Dopo due giorni di duri scontri tra le diverse anime del governo giallorosso, oltre che tra governo e opposizione, ieri sera il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che in sostanza sancisce il salvataggio della Banca Popolare di Bari: si tratta dello stanziamento di circa 900 milioni per Invitalia perché finanzi il Microcredito centrale e gli consenta di acquisire quote della banca.
Il Cdm ha stabilito che “il decreto dispone il potenziamento delle capacità patrimoniali e finanziarie della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale (Mcc) fino a un massimo di 900 milioni di euro, per consentire alla stessa di operare quale banca di investimento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese italiane.”
La decisione è arrivata in tempi brevi, grazie alla forte volontà del premier Giuseppe Conte che ha deciso di riconvocare domenica sera i ministri al fine di trovare un accordo per l’approvazione di quel decreto che venerdì notte era stato stoppato da Luigi Di Maio e Matteo Renzi. La riunione è durata novanta minuti. Conte ha assicurato che non saranno fatti sconti ai responsabili ed ha aggiunto che chiederà di essere aggiornato sulle azioni di responsabilità, che spetteranno alla Banca e alla magistratura, non al governo.
Nei prossimi giorni saranno definiti i termini del piano industriale per il rilancio dai commissari della banca, Mediocredito centrale e Fondo mcc e il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), che interverrà con sue risorse.
“Il governo è al fianco dei risparmiatori e dei dipendenti della banca”, ha dichiarato al termine del Cdm il ministro Roberto Gualtieri. Più cauto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, che avverte: ” È a rischio il tessuto economico della città e della Regione.” Mentre il governatore pugliese Michele Emiliano si dice pronto a intervenire nell’operazione con risorse della Regione.
Secondo alcune fonti, dei 900 milioni stanziati per il 2020 dal governo (da risorse del ministero dell’Economia), alla Popolare di Bari potrebbero servirne 500 e altri 400 potrebbero essere impiegati per rafforzare altre banche del Sud o sostenere imprese come ad esempio l’Ilva.
Carlo Saccomando