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Ungaretti, l’ermetico poeta scomparso 49 anni fa

Il 1° giugno 1970 muore il celebre poeta Giuseppe Ungaretti, nato l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto dai genitori toscani Antonio Ungaretti e Maria Lunardini, residenti per lavoro in Africa. Morto il padre, Ungaretti è allevato dalla madre, da una balia sudanese, e da Anna, un’anziana croata, che narra al piccolo molte fiabe. Conosce la letteratura europea sui banchi di scuola, mentre nel tempo libero frequenta la “Baracca rossa”, un ritrovo internazionale di anarchici. A Parigi s’iscrive alla facoltà di lettere della Sorbona, alloggiando in un piccolo albergo in rue Des Carmes. Nella capitale francese conosce Apollinaire, con cui stringe amicizia.

carteggio giuseppe ungaretti
Carteggio. Giuseppe Ungaretti

Nel 1915 pubblica sulla rivista italiana “Lacerba” le prime liriche, ma, chiamato alle armi, inizia a scrivere tutto “Il porto sepolto”, raccolta che contiene la poesia omonima, pubblicata presso una tipografia di Udine. Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario, aprendo la strada all’ermetismo, con liriche brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, e ricche di sentimenti forti. Tornato quindi a Roma e su incarico del Ministero degli Esteri, si dedica alla stesura del bollettino informativo quotidiano, mentre collabora per alcune riviste, e continua a scrivere, pubblicando “L’Allegria” e il “Sentimento del Tempo”, maturando liriche più lunghe. Tra riconoscimenti come poeta ufficiale, e una cattedra di Letteratura italiana in Brasile, Ungaretti prosegue nel suo lavoro di poeta, seppur la vita gli riserva grandi dolori come la perdita del fratello, a cui dedica “Se tu mio fratello” e “Tutto ho perduto”, e del figlio.

giuseppe ungaretti

Rientrato in Italia, Mondadori inizia a pubblicare le sue opere. In seguito è eletto presidente della Comunità europea degli scrittori, e tiene una serie di lezioni presso la Columbia University. A 80 anni riceve solenni onoranze da parte del governo italiano, festeggiato dal presidente del Consiglio Aldo Moro, e da Montale e Quasimodo. Escono due edizioni rare: “Dialogo”, piccola raccolta di poesie d’amore, e “Morte delle stagioni”, che comprende le stagioni della “Terra Promessa”, del “Taccuino del Vecchio”, e gli ultimi versi fino al 1966. Viaggia ancora tra America ed Europa, ma nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il primo giorno del nuovo anno, il 1970, scrive l’ultima poesia “L’impietrito e il velluto”. Invitato negli Stati Uniti per ricevere un premio all’Università di Oklahoma, si ammala, facendo rientro in Italia, dove resta fino alla morte, avvenuta il 1° giugno 1970.

Simona Cocola

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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