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L’eredità di Marco Polo nel testamento esposto al Mao di Torino

TORINO. Studiato e restaurato il testamento, risalente al 1324, del viaggiatore più conosciuto della storia, il veneziano Marco Polo. Il lavoro è stato promosso dall’associazione “Scrinium”, specializzata in cloni di documenti antichi, e dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, in cui è custodita la preziosa pergamena. In totale sono 185 i cloni riprodotti, per un valore di 5mila euro l’uno, già tutti venduti nel mondo. Il primo di questi, frutto di tre anni di lavoro, è esposto fino al 14 settembre al Mao, il Museo di Arte Orientale di Torino. «Un documento intimo e pieno di storia, che lega per sempre la storia italiana all’Oriente e alla Cina», ha commentato la ricercatrice Tiziana Plebani. Ciò che è emerso è davvero interessante. Marco Polo era miliardario, eclettico, generoso, e femminista, tanto che alla sua morte decise, contrariamente al costume dell’epoca, di lasciare i suoi beni, oltre che a numerose chiese per conquistarsi un felice aldilà, solo alle donne di casa.

testamento marco polo

Tra gli oggetti c’erano beni di ogni natura, merci esotiche giunte, attraverso i viaggi, dall’Oriente, ma anche bottoni di ambra, stoffe in oro, drappi di seta, e una “zoia” in oro con pietre e perle del valore di “14 lire di danari grossi”. La pergamena è stata ritrovata all’interno del codice marciano Lat. V, 58-59, che raccoglie, inoltre, i testamenti del padre Niccolò e dello zio Matteo, compagni di viaggio alla corte di Kublai Khan nel 1271. Il testamento, così prestigioso, è stato conteso dal mondo accademico per anni, fino a quando, nel 2016, il ministero dei Beni Culturali, la Biblioteca Nazionale Marciana, e Scrinium hanno progettato di realizzare un clone, in quanto i rischi di usura dell’originale erano molto gravi.

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