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Nuovo Dpcm Natale: cambierà qualcosa per gli ambulanti?

Non si placano le proteste degli ambulanti che continuano a manifestare con compostezza ma determinazione, contro quelle che definiscono le assurde disposizioni contenute nel Dpcm del 3 novembre, che esattamente come avvenuto per il precedente lockdown di marzo, nonostante le specifiche dell’allegato 23 sembravano aver aperto di prim’acchito uno spiraglio, stanno impedendo nuovamente lo svolgimento delle attività dei banchi non alimentari.

In attesa del nuovo Dpcm Natale la protesta degli ambulanti prosegue

Il primo presidio di protesta si è svolto Sabato 21 in Piazza Bengasi a Torino, dove un gruppetto di ambulanti, ha deciso di esporre diversi cartelli nella speranza di ottenere visibilità ed arrivare alle orecchie del Governo. Le frasi riportate effettivamente ben esprimono le richieste dei commercianti che chiedono la sospensione delle tasse, giacché il loro reddito è pari a zero: “Se lavorare non è più un diritto, pagare le tasse non è più un dovere”, chiedono venga ridata loro, attraverso la possibilità di lavorare, la dignità, di cui si sentono attualmente privati: “Levando il diritto al lavoro, uccidi la speranza e la dignità del lavoratore”, fanno notare come Il Covid stia arricchendo la grande distribuzione e l’e-commerce ai danni del piccolo commercio, in una posizione di assoluto svantaggio in questo frangente: “la grande distribuzione si arricchisce sulle spalle del piccolo commercio”.

Ricordano al Governo la soggettività insita nel termine che identifica le attività ‘essenziali’, in quanto dicono: “Non esistono attività NON essenziali, perché chi ha aperto quelle attività ci lavora per vivere”. Vi è anche chi esasperato dalla situazione ha creato una piccola bara in cartone e vi ha riposto all’interno uno scheletro, ponendo come cartello un evocativo: “Questa è la nostra fine”. Il ricordo va immediatamente alla manifestazione tenutasi pochi giorni fa in Piazza Castello ove mille e più partite iva avevano fatto notare come non sia solo il Covid a spaventare i commercianti, tra i cartelli vi era un: “Se non ci uccide il Covid ci uccidete voi”, che pare essere lo stesso grido di dolore questa volta rappresentato simbolicamente, dalla bara appunto, e non solo verbalmente.

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I commercianti sono allo stremo delle forze, disperati e scoraggiati da un Dpcm discriminatorio che permette ai supermercati ed ai negozi al dettaglio di vendere determinati beni, quelli appunto contenuti nell’allegato 23, ma non concede la stessa opportunità agli ambulanti che vendono gli stessi prodotti nei mercati rionali delle zone rosse, creando, quindi, fanno notare i venditori esausti, anche una concorrenza sleale per giunta giustificata dal Governo.

La protesa a Torino continua: “Tutti itineranti, il Dpcm ce lo permette, io apro”.

Una delle preoccupazioni maggiori degli ambulanti, specie in vista del Natale è quella di aver ferma in magazzino, merce che poi, paradossalmente, si sarà costretti a svendere, una volta che il Governo permetterà di riaprire. La beffa, fanno notare gli ambulanti, sta proprio nel vedere che alla grande distribuzione è permessa la vendita degli stessi loro prodotti, sebbene il rischio contagio sia molto più probabile tra le corsie dei supermercati che non tra i banchi nelle piazze, all’aperto.

A maggior ragione quando poi vi sono beni, che solo per il fatto di essere di tendenza, vengono venduti solo per periodi limitati creando assembramenti e facendoci passare per ridicoli oltreché poco rispettosi delle norme. Il riferimento, fanno notare i commercianti, senza tanti giri di parole, è alla vendita delle scarpe Lidl, che nei giorni scorsi hanno spopolato, portando a code infinite ed inspiegabili agli occhi di chi non può montare il proprio banco.

Ecco allora l’ultima idea degli ambulanti che questa mattina, mettendo in atto alla lettera il contenuto dell’ultimo DPCM, hanno deciso di manifestare a bordo dei propri furgoni al motto: “Tutti itineranti, il DPCM ce lo permette, io apro”.

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La circolare del 7 novembre che intendeva chiarire e interpretare i contenuti dell’ultimo DPCM, così specificava: “Diversamente da quanto precisati per i mercati ubicati in area gialla-il cui assunto è valido anche per quelli collocati in area arancione, considerata l’assenza di norme derogatorie al riguardo-in area rossa i mercati, sia coperti che all’aperto, sono chiusi, salvo le attività dirette alla vendita ai soli generi alimentari”. “Il commercio ambulante continua pertanto ad essere consentito su stalli esterni alle aree mercatali, o in modo itinerante per tutte le tipologie merceologiche indicate nell’allegato 23 al DPCM”.

Che cosa si intende per vendita itinerante? Ce lo spiegano i commercianti stessi: “Mi fermo massimo per un’ora ovunque sia consentita la sosta, al di fuori delle aree mercatali, e non espongo nulla fuori dal furgone”. Chiaro che per molti di noi, aggiungono, è impraticabile, come puoi vendere un prodotto senza esporlo e soprattutto, non essendo un’area in cui vendi abitualmente, la gente come sa che stia vendendo sotto casa sua? Va da sé che la possibilità che ci è stata offerta è l’ennesima beffa, ed è per questo che su questo vogliamo rispondere allo stesso modo ironizzando sul paradosso e creando ‘scompiglio’ per le strade.

Lo scopo, sia chiaro, resta solo uno far presente al Governo che siamo stanchi di essere discriminati ed esausti di non poter lavorare, giacché al mercato nessuno è mai stato privo di mascherina ed il distanziamento così come le norme igieniche sono sempre state fatte rispettare, sicuramente di più che nei negozi al chiuso dove è stata venduta la Lidl fan collection, lì dov’era il rispetto delle norme? Il Covid19 non era più pericoloso?- ci dicono sempre più adirati- Come è stato anche solo possibile permettere uno scempio del genere? Poi si pretende da noi il rispetto delle regole, quando le famiglie stanno morendo di fame e viene calpestata la loro dignità. Il Governo pare cieco e sordo ai richiami della nostra categoria.

Per questo in mattinata per le strade di Torino si è tenuto un corteo di camioncini che suonando il clacson ha provano nuovamente ad attirare i riflettori sulla categoria dei commercianti, definitesi, itineranti, che ‘non hanno nessuna intenzione di mollare, costi quel che costi”.

Non resta che sperare che qualcosa possa mutare nel prossimo Dpcm, e che prevalga, per una volta su tutto il raziocinio. Magari quest’anno a Babbo Natale potremmo chiedere che ci porti un po’ di buon senso ed una maggiore responsabilità, che temiamo inizino a diventare valori sempre piùlimited edition’.

Erica Venditti

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Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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