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Lunedì nero per Piazza Affari, -11% e Dow Jones -7,53%

Prosegue il crollo di Piazza Affari, che ondeggia attorno ai minimi di giornata con l’indice Ftse Mib in calo di oltre l’11%. Nuova raffica di sospensioni a Milano, dove tra i titoli principali i peggiori sono Saipem, Tenaris ed Eni in crollo di circa il 20% in scia con il petrolio.

Sotto pressione i titoli di Stato italiani: lo spread con la Germania a quota 217 e rendimento del Btp decennale che sale di oltre 20 punti base. Molto male anche le Borse di Londra, Parigi e Francoforte, che perdono oltre il 7%.

Wall Street in forte calo

Wall Street riapre gli scambi e si conferma in forte calo: il Dow Jones perde il 7,53% a 23.920,31 punti, il Nasdaq cede il 7,17% a 7.963,52 punti, lo S&P 500 lascia sul terreno il 7,22% a 2.757,77 punti. La sospensione temporanea degli scambi a Wall Street è stata la prima dal dicembre 2008.

Alla ripresa degli scambi il Dow Jones è arrivato a perdere il 7,8%, ovvero oltre 2.000 punti. Le regole del Nyse prevedono che la prossima sospensione degli scambi scatti nel caso di perdite sullo S&P 500 del 13%. Se il calo dello S&P 500 dovesse raggiungere il 20% Wall Street chiuderebbe: la norma vale per gli ultimi 35 minuti di scambi. Finora non sono mai state registrate sospensioni per i limiti del 13% e del 20%.

Piazza affari -11%

Tonfo per tutte le Borse mondiali

Cocktail micidiale per le Borse di tutto il mondo. Da una parte l’emergenza Coronavirus che non risparmia più nessun Paese con un boom di contagi in Europa e, dall’altra, la caduta del petrolio dopo il mancato accordo all’Opec+ con l’Arabia Saudita che, sfidando la Russia, ha deciso di aumentare la produzione e di tagliare i prezzi. In difficoltà interi stati come la Nigeria, il Venezuela e l’Iraq, le cui finanze pubbliche sono fortemente dipendenti dai proventi delle vendite petrolifere.

Crolla il petrolio, si impennano le quotazioni dell’oro: 1.700 dollari l’oncia

Il greggio accusa il peggior crollo dalla guerra del Golfo del 1991, mentre i rendimenti dei titoli di Stato americani crollano con la fuga ai beni rifugio con le quotazioni dell’oro che salgono a 1.700 dollari l’oncia, ai massimi dal 2012.

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