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“Il nome della Rosa” in tv, Turturro tra i misteri di Eco

ROMA. Arriva il 4 marzo in prima mondiale su Rai 1 Il nome della Rosa con John Turturro e Rupert Everett, adattamento per la tv del romanzo di Umberto Eco. La serie, una co-produzione 11 marzo Film, Palomar con Tele Munchen Group in collaborazione con RaiFiction, sarà trasmessa anche negli Stati Uniti e in Canada. Otto le puntate suddivise in quattro prime serate tv. Completano il cast Michael Emerson, Damian Hardung, Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi, Greta Scarano, Roberto Herlitzka.

Dunque, a più di trent’anni dal film con Sean Connery, il bestseller di Umberto Eco (Bompiani) che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo ritorna in una serie evento su Rai1, sotto il benestare della famiglia dello scrittore alessandrino che lo aveva letto la prima stesura della sceneggiatura di Andrea Porporati. A dirigere questo complesso thriller storico, ambientato nel 1327 in una misteriosa abbazia benedettina custode di molti segreti e teatro di feroci delitti, è stato chiamato il regista Giacomo Battiato, mentre John Turturro presta il volto al protagonista, il monaco Guglielmo Baskerville, uomo di grande intelligenza e capacità di osservazione che rappresenta l’Ordine francescano minacciato dal Papa Giovanni XXII.

L’attore statunitense non aveva mai letto il best seller mondiale di Umberto Eco o visto il film del 1986 quando fu contattato per prendere parte al nuovo adattamento televisivo. Dopo aver letto il romanzo, ha accettato in modo entusiastico: “E’ un grandissimo romanzo che è riuscito a conquistarmi dalla prima all’ultima pagina. Ho scoperto un mondo straordinario. Il libro racconta un mondo che ha elementi estremamente attuali; è stata una grandissima esperienza. Sono rimasto commosso dalla riuscita e della grandiosità del progetto. Non ho mai visto il film con Connery anche per non farmi influenzare”.

Turturro figura anche come co-sceneggiatore: “Mi interessava che in questo progetto, nella sceneggiatura, nella serie, fosse inserito quanto più Eco possibile. Era importante mettere il modo di pensare, di scoprire le cose del mio personaggio, l’aspetto della filosofia, insieme alla religione, alla scienza. Tutti questi elementi sono estremamente interessanti nel libro e a mio parere dovevano entrare nella sceneggiatura”. E a proposito del suo personaggio ha aggiunto: “Mi interessavano il suo processo mentale, le sue idee, cioè il fatto che il sapere, la conoscenza rappresentassero una protezione dal potere. E’ la visione che il regista Battiato ha condiviso con me”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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