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Sapori calabresi: le vrasciole, polpette di carne rigorosamente allungate

La cucina della Calabria da provare va ben oltre ‘nduja e peperoncino. Sono infatti tantissimi i piatti caratteristici di questa lingua di terra bagnata dal Tirreno e dalla Jonio. Oggi abbiamo scelto per voi le vrasciole (in dialetto vrasciuli), un piatto diffuso in tutta la regione. Si tratta di polpette fritte di carne di vitello, con aggiunta di mollica di pane. Sono riconoscibili anche per la loro forma caratteristica allungata.

Ricetta diffusissima in tutta la Calabria, le vrasciole vengono servite appena fritte, generalmente all’apertura di un pasto per stuzzicare l’appetito in attesa delle portate principali. Ma possono essere consumate come secondo. In entrambi in casi devono essere ben calde.

L’impasto è molto semplice, carne macinata, di manzo o di vitello, pane, formaggio e uova e per profumare prezzemolo e aglio. Una ricetta tradizionale tanto semplice quanto appetitosa che fa subito pensare al calore di casa e della famiglia riunita. Talvolta la vrasciola diventa piccante e ancora più ricca grazie all’aggiunta della nduja.

vrasciole

Ingredienti

  • 500 gr. di carne di vitello macinata
  • 200 gr. di pane raffermo
  • pecorino grattugiato
  • 2 uova
  • 1 spicchio d’aglio
  • 1 mazzetto di prezzemolo
  • olio per friggere
  • sale q.b.
  • pepe q.b.

Preparazione

Come ci consigliano gli esperti chef del portale granconsigliodellaforchetta.it, si parte prendendo una ciotola e dopo averci messo il pane raffermo suddiviso in pezzi, si aggiunge dell’acqua o meglio, del latte. A quel punto lo si lascia ammollare lentamente.

Una volta che il pane si sarà totalmente ammorbidito, lo si togliete dalla ciotola e lo si scola, strizzandolo in modo da eliminare il più possibile il liquido all’interno. Si sbriciola molto finemente e si raccolgono le briciole nella stessa ciotola in cui è stato ammollato. Si rompono 2 uova, si aggiungono delle foglie di prezzemolo tritate insieme all’aglio, tre abbondanti cucchiaio di pecorino grattugiato, una grattata di pepe nero e, infine, si aggiunge la carne macinata con una buona presa di sale.

Si comincia ad impastare il tutto, fino ad ottenere un bell’impasto omogeneo. Si può utilizzare un mestolo di legno, ma meglio sarebbe lavorare l’impasto con le mani. Quando si sente che l’impasto risulta morbido e lavorabile, si comincia a formare delle polpette allungate. Le classiche vrasciole hanno una forma più larga al centro, che va stringendosi agli estremi.

Per concludere, si prenda una pentola, riempendola di olio per friggere. Riscaldate l’olio fino a portarlo ad alta temperatura per poi versare delicatamente via via tutte le vrasciole, facendole friggere per bene e lentamente, in modo da far diventare la loro superficie dapprima dorata e poi via via sempre più scura. Infine, si tolga dall’olio di frittura con un mestolo forato e la si lasci asciugare su di un panno di carta assorbente da cucina, in modo da togliere l’unto in eccesso.

Piero Abrate

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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