• CRONACHE

GranoSalus: “In Africa vogliono il nostro grano e non quello canadese”

Mentre in Italia continuano ad arrivare le navi cariche di grano estero (soprattutto canadese) scopriamo che i Paesi del Nord Africa tengono alla salute dei propri cittadini più di quanto l’Unione Europea tenga alla salute degli europei. Per preparare il cus cus in questi Paesi non vogliono nemmeno sentir parlare di grano contaminati con glifosato e micosottine: vogliono e importano grano duro pugliese e siciliano… E’ noto che in tanti Paesi del Nord Africa il cus cus, se non è ovunque il piatto nazionale, è di certo un cibo, a base di cereali, molto diffuso.

Ebbene, cosa andiamo a scoprire? Che mentre l’Italia, per produrre la pasta industriale, continua a importare grano duro dal Canada e dall’Ucraina, in Nord Africa non vogliono nemmeno sentire parlare di grano duro pieno di glifosato e micotossine DON, così importano il grano uro siciliano e pugliese – che non contiene questi contaminanti – e si mettono il classico ferro dietro la porta! Sono le follie della globalizzazione dell’economia. O – nel caso dell’Unione Europea – gli interessi delle multinazionali, che per avere mano libera in Canada (cioè per fare affari in questo Paese) sta imponendo il grano duro canadese ai 27 Paesi dell’Unione con il CETA. Insomma: follie della globalizzazione fino a un certo punto. Meglio, in questo caso, parlare di interessi. Il Canada, ogni anno, produce circa 4 milioni di tonnellate di grano duro nelle aree fredde e umide.


E’ un grano duro fatto maturare artificialmente con il glifosato, il più noto e più diffuso diserbante del mondo usato, in questo, in modo improprio.
Il risultato è che questo grano duro canadese coltivato nelle aree fredde e umide contiene glifosato e Micotossine DON (un veleno prodotto dai funghi che, nelle zone umide, attaccano il grano). La ‘qualità’ di questo grano duro coltivato nelle aree umide del Canada.
Ebbene, mentre la ‘Grande’ Unione Europea continua a propinare ai propri cittadini il grano duro canadese ‘impreziosito’ da glifosato e Micotossine DON, gli abitanti del Nord Africa – come si legge in un’inchiesta sul sito di GranoSalus(che, lo ricordiamo, da qualche settimana, in forza di un accordo, lavora insieme su alcuni progetti di difesa dei consumatori con l’editore di questo sito – per il loro Cus cus utilizzano solo grano duro siciliano, pugliese e, in generale, grano duro prodotto nel Sud Italia!
Della serie, voi europei avvelenatevi pure, noi, in Nord Africa, vogliamo il grano duro buono! “A Manfredonia – leggiamo nell’inchiesta di GranoSalus – procede il via vai di navi.

La nave proveniente dalla Russia, Petrobulk, che ha già scaricato grano russo o kazako destinato a Moderne Semolerie Italiane Spa con sede in Foggia, è ripartita per Varna. Adesso una nuova nave sta caricando il nostro ‘granosalus’ (cioè il grano duro prodotto in Puglia ndr) per portarlo in Tunisia. Insomma, l’attitudine degli operatori del commercio – in questo folle mondo globale – sembrerebbe quella d’importare grano tossico da far mangiare ai consumatori italiani ed esportare grano sano nel Nord Africa per il cuscus. Chi sono allora i veri africani? Per la speculazione siamo tutti africani!”. “Nessuna vena di razzismo – leggiamo sempre nell’articolo di GranoSalus – profondo rispetto per le popolazioni africane. Il rispetto è un valore cristiano e noi cerchiamo sempre di praticare diligentemente quelle ‘buone maniere’ delle quali il mondo oggi non sembra più capace. E’ evidente che gli africani pretendono garanzie per potersi alimentare adeguatamente con le semole di grano duro ed hanno un sistema di controlli che funziona più del nostro. Forse dovremmo mangiare il loro cuscus per essere più al sicuro?”.


