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Sorprendiamoci quando un assessore prende la mira e spara

Riflessioni sulle sparatorie accadute nella notte del 20 luglio a Voghera e Taranto: similitudini e differenze

Nella notte del venti luglio scorso si sono verificate due sparatorie, una a Voghera sonnacchioso paese nella provincia di Pavia, già famoso per aver dato i natali alla casalinga simbolo della donna media italiana e l’altra a Taranto tristemente nota per i veleni dell’Ilva e la sua economia depressa.

A Voghera l’omicidio è stato commesso dall’assessore Massimo Adriatici, assessore leghista alla sicurezza e quindi persona con il preciso scopo di garantire la tranquillità dei cittadini. L’assessore è stato aggredito dal 39enne marocchino Youns El Boussettaoui che dopo aver disturbato i clienti di un bar lo ha colpito con un pugno e Adriatici, secondo un testimone dell’ultima ora, avrebbe preso la mira per poi sparargli un colpo di pistola e ucciderlo.

A Taranto il tentato duplice omicidio all’interno di una discoteca all’aperto è stato commesso da un trentasettenne pregiudicato tarantino che dopo una lita per motivi di droga ha iniziato a sparare all’impazzata, ferendo dieci giovani ma senza uccidere per puro caso nessuno. Il primo è agli arresti domiciliari difeso dalle forze politiche a lui vicine che lo scusano perché a loro dire si è trattato di legittima difesa. Il secondo è stato fermato ed è in stato di arresto. Non lo ha difeso nessuno, rientra nei quotidiani casi di malavita. Due esseri umani agli antipodi con tre elementi in comune: la data degli eventi, l’uso improprio di armi e l’istinto omicida.

L’uso improprio delle armi in Italia si è cercato di arginarlo con regole stringenti nel conseguimento del porto d’armi diversamente da quanto accade negli dagli Stati Uniti. Eppure più gli anni passano, più il timore dello straniero cresce e più questo permesso di portare e usare le armi viene elargito con facilità per non dire con faciloneria.

Massimo Adriatici

Chi è Massimo Adriatici

Massimo Adriatici oltre al suo ruolo di assessore, è stato definito da Matteo Salvini “Un docente di diritto penale, ex funzionario di polizia e avvocato penalista noto e stimato in tutta la città.” Tutto vero ma in paese viene chiamato “Lo sceriffo” e chi lo conosce bene lo ha definito un esaltato, quindi possiamo dire senza errore che è stato permesso l’uso delle armi ad un personaggio discutibile e difatti a Voghera nessuno si è meravigliato per quanto accaduto. Tutto faceva prevedere che Adriatici un giorno quell’arma l’avrebbe usata a sproposito e magari proprio con una persona come Youns El Boussettaoui, uno straniero, emarginato e con problemi mentali. E’ nota la sua antipatia nei confronti dei mendicanti ai quali voleva proibire di esistere per non turbare la sicurezza dei cittadini.

Ma se non è bene condannare un uomo nella notte più nera della sua anima, nemmeno è incoraggiante constatare come si cerchi di giustificarlo. Non esistono scuse: sparare a persone disarmate è male. Se il pregiudicato tarantino suscita solo sconcerto, biasimo e desiderio di punizione, l’assessore sceriffo fa leva sul senso borghese della rispettabilità e lo si deve salvare ad ogni costo, anche se ha ammazzato uno scocciatore, intemperante e persino pericoloso ma comunque disarmato.

Sia ben inteso, non vogliamo giudicare e neppure raccontare quanto siamo scandalizzati, perché da cittadini del mondo ormai da varie primavere abbiamo visto fatti peggiori, però permettiamoci ancora di sorprenderci. Sorprendiamoci per il controsenso che imperversa sul nostro paese come un maestrale perenne.

Stupiamoci perché chi ha un bagaglio professionale e umano che gli permette di valutare la sue azioni e la riflessione atta a scongiurare il peggio, viaggia con una pistola in tasca ed è pronto ad usarla al primo pretesto, nei confronti di persone socialmente fragili. Perché da anni in questo nostro povero paese, chi deve dare l’esempio è il primo a disattendere il suo ruolo e forse per questo ottiene il favore di molti. Quando questo accade in un paese cosiddetto civile qualcosa si è guastato o forse non è mai andato come doveva.

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Valentina Roselli

Laureata in Scienze Politiche, giornalista, ha iniziato come cronista per importanti testate nazionali e locali, ha collaborato con alcuni periodici di attualità occupandosi di politica ed è stata direttrice editoriale del quotidiano "Notizie Nazionali". Negli ultimi anni ha lavorato come ghostwriter e ha collaborato ad inchieste giornalistiche di attualità per radio e tv online.

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