• CRONACHE

Treviso, papà uccide figlio di 2 anni e si toglie la vita: le ragioni

Quanto hanno pesato la paura e la disperazione in questo folle gesto? Egidio Battaglia, 43 enne trevigiano, non ha retto alla diagnosi sulla malattia del figlio e temendo di non potergli dare il futuro che aveva immaginato ha preferito strangolarlo e togliersi la vita. Una scena raccapricciante quella che si sono trovati dinanzi i vigili del fuoco, che allertati dal nonno che aspettava figlio e nipote per pranzo, hanno dovuto constatare che le paure dell’anziano erano purtroppo reali. Il figlio ormai ossessionato dal sapere che il bimbo era autistico, ha ceduto alla disperazione, ha strangolato il bambino e poi si è ucciso dopo essersi inferto alcuni colpi alla gola con un coltello. Sul tavolo, per la moglie che era al lavoro, un biglietto di quella che a suo dire poteva essere una valida spiegazione.

Seguiranno i dettagli e la ricostruzione dell’evento, inoltre sulla tematica strettamente collegata all’ambito della disabilità è intervenuta con un post su Facebook Erika Stefani, neo ministro della disabilità, che ha promesso massimo sostegno alle famiglie affette da questi problemi affinché sempre meno si sentano sole ed abbandonate e sempre meno possano arrivare a compiere gesti estremi. Vi racconteremo altresì di un papà, Luca Trapanese, 43 enne anch’egli, che ha deciso di sua sponte di adottare una bimba, Alba, con sindrome di Down e che racconta, come per lui, la disabilità non sia mai stata un problema, ma una nuova esperienza di vita.

Cosa ha pesato dunque sulla decisione estrema di Egidio, la malattia del figlio o il non riuscire a vedere la stessa con occhi diversi?

Treviso, padre uccide bimbo il figlio autistico di 2 anni e si accoltella

Non è riuscito a superare la disperazione di aver scoperto che il figlio di appena due anni aveva una forma di autismo grave, per Egidio Battaglia, residente con la moglie a Castelli di Godego, con cui era sposato felicemente da 4 anni, un colpo al cuore non sanabile.

Un’ossessione quella di non poter dare al figlio il futuro sognato che lo ha portato giorno dopo giorno, prima a manifestare le sue paure e poi a decidere di porre fine alla vita della sua creatura strangolandolo. Un gesto programmato, dato che Egidio ha aspettato che la moglie uscisse per recarsi, come ogni mattina presto, al lavoro e poi, prima di dare compimento al suo piano ‘liberatorio’, ha scritto una lettera che ha lasciato sul tavolo della cucina.

Come riporta Repubblica, Egidio ha scritto alla moglie le ragioni, se così si possono chiamare, che lo hanno indotto al gesto disperato: “Sono preoccupato per il suo futuro. Massimiliano è la migliore creatura che potesse venire al mondo, ma quando sarà grande e non avrà più i genitori, che cosa farà?”

A scoprire la tragica fine di figlio e nipote il nonno che preoccupato dal non vedere arrivare il figlio a pranzo alle 13:15, come erano soliti fare, ha avuto un brutto presentimento ed è corso nella loro palazzina, che distava solo 200 metri, suonando e non ricevendo risposta ha compreso ancor più che qualcosa non andava. Ha cercato una scala ed ha provato a guardare dentro, non vedendo nulla è rientrato nella propria abitazione per prendere il doppione delle chiavi, ma arrivato sul posto e non riuscendo comunque ad accedere nell’abitazione del figlio, la porta era bloccata dall’interno, ha deciso di contattare il 112 e di allertare i vigili del fuoco che quando hanno sfondato la porta, hanno trovato padre e figlio riversi per terra. Il bimbo strangolato, il papà con numerose ferite alla gola, poco distante il coltello usato. Gli investigatori non hanno dubbio sul fatto che si tratti di omicidio-suicido. La mamma allertata su quanto era avvenuto, ha avuto un malore ed è stata ricoverata.

Treviso, papà strangola il figlio di 2 anni e si uccide: non sopportava il bimbo fosse affetto da autismo

Chi li conosce afferma che non vi erano problemi di coppia, la famiglia era unita, e non vi erano nemmeno problemi economici, entrambi lavoravano, l’unico insormontabile problema per papà Egidio è stato lo scoprire che il bimbo era affetto da una forma grave di autismo e che non vi erano, a detta dei medici, possibilità di guarigione.

Per la mamma, che si è sentita male a seguito della notizia, oltre alle cure mediche è subito scattata l’assistenza psicologica.