Ricordiamo, per la cronaca, che recentemente GranoSalus e I Nuovi Vespri hanno vinto una battaglia legale conto Aidepi (sigla che sta per Associazione delle industrie del dolce e della pasta), Barilla G & R Fratelli spa, Fratelli De Cecco di Filippo Fara S. Martino spa, F. Divella spa, La Molisana spa e pastificio Lucio Garofalo). Per la seconda volta il Tribunale di Roma ha dato ragione a GranoSalus e a I Nuovi Vespri: le analisi su otto marche di pasta industriale sono corrette e gli articoli riportati dai due siti non ledono i diritti degli industriali: sono solo corretta informazione in favore dei cittadini. Per la cronaca, gli industriali sono stati condannati al pagamento delle spese. Una grande vittoria del Sud Italia e, soprattutto di Puglia e Sicilia, dove si concentra la produzione del grano duro italiano. Eppure le navi cariche di grano duro estero continuano ad arrivare in Italia. Inutile chiedere a un Governo nazionale ‘prono’ agli interessi dell’Unione Europea dell’euro e, adesso, anche del CETA (e quindi al servizio delle multinazionali), di bloccare questa follia. A questo punto dovrebbero essere le Regioni e i Comuni a imporre controlli sanitari serrati sul grano che arriva con queste navi.

Ma questo, fino ad oggi, non è avvenuto. In Sicilia i sindaci di Palermo, di Catania e di Pozzallo – i tre porti della Sicilia dove arrivano le navi cariche di grano estero – potrebbero intervenire. Ma fino ad ora non ricordiamo interventi, da parte di questi tre sindaci, sulle navi cariche di grano che arrivano nei porti di queste tre città siciliane a tutela dei cittadini. Nell’inchiesta di GranoSalus si sottolinea che, se nel Nord Africa il Cus cus è il piatto nazionale, in Italia il piatto nazionale è la pasta. “Il problema è dunque italiano – leggiamo sempre nell’approfondimento -. Le norme ci sono ma non si rispettano. E fa specie come nei Paesi del terzo mondo tutelino la salute dei propri cittadini molto più di quanto non faccia la civile Europa. Ne è prova la richiesta dei nostri grani di qualità, non già di quelli canadesi. Mentre in Europa i limiti artificiali dei residui servono solo alle speculazioni degli industriali per far sì che dall’estero possa arrivare grano contaminato, a basso prezzo”.


E per far sì, aggiungiamo noi, che la pasta prodotta con grano duro estero arrivi poi sulle tavole degli italiani. E anche sulle tavole dei consumatori di mezzo mondo! “Da noi esiste un divieto sul glifosate (o glifosato ndr) – picchia duro GranoSalus – ma le navi canadesi piene di glifosate stanno aumentando anziché diminuire. Il motivo? Semplice. L’iper produzione del raccolto del 2016 è in offerta speciale. E siccome è crollata la domanda di grano canadese di bassa qualità, i nostri operatori in Puglia fanno incetta, senza curarsi dei residui di DON, Glifosate e Cadmio. Per loro basta il prezzo! Un Ministero della Salute efficiente che avesse a cuore le sorti dei consumatori avrebbe dovuto emanare subito un provvedimento di blocco delle importazioni. Ma si sa siamo in Italia costretti a convivere con un paradosso: il glifosate non si controlla proprio! Per volontà divina confindustriale…La pressione di queste lobby è tale per cui il Ministero ha le mani legate”. Intanto dal Tavoliere di Foggia, nei prossimi giorni, partirà una nave di grano pugliese con destinazione Tunisi.“I camion – leggiamo sempre sul sito di GranoSalus – fanno già la spola per caricare in tre giorni 150 mila quintali di grano pugliese ”. A questo punto, il paradosso: mentre nel Sud Italia, anche quest’anno, il prezzo del grano duro si mantiene basso (da 18 a 20 euro per quintale di prodotto), scopriamo che i Paesi del Nord Africa sono disposti a pagare il nostro grano duro ad un prezzo maggiore:
“Il terzo mondo – scrive GranoSalus – ci riconosce un prezzo maggiore (oltre 24 euro a quintale dovrebbe essere il prezzo che Casillo spunterà su questa nave, senza presentare fattura in Commissione prezzi!) rispetto a quello locale, mentre quello straniero arriva in Italia a prezzi stracciati, per via dei contaminanti presenti, e determina il prezzo (basso) del nostro prodotto locale. Lo riconoscono ormai anche i giudici nelle ordinanze. La speculazione è dunque doppia: in entrata e in uscita”.

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Norbert Ciuccariello

Classe 1976, fondatore del quotidiano web nazionale il Valore Italiano e del quotidiano locale Torino Top News. Oltre a ricoprire l'incarico di editore e giornalista pubblicista è un imprenditore impegnato nel settore della moda e della contabilità.

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