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Tamberi vola più in alto di tutti e conquista l’oro europeo

GLASGOW. Quella che vi vogliamo raccontare non è semplicemente una storia di sport, è la storia di un ragazzo di ventisette anni che ha dimostrato all’Italia intera quanto possa essere importante la forza di volontà. Non tutti ricorderanno che il 15 luglio 2016, esattamente un mese prima dell’inizio dell’Olimpiade di Rio de Janeiro, Gianmarco vince la gara di salto alto in alto dell’Herculis, meeting internazionale del Principato di Monaco, migliorando il record italiano con 2,39 m. L’atleta marchigiano non si accontenta, sa che nella vita non bisogna porsi dei limiti, quelli esistono solo nella nostra testa e sono nati per essere superati. Vuole dimostrare a se stesso e al pubblico che può fare di più e tenta di superarsi provando i 2,41, ma al secondo tentativo qualcosa non va e si infortuna alla caviglia sinistra compromettendo la propria partecipazione ai Giochi Olimpici. La notte tra il 15 e il 16 luglio non chiude occhio, rappresenterà uno di quei momenti che faticherà a dimenticare per il resto la vita. E’ avvilito, manda un messaggio agli amici nel quale afferma che “è proprio finita“, mentre ai tifosi su Instagram non riesce ad esprimere sino in fondo lo sconforto che lo attanaglia nel profondo dell’anima e lancia un messaggio di flebile speranza scrivendo di incrociare le dita. Ma quelle migliaia di dita incrociate non sono servite a cambiare l’esito della diagnosi: lesione parziale del legamento deltoideo della caviglia sinistra, senza fratture ossee. L’Olimpiade è finita prima ancora di cominciare. Il sogno di una vita di infrange sul più bello. L’evento al quale tutti gli atleti sognano di partecipare almeno una volta nella vita si allontana improvvisamente pur avendo meritato in pedana di poterne fare parte a pieno titolo. Il numero 1 del ranking mondiale dovrà guardare dal divano di casa i colleghi gareggiare per l’oro. Avrebbe fatto di tutto per poter indossare al collo quella benedetta medaglia, motivo d’orgoglio per se stesso e per una nazione intera. Sudore, fatica e sacrificio non sono serviti a nulla, uno strano scherzo del destino ha deciso che per il saltatore marchigiano non era giunto il momento adatto per salire “sull’olimpo degli dei dello sport“.

Sono passati due anni e mezzo da quello sfortunato evento. Gianmarco ha lavorato duramente per poter tornare al massimo della forma. Passare dalla prima posizione assoluta mondiale (2015/16) alla 35esima nel giro di un anno, è una botta psicologica tremenda per qualsiasi atleta. Ci sono lezioni nello sport come nella vita dalle quali non si può far altro che farne tesoro. Ricordate la famosa citazione in Rocky V nel quale il protagonista afferma: “Né io, né tu, nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti… così sei un vincente! E se credi di essere forte lo devi dimostrare che sei forte!” Tamberi dopo anni di lacrime e sofferenza ha fatto tesoro dell’esperienza, ha capito che chi salta oltre due metri d’altezza quando atterra se sbaglia cade da più in alto e di conseguenza si fa più male; ma dopo la fragorosa caduta è riuscito a trovare la forza di rialzarsi e ricominciare a lottare, dimostrando di essere più forte di prima, ha superato difficolta che la maggior parte delle persone non sarebbe stata in grado di fare e sabato 2 marzo 2019 ha deciso che era giunto il momento di raccogliere i frutti del lavoro.

Ottiene una vittoria limpida, cristallina, librandosi a 2,32 mt. , misura che eguaglia il primato europeo già nelle sue mani. L’Italia rimette piede sul gradino più alto della manifestazione a sei anni dall’ultima volta, quando nell’edizione di Goteborg 2013 vinse Daniele Greco nel salto triplo. E guardando la storia della specialità, è la terza volta che un italiano sale sul podio dell’alto in questa manifestazione, dopo il bronzo di Massimo Di Giorgio (1983) e l’argento di Silvano Chesani (2015). Il primo oro nella storia italiana di salto in alto, un record assoluto che nessuno potrà mai cancellare nella storia. Dopo i fatti è il momento delle parole: “C’è troppa emozione dopo due anni e mezzo impossibili tra lacrime e frustrazione – dichiara nel dopo gara – Finalmente ci siamo, si riparte da qui, sono tornato, ma lo sapete che non mi accontento. Dopo quello che ho passato essere qui a fare queste cose, da favorito, e poi fermarmi, non è qualcosa che conosco. I salti che ho fatto dopo i 2,32 e i tentativi a 2.36 dopo aver vinto una medaglia d’oro, mi hanno convinto su quanto valgo esattamente in questo momento. Mi dispiace non aver avuto qualcuno che mi accompagnasse a misure ancora maggiori e che mi stimolasse a saltare ancora più in alto. Ci ho provato anche a 2,36 ma dopo aver messo la medaglia d’oro al collo era difficile trovare di nuovo le motivazioni. Avevo un sorriso dentro che mi diceva “goditi questo momento”. Non sono io che galvanizzo il pubblico: loro galvanizzano me. Io scendo in pedana sorridente, sono me stesso, mi diverto come la gente si diverte con me. Io condivido tutto e quando vinciamo lo facciamo tutto insieme. È una vittoria che dedico a tutta l’Italia, il Paese più bello del mondo. Non sapete cosa significhi per me indossare questa maglia azzurra, trovo un’energia dentro che è pazzesca. Tra pochi mesi ci saranno i Mondiali e voglio ripartire per correggere gli errori, e salire sempre più in alto”.

Caro Gianmarco ora che sei tornato a volare non ti fermare perché tutta una nazione ti guarda, rappresenti un motivo di orgoglio per un Paese che spesso tende a piangersi addosso, mentre invece dovrebbe guardarti come esempio di uomo che ha saputo reagire alle difficoltà, nonostante le lacrime non si è mai demoralizzato e ha dimostrato che con impegno e sacrificio si possono raggiungere mete insperate. Oggi da ragazzo sei diventato uomo o forse lo sei sempre stato. L’immagine più significativa è rappresentata dal tuo viso, metà con la barba e metà senza, quasi a rappresentare il fatto che ogni uomo può rappresentare tutto e il contrario di tutto: il giovane e l’adulto, il debole e il forte, il buono e il cattivo, il perdente ed il vincente. In questa serata scozzese hai fatto la tua scelta.

“Solo chi osa vola alto”. Tu hai osato e hai volato dove nessuno è stato in grado di raggiungerti.

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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