Non bada alla diplomazia e alle mezze misure la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, che pretende ci sia una vendetta nei confronti degli Stati Uniti dopo l’uccisione del generale Qassam Soleimani, del leader delle Pmu Forze di Mobilitazione Popolare) Abu Mahdi Al-Muhandi e di quattro quattro guardie rivoluzionarie.
Il massimo esponente della religione sciita vuole che le forze iraniane conducano in prima persona “un attacco diretto e proporzionato agli interessi americani“. Lo ha scritto il “New York Times” citando tre fonti iraniane presenti ad un incontro del Consiglio per la sicurezza nazionale dove Khameni ha dettato la linea. Si tratta di una strategia inusuale per la leadership iraniana: è noto che dalla Rivoluzione islamica del 1979 Teheran ha quasi sempre agito nascondersi dietro le azioni degli alleati coltivati nella regione.
Intanto, come per le mobilitazioni dei giorni scorsi a Teheran, una folla immensa si è radunata a Kerman, città d’origine di Soleimani, per la sepoltura dell’ex comandante delle forze di Quds.
Per di più l’Iraq non ha gradito l’immobilismo dell’Onu sulla vicenda. Per questo motivo lunedì il governo, con la collaborazione dell’ambasciatore iracheno alle Nazioni Unite, ha inviato una lettera al Consiglio di Sicurezza nel quale si chiede una presa di posizione nel quale si condanni il raid di venerdì scorso all’aeroporto di Baghdad, tutto ciò affinché “la legge della giungla” non domini le relazioni internazionali.
Nella missiva si legge: “L’operazione americana rappresenta una aggressione contro il popolo e il governo dell’Iraq, una violazione flagrante delle condizioni legate alla presenza delle forze americane in Iraq e una escalation pericolosa che potrebbe condurre ad una guerra devastatrice in Iraq, nella regione e nel mondo”. Baghdad chiede inoltre al Consiglio di “adempiere alle sue responsabilità e di vigilare in modo tale che siano chiamati a rispondere coloro che commettono tali violazioni, che non violano solo i diritti umani ma anche il diritto internazionale, facendo prevalere la legge della giungla in seno alla comunità internazionale”.
Carlo Saccomando