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Frattura da stress, quali sono le cause e come trattarla

Le fratture da stress sono delle piccole fratture incomplete delle ossa che si verificano non a causa di uno specifico trauma (come una caduta), ma più a sollecitazioni e sovraccarichi ripetuti. Sembra sia una problematica che interessa circa il 10-20% della popolazione sportiva, ma si tratta di statistiche non molto precise, perché spesso non viene eseguita una corretta diagnosi, anzi, sovente questa viene sottovalutata.

In genere questo tipo di frattura si sviluppa quando si esercita ripetutamente un carico di peso che supera la capacità di muscoli di supporto e tendini di assorbire lo stress ed ammortizzare le ossa. Le fratture da stress possono colpire tutte le ossa del corpo umano, ma nella maggior parte dei casi queste interessano soprattutto: il bacino, la tibia, il femore, gli arti inferiori e, in particolare, le ossa centrali del piede (metatarsali).

Fondamentale è riconoscere una frattura da stress da altre patologie, in modo da poter adottare i trattamenti e le cure più adeguate per un buon recupero della zona interessata.

Quali sono le cause ed i soggetti più a rischio?

Le fratture da stress si possono manifestare per diverse cause: allenamenti troppo intensi, aumento improvviso del carico di allenamento, peso corporeo eccessivo, muscoli fortemente contratti, l’utilizzo di calzature non adeguate o usurate, età avanzata, osteoporosi e trattamenti farmacologici.

Per quanto riguarda invece i soggetti più colpiti da tali fratture, le ricerche affermerebbero che i soggetti sportivi sono quelli più a rischio. E, in genere, si riscontrano fratture da stress: agli arti inferiori per i podisti, i corridori, i saltatori ed i ballerini (nel 60-70% dei casi si parla di “fratture da marcia”, dovute da errori legati in particolare all’intensità dell’allenamento); a livello vertebrale nei giocatori di bowling e nei ginnasti; alle estremità superiori per nuotatori, vogatori e giocatori di sport che prevedono l’utilizzo di una racchetta (come i tennisti).

Inoltre gli esperti sostengono risultare prevalentemente a rischio anche:

  •  Le donne che eseguono dei pesanti allenamenti senza l’accompagnamento di una dieta equilibrata, talvolta con eventuale interruzione delle mestruazioni (amenorrea) e con lo sviluppo di osteoporosi, una condizione nota infatti come “triade delle atlete”, ovvero: disturbi dell’alimentazione, amenorrea e osteoporosi;
  • I soggetti non allenati, i quali sembrano disporre di un deficit muscolare degli arti inferiori.
frattura

Quali sono i sintomi e gli esami specifici della frattura da stress?

In genere il dolore è il disturbo principale e, nelle fasi iniziali, questo tende a scomparire a riposo e ad aumentare con l’attività, fino ad arrivare al punto in cui l’individuo è costretto a fermarsi completamente. In alcuni casi potrebbe anche verificarsi del gonfiore o del rossore nelle zone vicine al punto doloroso.

Non vi sono dei test specifici che possono confermare la sicurezza di trovarsi di fronte ad una frattura da stress, ma attraverso un’anamnesi accurata ed un attento esame fisico si dovrebbe essere in grado di sospettare una frattura da stress.

In alcuni casi però è necessario approfondire con una radiografia della zona interessata, la quale, nonostante la sua bassa sensibilità, potrebbe evidenziare fratture midollari o corticali, sclerosi e neoformazione ossee; anche se nelle prime fasi la radiografia potrebbe dare dei falsi negativi, non riuscendo ad individuare l’area lesa.

Altri esami di approfondimento utilizzati sono la scintigrafia ossea, spesso usata in fase iniziale nelle fratture da stress, anch’essa potrebbe presentare una percentuale di falsi negativi che varia dal 15% al 25%; la risonanza magnetica (RM) o, ancora meglio, la tomografia computerizzata (TC), che riesce ad individuare anche fratture da stress in aree molto piccole.

Conclusioni

In genere il trattamento di una frattura da stress prevede del semplice riposo, per un periodo di tempo variabile a seconda della zona interessata, e va associato ad esercizi muscolari con e senza carico per inibire il decadimento del tono muscolare.

Solo in alcuni casi il trattamento è chirurgico, raccomandato in genere nelle fratture da stress che non riescono a guarire o che tendono a recidivare, come nei casi di spostamento (ad esempio per il collo del femore). Inoltre fratture da stress più gravi prevedono l’ausilio di gessi o tutori fino ad un massimo di 6-8 settimane.

La parte interessata non dovrebbe supportare pesi per almeno 6-12 settimane, a seconda della gravità, dopodiché l’individuo potrà svolgere delle attività di rinforzo per il ritorno all’attività sportiva.

Ad ogni modo il trattamento delle fratture da stress, così come l’assunzione di farmaci antinfiammatori ed eventuali terapie fisiche, dipendono dal tipo di frattura e dalla localizzazione di questa.

Qualora non si avessero contatti con un medico sportivo, una volta sospetta una frattura da stress sarebbe opportuno rivolgersi ad un fisioterapista, in modo da tornare alle proprie attività senza conseguenze a lungo termine.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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