“Ho incontrato tre volte a Milano Silvio Berlusconi mentre ero latitane“. Queste le affermazioni sconcertanti del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, già condannato all’ergastolo, deponendo in videoconferenza nel processo “‘ndrangheta stragista“, in cui è imputato, in corso di svolgimento a Reggio Calabria.
Graviano, in veste di imputato, sta rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Secondo le sue dichiarazioni si evince che l’ultimo incontro con il leader di Forza Italia sia avvenuto nel dicembre del 1993, pochi giorni prima dell’arresto del boss allora latitante e della discesa in campo del futuro premier. In quell’occasione i due avrebbero cenato insieme in un appartamento a Milano 3.
Secondo la ricostruzione fornita dal ‘padrino’ il Cavaliere avrebbe intrattenuto rapporti economici con suo nonno, con Totuccio Contorno, uno dei primi pentiti di Cosa nostra e con altri palermitani, al fine di investire tale denaro “nell’edilizia al nord”. Nello specifico a quanto riferito da Graviano suo nonno aveva investito in modo occulto venti miliardi di lire nelle società dell’imprenditore di Arcore, e in seguito quegli investimenti sarebbero stati ereditati da lui e dal cugino Salvatore Graviano.
Durante l’udienza quando il pm gli contesta le intercettazioni del 19 gennaio 2016, in cui conversando con il boss Umberto Adinolfi, disse la frase ‘Berlusconi prese le distanze e fece il traditore‘, il boss continua a definire Berlusconi un traditore in quanto “quando si parlò della riforma del Codice penale e si parlava di abolizione dell’ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose”. Inoltre Graviano definisce ‘anomalo’ il suo arresto del gennaio 1994, inseme a quello del fratello Filippo.
Le affermazioni di Graviano hanno provocato l’immediata reazione del legale di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini: “Le dichiarazioni rese quest’oggi da Giuseppe Graviano – ha dichiarato l’avvocato nonché senatore nelle fila di Forza Italia- sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie. Si osservi che Graviano nega ogni sua responsabilità pur a fronte di molteplici sentenze passate in giudicato che lo hanno condannato a plurimi ergastoli per gravissimi delitti. Ovviamente saranno esperite tutte le azioni del caso avanti l’autorità giudiziaria“.
Carlo Saccomando