La senatrice Liliana Segre, dopo quasi un mese di silenzio, ha rotto gli indugi e ha deciso di rilasciare un’intervista al Corriere della Sera, pubblicata nell’edizione odierna. La donna, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau dove fu deportata alla tenera età di 13 anni, ha raccontato di come sia cambiata la sua vita in pochi mesi “Se a quasi 90 anni finisci bersagliata da insulti e sotto scorta, credo sia normale chiedersi ‘ma chi me l’ha fatto fare. Alla mia età mi trovo a condurre un’esistenza che non avrei mai immaginato“.
Queste le prime parole della senatrice a vita, che nonostante si senta esausta a causa della sovraesposizione mediatica dell’ultimo periodo, in merito alla possibilità di diventare presidente della Commissione contro l’odio afferma: “Se me la propongono, sono dell’idea di dire sì. Sono stata in dubbio e certo il calendario degli anni non va indietro. Ma io credo in questa Commissione, dunque spero di reggere“.
E sul suo incontro con Salvini, spiega, “abbiamo scelto la riservatezza per evitare strumentalizzazioni politiche“. Inoltre ha colto l’occasione per esprimere pubblicamente solidarietà nei confronti del leader leghista e di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, anch’essi bersagliati da alcuni atti di odio “Sarò un’illusa, ma continuo ad auspicare che tutti si uniscano in un impegno bipartisan per prevenire le epidemie dell’odio. Io ho sperimentato i danni che possono produrre“
E in riferimento ai casi sulle cittadinanze onorarie di Sesto San Giovanni e Biella, evidenzia come: “Avere creato imbarazzo a quelle giunte mi dispiace. Il caso di Biella è stato però l’occasione di ricevere un fiore raro come il gesto di Ezio Greggio, che è molto più di una cittadinanza“.
Carlo Saccomando