Ci si interroga su cosa possa aver portato l’uomo a decidere per il futuro suo e di suo figlio: la disperazione, la paura di non avere il giusto supporto, lo sconforto di un figlio che avrebbe sempre dovuto dipendere da qualcuno? Difficile comprendere cosa possa portare un papà a decidere di togliere la vita al proprio figlio e uccidersi a propria volta, come a voler fermare il tempo al fine di preservare per sempre quel bimbo indifeso al suo fianco in una sorta di protezione ‘ultraterrena’. Chissà se un maggior supporto psicologico nei confronti dell’uomo avrebbe potuto evitare tale tragedia. In fondo non è affatto detto che un bambino autistico o con una patologia invalidante possa essere meno felice di un bimbo sano. Tutto dipende, in fondo, da come si vive la disabilità del proprio figlio, è noto che “Che quando si cambia il modo di guardare le cose, le cose che si guardano cambiano”.

Trapanese, la disabilità non è mai stata un problema è un’esperienza di vita

La dimostrazione viene da una bellissima storia, ormai nota a molti, di un genitore single che ha deciso di adottare una bambina down. Alba, questo il nome della sua bimba, gli è stata prima affidata nel 2018 quando aveva solo 28 giorni ed era stata abbandonata dalla mamma, per poi ottenere, dopo 1 anno, l’adozione.

Luca Trapanese, da sempre attivo nel volontariato, nel 2007 ha fondato l’associazione “A ruota Libera Onlus’ che si occupa proprio di seguire i disabili in età post-scolare, così descrive la sua esperienza: “La mia non è soltanto una sensibilità ma una consapevolezza. Per me la disabilità non è mai stata un problema, ma un’esperienza di vita. Ho iniziato a fare volontariato a quindici anni accompagnando i malati a Lourdes”, poi aggiunge nel corso di una delle sue interviste: “Quello che cerco di testimoniare con tutti è che Alba è una bambina come tutte le altre, felice, sana, allegra, pur con tutti i problemi che può avere. Un figlio sano non è di per sé garanzia di felicità. Mia figlia, nonostante la sindrome di down, è felice e rende felice me”.

Giusto comunque chi é a capo del Ministero della Disabilità, prenda in mano le situazioni di maggior fragilità e aiuti con supporto psicologico anche i genitori meno ‘forti’ di Luca a vedere le cose in una prospettiva ‘meno buia’ sapendo di non essere abbandonati dalle istituzioni, affinché nessuno più debba arrivare a sentirsi solo al punto di compiere gesti disperati come Egidio. Le parole della Stefani, neo ministro della disabilità.

Ministero della Disabilità, Stefani: non lasciare solo nessuno

La notizia del bimbo con problemi di salute strangolato dal padre, suicida, è lacerante. Dolore senza fine per questa vicenda che mostra drammaticamente come la sfida che coinvolge noi tutti sia monitorare le aree di disagio, fare rete sui territori per individuare le situazioni di sofferenza, potenziare la rete dei servizi per non lasciare solo nessuno.

Di fronte alla disabilità e alla malattia le famiglie devono avere la certezza di essere sostenute attraverso la progettazione di interventi condivisi ed erogati con continuità progettuale che va dai territori al governo centrale. Civiltà è adoperarsi tutti, al fianco delle istituzioni, affinché le famiglie e le persone non si sentano mai più sole. Lo sviluppo di progettualità con questi obiettivi deve coinvolgere tutte le realtà di sostegno, assistenza e la rete dei servizi.

È in questo contesto che intendo garantire il massimo coinvolgimento delle associazioni. Nessuno ha la bacchetta magica, ma oggi più che mai occorre far emergere le aree di sofferenza che rischiano di sfociare in drammi; occorre potenziare la rete dei servizi territoriali, prestare la massima attenzione ai temi e alle priorità. E per questo c’è bisogno dell’aiuto di tutti”.

In conclusione, speriamo che sempre più genitori possano avere la forza di Luca che non solo ha imparato a vedere la disabilità con occhi diversi, ma che da single ha deciso di sua volontà di adottare una bimba con sindrome di Down, per darle una vita migliore ed evitare rimanesse in una casa-famiglia. Un po’ come a dire che tutto è possibile, e che la gioia è dentro di noi, solo affrontando la vita in modo ‘positivo’ è possibile trovare ‘la luce in fondo al tunnel anche in quelle situazioni dove tutto pare ‘buio’.

Tags

Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

Articoli correlati