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Bambini, il benessere passa anche attraverso la Play Therapy

TIl gioco, l’attività più divertente di sempre e svolta da tutti, che siano essi bambini, adulti o animali. Il gioco che attraversa tutta l’infanzia, che ci accompagna in ogni tappa di crescita; il gioco che crea un ponte tra la realtà e la fantasia. Dalla notte dei tempi, i bambini hanno sempre giocato. Ma “giocare” non significa solo divertirsi, è molto più di questo: giocare significa anche esprimersi, sperimentare, è un modo per conoscere se stessi e gli altri.

Il gioco è così importante che viene utilizzato anche come strumento terapeutico da molti professionisti, in quanto è un fattore molto importante per lo sviluppo psicofisico di un individuo. Chiunque può affermare che il gioco produce benessere, cura e guarisce; cosa che afferma anche la scienza attraverso lo studio delle proprietà terapeutiche del gioco e della sua efficacia.

A tal proposito, si può parlare della Play Therapy, anche detta terapia del gioco, la quale consiste nel trattare le problematiche comportamentali, cognitive, emotive e sociali dell’individuo attraverso l’uso guidato del gioco da parte di un terapeuta specializzato. Si tratta di una terapia che viene utilizzata nei bambini di ogni età, negli adolescenti e, talvolta, anche negli adulti; ma è rivolta, in particolar modo, ai bambini che rientrano nella fascia di età 3-12 anni.

Le caratteristiche del gioco terapeutico sono state definite per la prima volta da Charles E. Schaefer (1999), psicologo americano e padre della Play Therapy. Questa terapia utilizza tutte le specificità dell’attività ludica, innescando o supportando dei cambiamenti: attraverso il gioco è infatti possibile esprimere pensieri ed emozioni; è un modo in cui il bambino esterna i suoi conflitti inconsci; con il gioco è possibile inscenare esperienze traumatiche, modificarle ed acquisire un controllo su di esse fino al superamento del trauma; giocare, inoltre, stimola il rilascio emotivo con azioni come il pianto o attività fisiche che scaricano tensioni represse e contribuisce l’accrescimento della propria autostima. Attraverso il gioco è quindi possibile trattare una serie di condizioni e disturbi comportamentali provocati da esperienze traumatiche e stressanti (lutto, separazione familiare, abusi, violenze, etc). Inoltre, la terapia del gioco è valida ed efficace anche per la gestione dell’ira e dell’aggressività, nel trattare disturbi d’ansia, depressione e deficit di attenzione. Ma non solo, il gioco può anche essere utilizzato a scopo diagnostico per sondare quali sono i traumi o le problematiche su cui è necessario intervenire.

La Play Therapy non sembra essere una terapia diffusa in maniera uniforme nel mondo, ma è comunque una pratica conosciuta ed applicata in molti Paesi. Per quanto riguarda il nostro Paese, l’istituzione di riferimento della terapia del gioco è l’Associazione per la Play Therapy Italia (APTI) – ricostituita ricalcando modello, scopo e missione dell’Association for Play Therapy (APT) degli Stati Uniti – la quale si occupa della diffusione della Play Therapy e della certificazione di esperti in materia attraverso corsi e master di formazione e perfezionamento.

Ad ogni modo, secondo vari studi e ricerche, “il gioco” sembra fornire una distanza psicologica sicura dai problemi e, soprattutto nel caso dei bambini, consente una libera espressione di pensieri ed emozioni appropriati al loro sviluppo. È quindi importante non mettere in discussione il fattore gioco, anzi, bisogna ricordare che lo stesso, specie per l’infanzia, non è mai solo divertimento fine a se stesso, ma aiuta i bambini a crescere, sotto molti aspetti.

Per maggiori informazioni è comunque possibile consultare il sito http://www.playtherapy.it/.

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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