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Scuola, cattivi pensieri di mezza estate

Appena dopo San Lorenzo e le sue stelle cadenti il mondo della scuola ha vissuto due notti, quelle del 13 e 14 agosto, che hanno registrato un incontro fiume, che doveva essere molto importante, fondamentale per il prossimo anno 2021/2022. Parliamo della riunione tra Ministero dell’Istruzione e i Sindacati della scuola.

Alla fine della maratona notturna è stato pubblicato un documento, che dimostra il risultato raggiunto. Se si vuole anticipare un giudizio sul lavoro svolto – e questo è un primo, cattivo pensiero, anche se non sarà né l’unico né il più pesante – ben può essere usato un vecchio adagio, idoneo a sintetizzare molto bene l’accordo raggiunto e sottoscritto tra le parti: “La montagna ha partorito il topolino“.

Leggendo infatti la stampa di quelle ore, vedendo ed ascoltando i telegiornali, tutti si erano fatti la convinzione che dal protocollo sarebbe derivate le linee operative per contribuire, grazie anche all’apporto molto significativo del personale della scuola, a far decollare con molte certezze il nuovo anno scolastico, che, come giustamente ha dichiarato il ministro Bianchi, con l’avallo di tutto il Governo, deve prevedere nelle scuole di ogni ordine e grado tutta attività didattica in presenza.

Ma non è stato proprio così. A ben guardare il testo concordato tra le parti ribadisce cose già note senza poi affrontare con la dovuta energia altri argomenti molto importanti. Di questi ne tratteremo uno più sotto. Procediamo però con ordine.

La posizione del Ministro Bianchi e quindi del Governo

Ho un altro pensiero cattivo, vale a dire il secondo e questa volta collegato al rapporto tra il Ministro e le strutture del suo dicastero. Mi sembra utile – e l’ho già fatto in altre circostanze – evidenziare come la posizione del Ministro, e quindi del Governo, sia molto chiara: da settembre l’attività didattica deve essere realizzata in presenza per tutte le scuole di ogni ordine e grado. È stata ed è quella del Ministro Bianchi una affermazione categorica, che non solo ha rappresentato una precisa linea programmatica, ma ha trovato una pratica possibilità di realizzazione in quanto alle parole sono seguiti i fatti, sono state cioè messe a disposizione le risorse finanziare indispensabili.

Sotto questo punto di vista si devono ricordare gli stanziamenti, che su proposta del titolare del dicastero dell’istruzione sono stati deliberati dall’Esecutivo. Oltre i primi 300 milioni, vanno infatti registrati: 500 milioni per il trasporto scolastico, 400 milioni per assumere insegnanti e personale per il potenziamento delle competenze, altre risorse, 270 milioni, vanno agli enti locali per interventi di edilizia leggera o per l’acquisizione sia pur temporanea di spazi sostitutivi per la didattica.

Come si può ben vedere il Governo ha messo a disposizione ingenti somme, che gli uffici ora devono impegnare,utilizzandole.

A questo punto, guardando il calendario – manca infatti un mese all’inizio dell’attività – tutto si sta muovendo con le necessarie tempistiche utili per rispetto delle scadenze? Nei genitori, negli studenti c’è un grosso dubbio, quello di un nuovo ritardo, che pur non essendo imputabile al ministro, sicuramente potrebbe trovare il suo fondamento, nel sistema scuola, che non ha ancora acquisito l’elasticità necessaria per far fronte alle emergenze che è chiamato ad affrontare.

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Gli insegnanti e il Green pass

Un terzo cattivo pensiero. Poiché la gestione dell’attività scolastica richiede – ed è questa una considerazione abbastanza ovvia – la presenza di personale, che a vario titolo interviene nella vita delle strutture educative, si rende necessario ogni anno un protocollo tra ministero ed organizzazione sindacali rappresentative dei dipendenti.

Anche nel mese di agosto 2021, come già detto sopra, l’incontro – confronto tra le parti c’è stato. Ne è sortito un documento con un titolo altisonante, che recita “Protocollo d’intesa per la ripresa in sicurezza”. Dalla lettura del testo sottoscritto si ricava una riconferma ed una esplicitazione ulteriore – se mai ci fosse stata la necessità – di tutta una serie di regole per tentare di garantire le lezioni in presenza. Ma non è questa la genesi del cattivo pensiero, il terzo e più grave.

Desidero invece qui riprendere la questione del Green pass. Sull’argomento infatti è talmente sfumata la descrizione nel protocollo, che per ridefinire i contorni di questa linea operativa talmente vaga è stato necessario, con una serie di comunicati, l’intervento del ministro in persona e della Presidenza del Consiglio.

A mio avviso tutto questo è la prova della presenza di posizioni corporative nelle strutture operative del ministero più forti della volontà del governo. In sintesi ecco i punti essenziali della questione. Premesso che un provvedimento governativo precedente all’incontro ministero – sindacati della scuola aveva introdotto l’obbligo del green pass per tutto il personale della scuola, sanzionando la mancata esibizione del documento con la sospensione dell’attività del soggetto inadempiente con relativa decurtazione dello stipendio, il protocollo prevede invece un percorso graduale, con diversi passaggi intermedi, per arrivare alla soluzione finale, che sostanzialmente indebolisce l’efficacia della norma, con un’ applicazione della stessa all’italiana.

Il tutto non viene ovviamente detto in modo esplicito ma viene introdotta una soluzione alternativa ed edulcorata: l’inadempiente deve sottoporsi al tampone. In un primo momento, ma poi Ministro e Presidenza del Consiglio hanno smentito, addirittura il tampone era a spese dello Stato.

Proprio su questa parte del protocollo voglio fermarmi per esprimere il totale dissenso sul contenuto. Si tratta di un contenuto sostanzialmente contra legem a tutti gli effetti. La volontà del legislatore è molto chiara: tutto il personale pubblico a contatto con gli utenti – personale della scuola statale compreso – deve essere vaccinato e di conseguenza deve essere in grado di produrre il relativo documento attestante l’avvenuta vaccinazione.

Aggiungo anche una sottolineatura: questa impostazione non rappresenta un capriccio dei governanti. A favore di questa linea operativa si è espresso il Comitati Tecnico Scientifico e di conseguenza trova nella scelta scientifica il suo presupposto. Come in altre circostanze ho già sostenuto l’art. 32 della Costituzione giustifica la vaccinazione e la rende possibile sotto tutti i punti di vista.

Posso portare una testimonianza personale a questo proposito dell’ interpretazione da dare al precitato articolo. L’estensore materiale di questo punto costituzionale, l’on. Aldo Moro, parlando di questa limitazione ci disse in un convegno di studio che la frase tanta invocata a torto da alcuni giuristi, per giustificare il rifiuto del vaccino, è stata introdotta proprio per rendere obbligatorio il vaccino contro il vaiolo. Guardando il protocollo nasce il dubbio legittimo anche dell’esistenza di un potere sindacale che tende a superare le linee generali poste nell’interesse collettivo. E questo è il terzo cattivo pensiero di mezz’estate.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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