• CRONACHE

Sequestrato e picchiato per un falso profilo Instagram

NAPOLI. Prelevato sotto la minaccia di una pistola, portato in un terreno nelle campagne di Villa Literno, nel Casertano, con una corda al collo e poi legato con lo scotch al tronco di un albero dalla testa ai piedi da tre fratelli che lo hanno violentemente picchiato per un falso profilo Instagram con la foto ‘taroccata’ di uno dei tre con una parrucca in testa. Ore di terrore per un 31enne di Casapesenna giudicato guaribile in 20 giorni per ecchimosi varie. I tre sono stati denunciati per sequestro di persona e lesioni personali. Una fune, una pistola a tamburo e le mani. Sono le armi usate dai tre fratelli che quasi hanno ucciso Vincenzo.

L’incubo è iniziato nel primo pomeriggio di mercoledì. Uno dei tre ha chiamato Vincenzo e lo ha invitato a prendere un caffè, in un bar di Casapesenna. Una volta alla caffetteria, Vincenzo si è reso conto della vera natura di quell’invito, ma ormai era troppo tardi. I tre fratelli lo hanno costretto a salire nella loro auto. Vincenzo era sul sedile passeggero anteriore. Uno dei fratelli gli ha legato una fune intorno al collo. E ha iniziato a stringere sempre più forte. Fino quasi a soffocarlo. Poi si sono diretti verso San Marcellino. Gli hanno detto che lo avrebbero legato dietro la macchina con una corda e trascinato per tutto il paese. Come un loro zio fece, vent’anni fa, per uccidere un suo parente. Fortunatamente non ne hanno emulato le gesta, ma non si sono fermati. Raggiunta una zona isolata, lo hanno fatto scendere e hanno iniziato a colpirlo sul volto a pugni, minacciando di ucciderlo. Uno dei tre continuava a puntargli la pistola contro. Vincenzo ha perso i sensi. Lo hanno caricato in macchina e credevano che fosse morto. Ma poco dopo il ragazzo si è ripreso e li ha sentiti dire che avrebbero scaricato il cadavere nei canali dei Regi Lagni. I rantoli di Vincenzo hanno fatto sì che i tre s’accorgessero che era ancora vivo e hanno cercato di finire l’opera. Sono arrivati a Villa Literno e, all’altezza del ponte, lo hanno scaricato di nuovo dalla macchina, lo hanno legato con dello scotch marrone, di quelli da imballaggio, al tronco di un albero. Gli hanno preso il cellulare e lo hanno costretto a dir loro il codice di sblocco, in cerca di «prove» su quel profilo falso. E qui ancora botte, sempre sulla faccia, ancora e ancora, finché Vincenzo non ha di nuovo perso i sensi. Da questo momento in poi, i ricordi della vittima sono confusi. Ai carabinieri ha detto di aver sentito i suoi aguzzini programmare di scaricarlo davanti casa, poi cambiare idea nel timore che ci fossero le telecamere, infine lasciarlo per strada a Casapesenna. Dopo le botte, calci, pugni e colpi alla tempia con il calcio della pistola, i tre danno deciso di sottrargli il cellulare, le chiavi della vettura e di liberarlo, minacciando di essere pronti a legarlo con la corda alla macchina e a trascinarlo per il paese qualora si fosse rivolto ai carabinieri per denunciare l’accaduto. Il giovane, appena libero dalla morsa degli aggressori, ha chiesto aiuto e si è fatto accompagnare in ospedale ad Aversa.

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