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Milan, il giorno della rivoluzione: Gattuso e Leo ai saluti

In casa rossonera è l’ennesimo ribaltone dello staff tecnico nel giro di cinque anni. Gennaro Gattuso ha rilasciato un’intervista esclusiva a Repubblica nella quale ha dichiarato che: “Decidere di lasciare la panchina del Milan non è semplice ma è una decisione che dovevo prendere. Non c’è stato un momento preciso in cui l’ho maturata: è stata la somma di questi diciotto mesi da allenatore di una squadra che per me non sarà mai come le altre. Mesi che ho vissuto con grande passione, mesi indimenticabili. La mia è una scelta sofferta, ma ponderata“.

L’ormai ex tecnico rossonero lascerà l’incarico senza sbattere la porta e senza pretese economiche, un gesto da vero signore: difatti non chiederà alcun indennizzo per gli ulteriori due anni di contratto che lo legano al club “perché la mia storia col Milan non potrà mai essere una questione di soldi“. Parole che inorgogliscono tifosi rossoneri e sportivi di tutta Italia che hanno tributato grandi parole di stima per l’allenatore. L’unica richiesta è al suo staff venga almeno riconosciuta una buonauscita.

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Il presidente Scaroni a fianco di Ivan Gazidis.

Rino paga lo scotto di aver guidato una rosa nel complesso non all’altezza di raggiungere le zone alte della classifica, incapace di assimilare del tutto lo stile di gioco adottato dal tecnico, falcidiata dai numerosi infortuni e sopratutto che ha visto vivere momenti di crisi da alcuni giocatori che erano stati ingaggiati per risollevare le sorti del team. Sopra a tutti citiamo il “caso Higuain“. Ma non vanno dimenticate la crisi in fase realizzativa che hanno toccato in diverse fasi della stagione giocatori offensivi quali Suso, Çalhanoğlu, Borini, Cutrone, Castillejo, Paquetà (quest’ultimo meno responsabile di tutti), e per non parlare della sterilità realizzativa dei centrocampisti, con il solo Kessié capace di realizzare 7 reti di cui 2 nell’ultima gara e dei litigi, alcuni avvenuti in maniera plateale, tra compagni di squadra.

Oltre al tecnico, a pagare lo scotto della mancata qualificazione alla Champions League, e alcuni acquisti discutibili, sarà Leonardo, al quale viene imputato l’errato acquisto di Gonzalo Higuain e le visioni divergenti con l’amministratore delegato Gazidis. Gattuso in parte ha difeso l’operato dell’amico e collega Leo, oltre che quello della società, affermando che certe operazioni come Laxalt e Castillejo sono state fatte perché il Milan vantava dei crediti nei confronti di Genoa e Villareal, per cui al posto dei soldi ci si è dovuti accontentare di due giocatori che in altre circostanze non sarebbero stati ingaggiati.

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Leonardo e Paolo Maldini

L’unico che potrebbe rimanere nello staff dirigenziale è un’altra bandiera, Paolo Maldini, che valuterà l’offerta della società e che gode di grande stima da parte delle alte sfere dirigenziali.

Che ne sarà di questo nuovo corso? Chi sarà il nuovo tecnico e chi verrà scelto come direttore sportivo del nuovo corso firmato Gazidis ed Elliot? Domande alle quale è complicato rispondere oggi. L’unica cosa certa è che la squadra di Gattuso ha realizzato il punteggio migliore dalla stagione 2013/2014 e che per un solo punto non è riuscito a raggiungere la qualificazione in Coppa dei Campioni.

Chapeau ad un vero milanista che ha contribuito in maniera rilevante alla storia di questo club. L’augurio è che non si tratti di un definitivo addio, ma di un arrivederci. Perché un vero milanista, quale è Rino, meriterebbe una seconda chance in tempi più maturi sia per lui, che sa di dover crescere in alcuni aspetti tattici, sia per il club, che è ancora in una fase di assestamento dopo il passaggio al fondo di investimento americano della scorsa estate.

E pensare che proprio il 28 maggio del 2003 il Milan fu capace di vincere la sua sesta Coppa dei Campioni contro la Juventus, nella finale disputata all’Old Trafford di Manchester. Che questa data, come in passato, possa essere di buon auspicio per i colori rossoneri.

Carlo Saccomando

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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