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Scuola: dopo un mese una fotografia

In settembre le porte delle scuole italiane si sono riaperte, dopo la drammatica interruzione dell’anno passato; nelle prime due settimane si sono svolte le attività di recupero per gli studenti ritenuti bisognosi di revisione di qualche parte dei programmi, a partire dalla seconda metà del mese è ripresa ed è in corso l’attività didattica ordinaria.

È possibile quindi fare un quadro, sia pur provvisorio, della situazione e nello stesso tempo contribuire ad offrire all’opinione pubblica gli elementi per valutare le caratteristiche degli interventi adottati dagli enti preposti al fine di affrontare in modo efficace le emergenze legate all’attuale difficile e non del tutto superata situazione sanitaria.

Con equilibrio allora tutto va valutato, perché, come già in altre circostanze ho affermato, le problematiche della scuola non sono una prerogativa di maggioranza o minoranza parlamentare: la scuola rappresenta uno strumento molto importante per tutta la comunità, per tutto un popolo, quindi come bene comune va curato dalle istituzioni senza contrapposizione di parte. Fatta questa premessa vediamo luci ed ombre.

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Le luci

Innanzi tutto si deve prendere atto che il nuovo anno scolastico è iniziato con “l’attività didattica in presenza” in base agli impegni assunti dall’autorità competente, anche se questa formula è stata applicata a singhiozzo e non ovunque e quindi in modo non soddisfacente. Il fatto però che si può registrare è che lo sforzo di andare nella precitata direzione è stato compiuto e quindi i profeti di sventura sono stati smentiti. Non solo, è doveroso riconoscere che sono stati compiuti molti tentativi, alcuni andati a buon fine, per rendere applicabile il complesso di norme di tutela della salute nelle scuole, quelle norme cioè che prevedono il distanziamento, l’utilizzo delle mascherine e l’igiene personale.

Si è registrata, è vero, qualche difficoltà ma si deve registrare anche un’ampia serie di risultati positivi. È opportuno anche aggiungere che sostanzialmente è stata ottenuta una sintonia tra il governo centrale e gli enti locali, perché sono stati effettuati puntuali interventi da parte delle amministrazioni comunali e provinciali, che, superando un atteggiamento di inerzia assai diffuso nel passato, hanno scelto di affrontare i problemi, spesso gravi, collegati agli edifici scolastici. Di fronte a questi risultati sostanzialmente positivi, vanno però collocati elementi negativi.

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L’ombra grave: le nomine dei docenti

Fermarsi a quanto vi è di positivo significa offrire un’analisi non completa. Il più grave problema non affrontato con la dovuta tempestività e competenza, come l’urgenza invece richiede e che fa registrare un ritardo molto dannoso al sistema scolastico, è quello degli incarichi di docenza.

Ancora una volta si deve prendere atto di un pessimo funzionamento della macchina ministeriale sia a livello centrale che a livello periferico. Oggi infatti si constata un assai discutibile, e, in qualche caso, vergognoso ritardo nelle procedure delle nomine dei docenti, ritardo collegato spesso all’introduzione di regole, che in modo intempestivo modificano le operazioni in corso.

Prova ne è che recentemente un giudice del lavoro del Tribunale di Cagliari con una sentenza, che potrebbe produrre effetti devastanti, ha giustamente sancito l’inserimento immediato nell’attività didattica per un insegnante vincitore di un concorso, a sua volta oggetto di ricorso davanti al TAR, ma in attesa di assegnazione di cattedra proprio per la precitata impugnativa. Tutte queste procedure concorsuali potrebbero essere superate con percorsi rapidi, che forse non piacciono a qualcuno per motivi di gestione del potere.

Qualche giurista poi, per sostenere la necessità dei concorsi, ha richiamato anche il principio costituzionale, che prevede l’immissione nella pubblica amministrazione solo mediante concorso. A questi giuristi bisogna rispondere che il termine “concorso” rappresenta ed indica un contenitore nel quale il legislatore ordinario può mettere il contenuto più opportuno e magari, nel rispetto della trasparenza, in alcuni casi può scegliere una strada diversa. Non a caso l’art.97 della Costituzione aggiunge, dopo aver affermato il principio generale, “ salvo i casi stabiliti dalla legge”.

Tra l’altro nella nostra storia repubblicana esiste un precedente molto significativo, attuato nella seconda metà degli anni settanta del Novecento per affrontare i problemi della disoccupazione giovanile dall’allora ministra del Lavoro Tina Anselmi: lei per rispondere alle aspettative delle giovani leve, predispose un testo legislativo idoneo a favorire il loro rapido ingresso nella PA non con prove concorsuali, ma con una serie di momenti formativi, che le sostituivano. Fino a poco tempo fa negli uffici pubblici erano presenti ancora funzionari assunti con la procedura Anselmi.

Altre ombre minori

Se quello della nomina dei docenti rappresenta la situazione negativa più importante, si possono registrare anche altri problemi, che sono meno pesanti, in quanto destinati in tempi ravvicinati a trovare la quasi naturale soluzione. In questi casi l’unica sottolineatura negativa consiste nel fatto che si è perso troppo tempo per imboccare la via dell’eliminazione.

Mi riferisco ad esempio all’acquisto dei banchi a rotelle che, secondo il commissario ad acta, dovevano essere pronti per la metà di settembre. Tutti i benpensanti sapevano che era impossibile la consegna, tenuto conto dell’enorme quantitativo richiesto, di questi arredi per quella data ed erano anche convinti, i benpensanti, che l’alto funzionario “mentiva sapendo di mentire”.

Confesso che questo modo di fare non mi piace, anche se capisco la ragione politica del comportamento adottato. Alla data odierna le consegne sono in parte fatte e la questione entro dicembre sarà risolta. Altre difficoltà, cito le mense scolastiche ed i trasporti degli alunni, ci sono state e ci sono ancora ma, sembra, in fase di eliminazione.

Considerazione conclusiva

Mi sembra che il buon senso istituzionale sia molto più utile delle denunce urlate, ma sterili, perché “fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce”. L’importante è curare la foresta che cresce.

Prof Franco Peretti
Esperto progetti formativi

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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