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Ambasciatore russo: “Preoccupati per armi italiane all’Ucraina”

L'ambasciatore russo in Italia presenta querela contro un articolo di un quotidiano italiano

L’Ambasciatore russo in Italia, Sergey Ravoz, ha improvvisato una conferenza stampa questa mattina davanti al tribunale di piazzale Clodio a Roma. Il rappresentante diplomatico si è recato di persona a depositare un esposto per istigazione a delinquere contro un articolo apparso sul quotidiano La Stampa.

“Nel 2020 vi abbiamo teso la mano”

L’ambasciatore si è detto preoccupato in particolare che gli armamenti italiani, inviati in Ucraina, saranno usati per uccidere cittadini russi. Razov ha poi fatto riferimento alla missione russa in Italia durante la pandemia: “Nel 2020 vi abbiamo teso la mano, ora qualcuno la morde“, le parole dell’ambasciatore rivolte agli italiani.

La missione anticovid di due anni fa

Si tratta della spedizione sulla quale l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato chiamato a riferire dal Copasir. “È stata una missione assolutamente tranquilla, i russi facevano solo quello che gli era stato detto di fare dai colleghi italiani. Adesso dopo due anni questa storia è riemersa forse per motivi di politica interna“, ha commentato Razov.

“Non stiamo colpendo i civili”

L’ambasciatore, che ha sempre chiamato la guerra “operazione militare speciale“, ha poi negato che la Russia stia colpendo i civili a Mariupol, e ha rilanciato la tesi, già sostenuta da Putin, di altrettante vittime civili in Donbass. “Io come ogni persona normale penso alle sofferenze dei civili con grande rammarico. Con lo stesso sentimento, negli ultimi otto anni ho visto quello che succedeva in Donbass, dove sono morte 14 mila persone tra cui tantissimi bambini“.

Da Putin nessuna minaccia di usare l’atomica

Quando finirà la crisi? “Prima finisce, meglio è. Sono in corso le trattative con l’Ucraina e speriamo in un esito positivo“. Razov ha poi rassicurato sull’eventuale uso delle armi nucleari, evocato da Putin e dal suo portavoce Peskov. “Non ho visto nessuna minaccia in questa dichiarazione, soltanto una riflessione di scenari possibili in caso di minacce per la sicurezza nazionale russa“.

L’avvertimento alla stampa italiana

Infine l’avvertimento alla stampa italiana, che poi era il vero scopo della sortita di Razov. “In qualità di rappresentante della Russia, provo rammarico e anche vergogna per questa caccia alle streghe che si sta conducendo con il mio Paese“. La querela presentata oggi si riferisce infatti al titolo di un articolo apparso sulla Stampa il 22 marzo: “Se uccidere Putin è l’unica via d’uscita“. Secondo Ravoz, si tratterebbe di apologia di reato e istigazione a delinquere.

Direttore La Stampa: “Non prendiamo lezioni da un regime illiberale”

Secca la replica del direttore de La Stampa, Massimo Giannini, all’ambasciatore russo: “Non prendiamo lezioni da un regime illiberale che fa strage di umanità e verità“. Il Comitato di redazione del quotidiano aggiunge: “L’esposto di Razov è un grave atto intimidatorio. La Federazione russa, paese dove la libertà di stampa è quotidianamente osteggiata, negata e repressa anche con azioni violente, non può essere certo d’esempio“.

Solidarietà a La Stampa

Messaggi di solidarietà al quotidiano torinese e al suo direttore Massimo Giannini sono arrivati da diverse forze politiche. “Avanti senza censure” scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Razov sappia che qui, per i giornalisti liberi, una querela dal regime di Mosca è una medaglia da appuntare sul petto“, scrive il leader di Italia viva Maurizio Lupi. “Solidarietà e sostegno” dal segretario del Partito democratico Enrico Letta. Per Carlo Calenda, la querela di Razov è “grottesca“.

Emanuele Iacusso

Classe 1971, studi di filosofia, giornalista professionista. Si occupa da 20 anni di politica, come assiduo frequentatore di Palazzi romani. Ha lavorato lungamente in radio e in televisione, presso importanti network nazionali. Tra le passioni i motori, l'astronomia e lo sport.

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