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Scoperto un pianeta immortale a 410 anni luce

ROMA. È un frammento di pianeta sopravvissuto alla morte della sua stella e contiene elevate quantità di ferro e nichel. Lo ha scoperto un team internazionale di astronomi, guidato dall’Università di Warwick (Regno Unito), del quale fanno parte due ricercatrici e un ricercatore dell’INAF di Napoli, Palermo e Torino.

Il planetesimo, così si chiamano questi corpi rocciosi, in questo caso il residuo di un pianeta più grande, è in parte sopravvissuto alla catastrofe provocata dalla “morte” della sua stella, che oggi è una nana bianca, chiamata SDSS J122859.93 + 104032.9, a 410 anni luce da noi. Stando agli indizi raccolti, il pianeta orbitava in una regione esterna del suo sistema planetario. È probabile che la distruzione del pianeta abbia coinciso con le fasi iniziali del processo di raffreddamento della nana bianca. A rendere ancor più sorprendente la sua già improbabile sopravvivenza è la sua orbita: è più stretta di quanto si ritenesse possibile, così vicina alla nana bianca da compiere una rivoluzione ogni due ore. Gli astronomi calcolano che il diametro del planetesimo debba essere di almeno un chilometro, ma potrebbe anche raggiungere alcune centinaia di chilometri, rendendolo dunque paragonabile ai più grandi fra gli asteroidi presenti nel nostro Sistema solare.

Melania Del Santo
Melania Del Santo – Inaf Iasf di Palermo

Melania Del Santo dell’Inaf Iasf di Palermo afferma che : “Le nane bianche sono ciò che resta di stelle come il nostro Sole una volta che hanno esaurito tutto il loro combustibile e disperso i loro strati esterni. Man mano che invecchiano, le stelle di questo tipo diventano giganti rosse, e crescendo spazzano via buona parte del loro sistema planetario, lasciandosi alle spalle soltanto un nucleo denso: una nana bianca, appunto. Anche il Sole, in futuro, si espanderà fino a raggiungere l’orbita della Terra, inglobando Mercurio, Venere e probabilmente la stessa Terra. Marte, invece, sopravvivrà, finendo però per essere spostato verso l’esterno, insieme a tutto ciò che gli sta oltre».

Secondo il primo autore dello studio, Christopher Manser dell’Università di Warwick, in origine doveva trattarsi di una stella con massa pari a circa due volte quella del nostro Sole, ma ora la massa si è ridotta ad appena il 70% di quella iniziale. Attualmente ha grosso modo ha le stesse dimensioni della Terra, e questa grandezza la rende estremamente densa, come del resto tutte le nane bianche. In generale la gravità di una nana bianca è così forte, circa centomila volte quella della Terra, che se un normale asteroide, dovesse passarle troppo vicino, verrebbe squarciato dalle potenti forze mareali. inoltre afferma che tra circa 5 o 6 miliardi di anni il Sistema solare avrà una nana bianca al posto del Sole, e in orbita attorno a essa ci saranno Marte, Giove, Saturno, i pianeti più esterni, asteroidi e comete.

Raffronto tra le dimensioni di una nana bianca e la Terra
Raffronto tra le dimensioni di una nana bianca e la Terra (Wikipedia)

Riportata oggi su Science, la scoperta è avvenuta grazie a una tecnica di analisi spettroscopica: gli scienziati hanno identificato la scia di gas lasciata dal pianeta osservando lievi variazioni presenti nella luce emessa dal sistema. Mai prima d’ora un corpo solido in orbita attorno a una nana bianca era stato scoperto in questo modo. Usando il Gran Telescopio Canarias di La Palma, alle Canarie, gli scienziati stavano osservando il disco di detriti in orbita attorno alla nana bianca, prodotto dalla frantumazione di corpi rocciosi composti da elementi come il ferro, il magnesio, il silicio e l’ossigeno: i quattro “mattoncini” fondamentali della Terra e della maggior parte dei corpi rocciosi. Ma all’interno del disco hanno notato la presenza di un anello di gas che fluiva da un corpo solido, come la coda di una cometa. Un gas che potrebbe essere generato dal corpo stesso, o da polvere che evapora, man mano che si scontra con detriti di piccole dimensioni presenti nel disco.

Quello che abbiamo scoperto è il secondo planetesimo solido mai trovato in orbita stretta attorno a una nana bianca. – conclude Roberto Silvotti dell’Osservatorio Astrofisico di Torino (Inaf) – Quello precedente era stato individuato dal telescopio spaziale Kepler (nella seconda parte della sua missione, nota come K2) con il “metodo dei transiti”, un metodo ampiamente usato per scoprire pianeti attorno a stelle simili al Sole. Già conosciamo molti altri sistemi con dischi di detriti assai simili a SDSS J122859.93 + 104032.9. Studiandoli con la stessa tecnica, sicuramente scopriremo altri planetesimi in orbita attorno a nane bianche, che ci permetteranno di conoscere sempre meglio le loro proprietà. Conoscere le masse degli asteroidi o dei frammenti planetari che si avvicinano a una nana bianca ci offre indizi anche sui pianeti che orbitano più lontano ma che, al momento, non abbiamo modo di rilevare“.

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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