usa per l’offensiva. Parlando con giornalisti in aereo mentre rientrava da Baku il presidente ha aggiunto che l’ingresso delle truppe siriane a Manbij “non è un fatto negativo”, a patto che “i militanti” della zona siano estromessi. La buona stella pare avere abbandonato il sultano di Ankara e le cannonate e gli AK-47 dei russi sono molto più efficaci dei moniti della Casa Bianca e delle candeline della Ue e dell’Onu.

Giuseppe Muri

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