• CRONACHE

Omicidio Vito Romito, individuati il mandante ed un esecutore

BARI. Finalmente ci sono nomi che emergono fra i protagonisti della lunga striscia di sangue per il potere del territorio, e le conseguenti faide e vendette trasversali. Sono stati infatti identificati il mandante ed uno degli esecutori dell’omicidio di mafia di Vito Romito, avvenuto il 30 novembre 2004.
    Vito Romito, all’epoca 18enne, fu ucciso in via Taranto nel quartiere San Paolo di Bari. Il giovane, colpito da proiettili di una pistola calibro 7,65 alcuni dei quali lo raggiunsero alla gola, fu soccorso ma morì poco dopo in ospedale.

Secondo gli investigatori che all’epoca indagarono sull’omicidio, il ragazzo fu ucciso nell’ambito della lotta tra i clan baresi Strisciuglio e Capriati. I particolari dell’operazione verranno resi noti in una conferenza stampa, presieduta dal Procuratore Giuseppe Volpe, che si terrà oggi alle ore 10,15, negli uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, in viale Dioguardi, 1.  Ben l’80 per cento dei 300 delitti di sangue (fonte Csm) che dagli anni Ottanta ad oggi sono attribuibili alla mafia del Foggiano sono ancora irrisolti, cioè senza un colpevole. Come il quadruplice omicidio dell’agosto 2017 a San Marco in Lamis, dove furono uccisi il boss Mario Luciano Romito, suo cognato e due contadini, forse scambiati per i guardaspalle del boss. Nell’impenetrabile territorio del Gargano gli affari si fanno soprattutto con il traffico di droga e le estorsioni. Gli imprenditori vittime del ‘pizzo’ negli ultimi anni sembrano essersi addirittura sottomessi alla volontà dei clan: spesso sono loro stessi a recarsi dal mafioso per pagare il pizzo, anticipandone la richiesta. Tutto è cominciato molti decenni fa con una faida tra pastori che si contendevano il controllo del territorio. Inizialmente a governare c’erano i “montanari”, con a capo le famiglie Libergolis e Romito che comandavano nella zona di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata (tutti e 3 sciolti per mafia negli ultimi 5 anni) e che estendevano il loro potere criminale anche a Vieste e San Nicandro Garganico, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Rignano Garganico. I vari processi hanno sfaldato questa alleanza dando il via ad una guerra senza fine. Il fronte più caldo a Vieste, dove dal gennaio 2015, quando venne ucciso il boss Angelo Notarangelo, all’estate 2019 ci sono stati una quindicina tra omicidi, agguati falliti e lupare bianche tra i clan Raduano e Perna, un tempo alleati.

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