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Raffaele Ciuccariello: “Il Toro è sempre nel mio cuore”

Era il febbraio 2009 quando Raffaele Ciuccariello salì clamorosamente alla ribalta, candidandosi all’acquisto del Torino calcio. Imprenditore di origini foggiane, con trascorsi lavorativi in Germania e nei Paesi Arabi, da tempo ha messo radici in Piemonte e per questo decise di puntare dritto sulla società granata per farla gestire dal figlio Norbert, l’ultimo di 10 figli e il prediletto del padre.

In questi giorni in cui una fantomatica cordata, senza volto, ha lanciato proclami per l’acquisto del Torino, è tornato alla ribalta anche il nome di Raffaele Ciuccariello e quel suo interesse per i colori granata.

Cogliamo l’occasione per ripercorrere la vicenda di 11 anni fa, ristabilendo anche la verità su aspetti fondamentali, alcuni dei quali furono romanzati. Per farlo ci facciamo raccontare dallo stesso protagonista dell’epoca come andarono i fatti.

Con piacere raccolgo l’invito a ricordare quei giorni e quella vicenda, anche se mi procura ancora sofferenza, anche solo parlarne – spiega il 79enne imprenditore, sempre molto attivo e determinato – Intanto vorrei ricordare che era un progetto che avevo fatto studiare da esperti professionisti e che solo successivamente si sarebbe eventualmente tramutato in una offerta d’acquisto. L’equivoco nacque tutto qui, visto che nella tifoseria granata, molto passionale e in certa informazione c’era attesa di sbarazzarsi di Cairo, videro nella mia discesa in campo una speranza di cambio di rotta alla guida di questa storica e gloriosa società”.

Ciuccariello

Vanno bene le attese dell’opinione pubblica, però anche Lei ci mise del suo, non crede?

“Si devo riconoscere che nel presentare l’incontro ci furono delle leggerezze – afferma Raffaele Ciuccariello – Per non svelare la mia identità prima della conferenza stampa, fiorirono le ipotesi e si scatenarono gli interrogativi più fantasiosi, che portarono alcuni giornali a definirmi Mister X. Un’etichetta che mi rimase a lungo addosso, senza che io avessi fatto nulla per meritarmela. Essendo un uomo dalle forti passioni, durante la conferenza stampa mi lasciai andare a qualche affermazione troppo prematura, sulla quale i giornali e di conseguenza i tifosi-lettori ci ricamarono, cercando di mettermi in ridicolo. Io sono un uomo del fare, perché per tutta la vita ho lavorato duro e con onestà. Forse avrei dovuto espormi in prima persona e lasciar comunicare a chi lo sa fare, così non sarei caduto nella trappola di qualche domanda trabocchetto”.

Come mai quel progetto non divenne mai un’azione concreta per fare Sua la propria squadra del cuore?

“Questa domanda mi permette di fare definitiva chiarezza – risponde Ciuccariello – Per formulare una proposta di acquisto di una società bisogna prima che i professionisti incaricati abbiano documenti e conti in mano, che sono conseguenti alla volontà di vendere un bene da parte di chi ne è proprietario. Devo dire che legittimamente Urbano Cairo nel 2009 non era disponibile a vendere il Torino, visto che solo quattro anni prima lo aveva rilanciato, dopo che i cosiddetti lodisti, capeggiati dall’ottimo avvocato Marengo, lo avevano salvato da una fine ingloriosa e non certo degna della storia: dagli invincibili morti a Superga, ai campioni che portarono alla vittoria dell’ultimo scudetto nel 1976. Io e lo staff che avevo già creato abbiamo fatto la prima mossa e avremmo voluto avviare una vera e approfondita trattativa. Non ci furono le condizioni; peccato perché sono convinto che la famiglia Ciuccariello avrebbe fatto grande il Torino; i tifosi avrebbero avuto soddisfazioni sotto la presidenza di mio figlio Norbert, che è un imprenditore serio e capace. Evidentemente non era destino che il Torino ed io ci incontrassimo; ne resto un grande tifoso e mi spiace quando i risultati sono poco positivi come è accaduto in questo campionato”.

Il presidente del Torino, Urbano Cairo, a Superga (Twitter)

Nel dicembre del 2009 Cairo intentò causa a Lei e ai suoi avvocati, accusandovi di aver destabilizzato l’ambiente e incolpandovi della retrocessione in Serie B della squadra. Come andò a finire la causa?

Ricordo che il presidente Cairo aveva quantificato il danno economico in 10 milioni di euro, più uno di danni morali. Premetto che da tifoso e appassionato di calcio devo evidenziare che la stagione 2008-2009, quarto anno della gestione Cairo, fu un’annata abbastanza tribolata durante la quale si susseguirono tre allenatori alla guida della squadra (De Biasi, Novellino e Camolese) e contraddistinta da 20 venti sconfitte, di cui ben 12 subite solo nel girone di andata. Per cui devo ammettere che il mio interesse arrivò in concomitanza di un periodo tutt’altro che semplice per il club e capisco le difficoltà vissute dal patron granata. Ma imputare tutte le colpe sul sottoscritto non è stato il massimo dell’onestà intellettuale. In conclusione la causa civile milionaria si è conclusa con la mia vittoria. L’unico neo a livello giornalistico è stato che la notizia del mio successo in tribunale non ha avuto lo stesso eco mediatico delle precedenti, troppo spesso denigratorie e irrisorie nei miei confronti. Ma ormai è acqua passata.

Per finire, una domanda che tanti sostenitori granata si pongono in questi giorni in cui è comparsa questa fantomatica cordata finanziaria e senza volto: c’è ancora una possibilità di un suo interessamento al Torino?

“Guardi io sono convinto che ogni cosa abbia un suo tempo – Raffaele Ciuccariello è netto nella risposta – E il tempo che i Ciuccariello si interessino a questa società di calcio è tramontato, anche perché non mi risulta che il presidente Cairo abbia manifestato l’intenzione di vendere. Se lo dovesse fare, per il bene del mondo granata mi auguro che si facciano avanti imprenditori piemontesi appassionati e disponibili ad investire somme importanti”.

Quindi se il Torino non è più nei pensieri di Raffaele Ciuccariello, lo è sempre nel suo cuore di pugliese, che ha messo radici nel capoluogo del Piemonte ed ama le sfide impegnative, alcune anche al limite del possibile.

Il direttore

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