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Manuel Bortuzzo potrebbe tornare a camminare grazie a una tecnica “wireless”

ROMA. Una nuova tecnica, sperimentata in Svizzera, potrebbe dare una speranza al futuro di Manuel Bortuzzo, il nuotatore di 19 anni vittima di un agguato lo scorso mese di febbraio che gli ha compromesso l’uso degli arti inferiori. La speranza è legata ad una tecnica di stimolazione elettrica del midollo spinale “wireless” che ha consentito sino ad oggi ad alcuni pazienti paraplegici di tornare a camminare. Oggi a Roma se dibatterà in un convegno tenuto dalla dottoressa Jocelyne Bloch, neurochirurgo al Policlinico universitario di Losanna, braccio destro di Gregorie Courtine titolare della cattedra della fondazione internazionale paraplegici. Proprio su questa coppia di svizzeri è riposta la speranza di migliaia di persone che hanno smarrito uno dei doni più grandi: il cammino. Nella sala convegni della Fondazione Santa Lucia verrà presentato lo stato di avanzamento delle loro promettenti ricerche sul recupero motorio di pazienti con lesioni midollari. Fra il pubblico, ci sarà anche Franco Bortuzzo, papà del giovane nuotatore.

“E’ prematuro parlarne – ribadisce la professoressa Bloch – ma potenzialmente Manuel potrebbe rispondere al trattamento”. Certo è, ribadisce sempre la studiosa elvetica, il caso di Manuel è “complesso”, poiché la lesione spinale è stata determinata da un proiettile. “Al momento, dunque, non c’è alcuna certezza del fatto che la tecnica di stimolazione ‘wireless’ possa essere utilizzata per il giovane italiano. Tuttavia, sulla base dei dati ad oggi noti, il giovane nuotatore italiano potrebbe rientrare nella tipologia di casi potenzialmente rispondenti al trattamento”.

Manuel Bortuzzo potrebbe recuperare l’uso degli arti inferiori

I risultati finora ottenuti con la tecnica definita Stimo (STImulation Movement Overground), lasciano infatti ben sperare: altri tre pazienti paraplegici hanno ricominciato a camminare in modo autonomo grazie all’utilizzo della stimolazione wireless. Nel 2018 il gruppo di ricerca svizzero, in uno studio su Nature, aveva annunciato per la prima volta i risultati della sperimentazione che aveva permesso alle prime tre persone paraplegiche di tornare a camminare. Ad oggi sono complessivamente sei i pazienti che hanno recuperato la funzionalità delle gambe paralizzate

“La tecnica di stimolazione elettrica epidurale – conclude la dottoressa Bloch – consiste nell’applicazione di elettrodi nella zona lombo sacrale. E’ generata dallo stesso apparecchio usato anche per la cura del dolore cronico e viene rilasciata in tempo reale. Gli elettrodi sono piazzati in punti specifici in modo che possano attivare certi muscoli necessari per il movimento rispettandone la cinetica. Fino ad oggi, è stato meraviglioso vedere le espressioni di persone che credevano di non potersi più alzare dalla sedia a rotelle e che invece si guardano le gambe e sorridono”.


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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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