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Raggi festante “Avviato l’iter di sgombero di Casa Pound”

ROMA. “Finalmente l’Agenzia del Demanio ha avviato iter per lo sgombero di Casapound. Bene, questa situazione non è più tollerabile. Basta privilegi sulle spalle dei cittadini”. Lo scrive in un tweet la sindaca di Roma, Virginia Raggi, commentando la denuncia del Demanio per chiedere lo sgombero della sede del movimento di estrema destra. Se lo sgombero di Casa Pound agli occhi dei romani non apparirà certo come la Raggi lo presenta, cioè come la panacea di tutti e tanti mali di Roma, almeno alla prima cittadina frutteranno pacche sulle spalle e sorrisi dalla sinistra, dal pd e dai tanti centri sociali che a Roma continuano, indisturbati ad occupare case ed ex scuole. Ma si sa è il politicamente corretto e non importa che fai ma contro chi lo fai.

“Pugno duro” viene chiesto anche dal Pd, che lancia un appello affinché “non si facciano due pesi e due misure”. Mentre Fratelli d’Italia chiede che per l’assistenza alloggiativa sia data la precedenza agli italiani. E la Lega in Regione Lazio esulta: “Finalmente la pacchia è finita sia per le occupazioni sia per i campi rom grazie al ministro dell’Interno Matteo Salvini!”. In totale saranno oltre 3.000 le persone coinvolte dagli sgomberi che, per la stragrande maggioranza, riguarderanno sedi di associazioni, movimenti o collettivi autogestiti. Nell’elenco compaiono però anche un museo ed uno storico centro antiviolenza dedicato alle donne.   Secondo quanto scritto dal prefetto Gerarda Pantalone, a Roma “il fenomeno delle occupazioni arbitrarie di immobili è particolarmente diffuso”, con 11.000 persone che occupano in totale 82 stabili. Di questi quelli che destano più preoccupazione sono due immobili dove vivono circa 300 persone, uno in via del Caravaggio e un altro in via Tempesta, che saranno sgomberati entro il 31 marzo 2020. Da lì in poi si procederà invece agli interventi sui restanti 23 palazzi e strutture occupate illegalmente in tutta la città. Il lungo elenco comprende realtà diventate ormai storiche in città, come la Biblioteca Abusiva Metropolitana nel cuore di Centocelle o il Museo dell’Altro e dell’Altrove di via Prenestina. Una struttura, quest’ultima, che è costata caro allo Stato italiano, condannato a pagare un maxirisarcimento di 28 milioni di euro per la “mancata prevenzione dell’occupazione” e la successiva “mancata repressione” degli abusivi.

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