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Napoli, a Nanni Loy dedicata l’area antistante l’Accademia delle Belle Arti

NAPOLI. Uno dei grandi in assoluto con una carriera che ha lasciato un segno profondo nella storia del cinema, del fare regia e del raccontare l’ Italia con tutti suoi chiaroscuri. In occasione delle celebrazioni delle Quattro Giornate di Napoli e della intitolazione dell’area antistante l’ingresso dell’Accademia di Belle Arti al regista Nanni Loy, l’Accademia – in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune – rende omaggio al suo lavoro con l’approfondimento e la visione di alcuni dei suoi più importanti prodotti cinematografici, in programma lunedì 30 settembre.  

L’evento si propone di essere “una videoguida, realizzata dalla Scuola di Cinema dell’Accademia, che narri attraverso le sue pellicole, uno stralcio della storia cittadina in un periodo storico che ha per sempre segnato la cultura napoletana e italiana insieme, un progetto ispirato proprio dalla presenza dello scalone monumentale dell’Accademia nella scena della fucilazione del marinaio riprodotta nella pellicola ‘Le Quattro giornate di Napoli'”. Parteciperanno il presidente dell’Accademia, Giulio Baffi, Guido D’Agostino e di Stefano Incerti; sarà allestita anche un’esposizione a cura di Mario Rovinello. Regista, sceneggiatore, attore. Trasferitosi a Roma, dopo essersi diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, inizia la trafila nel mondo dello spettacolo come assistente di Luigi Zampa e documentarista. A 32 anni esordisce alla regia (ed alla sceneggiatura), insieme a Gianni Puccini, con un giallo ambientato nel dopoguerra, ‘Parola di Ladro’. Nel 1959 dirige, per la prima volta da solo, ‘L’audace colpo dei soliti ignoti’, sulla falsariga de ‘I soliti ignoti’, girato da Mario Monicelli l’anno prima.

Negli anni successivi il regista sardo si dedica a temi più impegnativi con ‘Un giorno da leoni’ (1961) e ‘Le quattro giornate di Napoli’ (1962, con Gian Maria Volontè), che vince due Nastri d’Argento ed un premio al Festival di Mosca. E’, tuttavia, con la celebre battuta ‘Scusi, posso fare la zuppetta?’ (nella prima candid camera tv italiana) che Loy conquista il cuore degli italiani. Dopo la parentesi televisiva, durata due anni, rientra nel mondo del cinema dedicandosi alle commedie: nel 1965 dirige ‘Made in Italy’, che segna l’inizio del sodalizio con Nino Manfredi. Sodalizio che continua con ‘II padre di famiglia’, ‘Rosolino Paternò, soldato’ e ‘Café Express’. Seguono ‘Testa o croce’ (1983) e ‘Mi manda Picone’ (1984), con Giancarlo Giannini e Lina Sastri. La sua ultima produzione è stata ‘A che punto è la notte’ (1994). Settantenne, muore nella sua abitazione di Fregene (sul litorale romano) in seguito ad un ictus cerebrale.

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