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Sergio Marchionne, l’uomo e l’industriale, “l’italiano e l’americano”

Era stato insignito dal presidente della Repubblica Napolitano dell’onorificenza di Cavaliere del lavoro Segio Marchionne, l’industriale italiano, nato il 17 giugno 1952, che oggi avrebbe compiuto 67 anni. È trascorso quasi un anno dalla morte, avvenuta il 25 luglio del 2018, e dall’ultima apparizione pubblica, il 26 giugno 2018, quando aveva presenziato a Roma alla consegna di una Jeep Wrangler all’Arma dei carabinieri, pronunciando un discorso sui dazi degli Stati Uniti. Soltanto il giorno dopo, infatti, fu ricoverato a Zurigo per un’operazione alla spalla destra. Purtroppo non si riprenderà, tanto che pochi giorni prima della morte sarà sostituito nel ruolo di amministratore delegato di Fca, e di Ferrari (dove, in precedenza, aveva sostituito Luca Cordero di Montezemolo): da oltre un anno si stava curando per una grave malattia.

L’ex presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, con a fianco l’ex ministro Pier Luigi Bersani, consegna le insegne di Cavaliere del lavoro a Sergio Marchionne

La notorietà di Marchionne è data dal fatto di aver rinnovato profondamente la Fiat, oltre ad aver ricoperto cariche nei consigli di amministrazioni e nella presidenza di marchi quali Fiat Chrysler Automobiles, Fca Italy e US, Ferrari, Fondazione Agnelli, e molti altri, essendo, inoltre, stato inserito nel 2011 dal Time nell’annuale elenco delle cento persone più influenti al mondo. Da Chieti la famiglia Marchionne si spostò per lavoro in Canada, dove l’industriale si laureò due volte, in Filosofia e Giurisprudenza, conseguendo anche un master. Ricoprì diversi ruoli, da avvocato a esperto fiscale, lavorando in numerose aziende, e ottenendo ottimi risultati. Nel 2004 diventò amministratore delegato del gruppo Fiat. Durante la sua amministrazione il gruppo lanciò nuovi modelli, tra cui l’Alfa 159, la Fiat Nuova 500, la Grande Punto, l’auto più venduta in Italia nel 2006 e nel 2007, ma, lo stesso Marchionne, portò anche al ridimensionamento, o alla chiusura, di alcuni stabilimenti.

sergio marchionne

Al “Fatto Quotidiano” l’ex sindacalista torinese Giorgio Airaudo dichiarava nel 2018 a proposito di Sergio Marchionne: «Devono (gli Agnelli) tutto a Marchionne. Nella storia dei manager Marchionne verrà ricordato per aver preso un’azienda fallita e acquistato con quella azienda un’altra che stava fallendo per poi farne un gruppo internazionale salvando il suo azionista. Penso siano esistiti due Marchionne. Il primo è il Marchionne che arriva in Italia e prende un’azienda che tecnicamente era da libri contabili da portare in tribunale. È quello che io chiamerei Marchionne l’Italiano, il manager che recupera uno spirito nazionale, ritorna a parlare di prodotto, che gira gli stabilimenti, che mangia in mensa con gli impiegati, va a vedere come si fanno le singole lavorazioni. Aneddoti memorabili da questo punto di vista. C’è un Marchionne che in una prima fase faceva coincidere l’interesse nazionale, l’interesse del mantenimento degli stabilimenti con il rilancio del marchio Fiat e dei suoi prodotti. Nella seconda fase la priorità diventa internazionale e diventa denazionalizzare la Fiat. In qualche modo farla diventare un’impresa apolide. Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, resta solo un acronimo: la Lancia non si produce più, i prodotti Fiat sono minimi e anzi è stata usata la rete distributiva e produttiva di Fiat per produrre Jeep. Per questo secondo Marchionne, guardando agli Stati Uniti, l’Italia è diventata periferica», sottolineando che, a parer suo, la responsabilità di aver indebolito l’industria automobilistica italiana è stata della politica.

Simona Cocola

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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