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Più di 400 mila donne hanno perso il lavoro in pandemia

Più di 400 mila donne hanno preso il lavoro in pandemia e non lo hanno ritrovato. La timida ripresa economica nella prima parte dell’anno non ha incluso anche le donne. I dati forniti dal Rapporto Annuale CENSIS che si occupa degli aspetti sociali del paese, dimostrano che l’Italia si colloca l’ultima in Europa in questo campo. Un aspetto da non sottovalutare nel quadro generale che la violenza sulle donne ha in Italia e la mancanza di autonomia finanziaria non incoraggia le denunce.

I dati CENSIS sull’occupazione femminile

Il Centro Studi Investimenti Sociali (CENSIS) prende il pulso sociale dell’Italia fin dal 1964. Nel primi sei mesi del 2021, l’economia ha registrato un ribalzo ma senza includere le donne in questa fase di ripresa dopo la pandemia. Le donne occupate erano solo  9.448.000, rispetto a 9.869.000. nel 2019. Dunque, durante la pandemia 421.000 donne hanno perso o non hanno trovato lavoro. Il tasso di attività femminile  a metà anno è al 54,6%, si è ridotto di circa 2 punti percentuali durante la pandemia e rimane lontanissimo da quello degli uomini, pari al 72,9%.

L’Italia chiude la classifica europea

“Da questo punto di vista, l’Italia si colloca all’ultimo posto tra i Paesi europei, guidati dalla Svezia, dove il tasso di attività femminile è pari all’80,3%. Siamo distanti anche da Grecia e Romania, che con il 59,3% ci precedono immediatamente nella graduatoria”, si legge nel Rapporto CENSIS. Anche la situazione dei giovani italiani collocano il paese in coda alla classifica europea. Tra tutti gli Stati europei, l’Italia presenta il dato più elevato di giovani che non studiano e non lavorano. Nel 2020 erano 2,7 milioni, pari al 29,3% del totale della classe di età 20-34 anni: +5,1% rispetto all’anno precedente. Nel Mezzogiorno sono il 42,5%, quasi il doppio dei coetanei che vivono nelle regioni del Centro (24,9%) o nel Nord (19,9%).

La pandemia ha girato il coltello nella piaga

La precarietà del lavoro per le donne e la mancanza di vere politiche sociali per le famiglie hanno reso difficile l’occupazione delle donne fuori casa fin da sempre. La pandemia ha accelerato le conseguenze delle vecchie piaghe: disparità salariale, carico dei figli e degli anziani, carico dell’economia domestica. Più di 400 mila donne hanno preso il lavoro tra il 2019 e il 2021 a causa della pandemia. Da un lato, non avevano una protezione contrattuale e dall’altro, la chiusura delle scuole e degli asili nido le ha costrette a fare questa scelta sofferta. Il 52,9% delle donne occupate dichiara che durante l’emergenza sanitaria si è dovuto sobbarcare un carico aggiuntivo di stress, fatica e impegno nel lavoro e nella vita familiare, per il 39,1% la situazione è rimasta la stessa del periodo pre-Covid e solo per l’8,1% è migliorata. Tra gli occupati uomini, invece, nel 39,3% dei casi stress e fatica sono peggiorati, nel 44,9% sono rimasti gli stessi e nel 15,9% sono migliorati.

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Anca Mihai

Giornalista freelance corrispondente estero per varie testate romene. Dal 2003 annovera esperienze come corrispondente dall'Italia per la Televisione Alephnews, Kanal D, l'Agenzia Nazionale di Stampa Agerpres, il quotidiano Adevarul e Radio Romania Timisoara. Residente a Roma dal 2004, ha conseguito la seconda Laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università Sapienza di Roma. Nel 2000 si è laureata in Giornalismo e Inglese Applicato presso l'Università dell'Ovest di Timisoara.

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