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Putin: “Ho permesso io le cure di Navalny all’estero, caso strumentalizzato”

Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato ieri sera di aver autorizzato personalmente il trasferimento in aeroambulanza all’ospedale Charité di Berlino del suo principale oppositore, Alexiei Navalny, che a fine agosto ha rischiato la vita per un sospetto avvelenamento.

Laboratori in Germania, in Francia, in Svezia e gli esperti dell’Opac hanno trovato nelle analisi di Navalny tracce di Novichok, una potente neurotossina sviluppata in Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda.

“Non appena la moglie di questo cittadino si è appellata a me, ho subito chiesto ai procuratori di verificare la possibilità di andare all’estero per le cure”, ha dichiarato Putin in tv rimarcando che Navalny ha potuto viaggiare nonostante le restrizioni imposte per un’indagine.

Navalny è collassato a bordo di un aereo ed è stato ricoverato per due giorni in un ospedale di Omsk prima di essere trasportato in aeroambulanza e in stato di coma alla clinica Charité di Berlino. Inizialmente, i medici di Omsk impedivano il trasferimento in aeroambulanza del paziente sostenendo che le sue condizioni fossero instabili.

Per il suo avvelenamento, l’Ue ha imposto sanzioni a sei alti funzionari russi, tra cui il direttore dei servizi di intelligence (Fsb) Aleksandr Bortnikov. Secondo l’Ue, infatti, l’avvelenamento col Novichok non sarebbe stato possibile senza il coinvolgimento dei servizi segreti, del ministero della Difesa russo e dell’ufficio esecutivo del Cremlino.

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