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Thyssenkrupp, i manager tedeschi ad un passo dal carcere, forse

TORINO. L’esecuzione della pena per i due imputati tedeschi condannati in Italia per il rogo alla Thyssenkrupp del 2007 “è imminente” e si tratterà di “carcere”. Lo ha detto Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte, alla luce di una comunicazione ricevuta da Eurojust.

Gli ultimi ricorsi dei due condannati (i manager Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz) erano stati respinti da un’Alta corte tedesca il 23 gennaio 2020. L’emergenza sanitaria, scattata a marzo anche in Germania, aveva però rallentato il procedimento.
   “La giustizia che volevamo noi non è questa, la vera giustizia ce la darà Dio”. Rosina Platì, mamma di Giuseppe De Masi, uno dei sette operai morti nel rogo della Thyssen, commenta così la notizia che i due manager tedeschi condannati per la tragedia del 2007 andranno in carcere. “Li vogliamo vedere in carcere davvero. Troppe volte ci hanno dato questa notizia e non sono mai entrati”, aggiunge la donna. “Intanto scontino la pena loro inflitta. La vita dei nostri ragazzi non vale pochi anni di carcere, sono ancora arrabbiata…”. La ThyssenKrupp è un’azienda tedesca, la più importante azienda d’Europa nel settore siderurgico.

Tra le molte società che controlla c’è la Acciai Terni, i cui stabilimenti di Terni e Torino nel 1994 sono stati privatizzati e acquistati in parte da imprenditori italiani e in parte proprio dalla ThyssenKrupp. Ieri la Corte d’Assise di Torino ha condannato a 16 anni e mezzo di reclusione l’amministratore delegato della ThyssenKrupp, Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario. Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento di Torino, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, membri del comitato esecutivo dell’azienda, sono stati condannati a 13 anni e 6 mesi per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione delle cautele antinfortunistiche. Daniele Moroni, membro del comitato esecutivo dell’azienda, è stato condannato a 10 anni e 10 mesi. Tutto per quanto accaduto la notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007. Poco dopo l’una di notte, sulla linea 5 dell’acciaieria di Torino, sette operai vengono investiti da una fuoriuscita di olio bollente, che prende fuoco. I colleghi chiamano i vigili del fuoco, all’1.15 arrivano le ambulanze del 118, i feriti vengono trasferiti in ospedale. Alle 4 del mattino muore il primo operaio, si chiama Antonio Schiavone.

Nei giorni che seguiranno, dal 7 al 30 dicembre 2007, moriranno le altre sei persone ferite in modo gravissimo dall’olio bollente: si chiamavano Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino. Degli operai coinvolti nell’incidente, l’unico superstite e testimone oculare si chiama Antonio Boccuzzi: lavora nella Thyssen da 13 anni, è un sindacalista della UILM, il suo ruolo sarà centrale nella denuncia delle colpe dell’azienda. “Finalmente una buona notizia. Da una parte il no alla semilibertà, dall’altra, forse, la fine di una vicenda che dura 12 anni e mezzo”. Così Antonio Boccuzzi, ex deputato, unico sopravvissuto al rogo della Thyssen che nel 2007 provocò la morte di sette operai. “È una ferita che oltre a non chiudersi si infetta continuamente. Vedere queste persone condannate condurre la loro vita normale, dà un senso di ingiustizia profonda”.  Dopo tutti questi anni, troppi, sarebbe ora di chiudere il cerchio almeno sotto il punto di vista della giustizia. Niente e nessuno potrà spegnere il ricordo di quelle fiamme e di quelle urla, la nube nera che si alzò su Torino…Ora foto che ingialliscono, foto di abbracci e sorrisi…ricordi che nel cuore dei propri cari sono ogni giorno più vivi, più presenti. Voci che chiedono giustizia.

Norbert Ciuccariello

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Norbert Ciuccariello

Classe 1976, fondatore del quotidiano web nazionale il Valore Italiano e del quotidiano locale Torino Top News. Oltre a ricoprire l'incarico di editore e giornalista pubblicista è un imprenditore impegnato nel settore della moda e della contabilità.

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