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Oggi porte aperte nelle oasi Wwf, rifugio delle biodiversità

ROMA. Oggi si festeggia la giornata delle Oasi del Wwf, le 100 aree protette aperte gratuitamente dal Trentino alla Sicilia. Sono 35.000 ettari curati e sorvegliati dalla ong grazie al sostegno di soci e sostenitori per la conservazione della natura e l’educazione ambientale.

Proprio in questi giorni, fa sapere il Wwf, nel nido predisposto nell’Oasi di Orbetello, una coppia del raro falco pescatore ha nidificato e sono nati 3 pulcini. I fenicotteri, che in Italia nidificano in Sardegna, da qualche anno lo fanno anche in altre regioni. La prima volta nella penisola è stata però nella Laguna di Orbetello, nel 1994.

Dopo 200 anni d’assenza la cicogna bianca è tornata a nidificare nell’Oasi di Bolgheri, in Toscana. L’Oasi di Monte Arcosu in Sardegna è stata determinante nel salvare il cervo sardo. L’Oasi delle Steppe, in Sardegna, è nata per proteggere una delle ultime “brigate” di galline prataiole, specie ormai molto rara nel nostro Paese. Così come l’Oasi alpina di Valtrigona, che oltre a proteggere uccelli nobili come il gallo cedrone e il gallo forcello, dà rifugio alla pernice bianca, sempre più minacciata dal clima che cambia. Se la lontra in Italia è ancora presente e in ripresa, lo si deve anche alle Oasi del Wwf, afferma l’associazione ambientalista. Dalla prima, quella di Persano, sul fiume Sele, a quelle di Policoro, in Metaponto, alle Cascate del Verde in Abruzzo, alle Grotte del Bussento, nel Cilento.

Un piccolo anfibio, il pelobate fosco, deve parte del suo futuro proprio a un’Oasi Wwf, quella della Baraggia di Bellinzago nel novarese. Ci sono poi anche storie di piante. Il fiordaliso del Sagittario vive soltanto nelle Gole omonime in Abruzzo, riserva naturale gestita dal Wwf, così come è specie endemica la calendula marittima, che vive solo sulla spiaggia della Riserva naturale delle Saline di Trapani.

In Italia (Rondanini et al., 2013) sono 672 le specie animali censite (576 terrestri e 96 marine), mentre 6 sono estinte in tempi recenti, ricorda il Wwf. Le specie minacciate di estinzione sono un totale di 161 (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate. Considerando che per il 12% delle specie i dati disponibili non sono sufficienti a valutare il rischio di estinzione e assumendo che il 28% di queste sia minacciato, si stima che complessivamente il 31% dei vertebrati italiani sia minacciato, mentre le specie non a rischio di estinzione imminente siano circa il 50%.

Tra le specie a maggior rischio di estinzione in Italia, e sulle quali il Wwf è maggiormente impegnato con progetti e campagne di conservazione e soprattutto grazie al sistema Oasi: l’aquila del Bonelli, il capovaccaio, la gallina prataiola, il fratino, l’orso bruno e la lontra. Molti sono i rettili minacciati tra cui la lucertola delle Eolie, la tartaruga marina comune, le due specie di testuggini palustri e la testuggine terrestre, mentre tra gli anfibi devono essere ricordati: il tritone sardo, l’ululone appenninico, il pelobate fosco e il pelodite punteggiato. Sono purtroppo tantissime, troppe, le specie che rischiano l’estinzione nel nostro Paese, alcune molto note come il delfino e il capodoglio, gli avvoltoi grifone e gipeto o l’anguilla, ma molte altre sconosciute ai non “addetti ai lavori”, soprattutto tra i pesci: il carpione del Garda e quello del Fibreno, lo spinarolo e lo storione cobice.

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