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Clownterapia, che cos’è e quali sono le sue origini

“Se si cura una malattia si vince o si perde, se si cura una persona, vi garantisco che in quel caso, si vince qualunque esito abbia la terapia!”
Patch Adams

Quanti nel sentire il termine “clownterapia” la associano in un micro-millesimo di secondo al famoso film “Patch Adams”, diretto da Tom Shadyac nel 1998 e che vede un compianto Robin Williams protagonista?

In breve: il protagonista veste i panni del rivoluzionario medico Patch Adams, il primo che, negli anni Settanta, introduce la clownterapia – o terapia del sorriso – negli ospedali per far riscoprire l’umorismo e la gioia ai malati. Patch Adams, ricoveratosi volontariamente in un ospedale psichiatrico a causa di una profonda depressione, sperimenta personalmente la solitudine e l’abbandono da parte di medici e infermieri. Così, una volta dimesso, riprende gli studi presso la Facoltà di Medicina e si impegna per tentare di cambiare il sistema ospedaliero, sperimentando trovate comiche e bizzarre per testare le reazioni dei pazienti.

Ma cos’è di fatto la clownterapia? È vista come la terapia del sorriso, una terapia medica alternativa che, con l’utilizzo di tecniche dei teatri di strada e del circo, alleggerisce lo stato d’animo di un paziente ricoverato in ospedale e ne allevia la sofferenza.

Ci sono ormai molti studi scientifici che confermano l’efficacia di tale pratica e, per questo, la figura del clown-dottore sembra essersi diffusa negli ospedali, soprattutto in quelli pediatrici.

Per praticarla non serve essere medici, è però necessaria la volontà di infondere il buonumore nelle persone e ricevere una formazione specifica, in cui si studiano tecniche artistiche e alcune nozioni di psicologia (in particolare dell’età evolutiva e relazionale), in modo da essere in grado di poter rendere il proprio intervento il più mirato possibile a seconda del paziente. Inoltre questo ruolo permette di stabilire un rapporto di fiducia e confidenza con il paziente, facendogli vivere meglio la degenza ospedaliera con l’aiuto dell’immaginazione e della fantasia.

clownterapia

Le origini della clownterapia

Secondo alcune ricerche effettuate online, risulta che negli anni Settanta il dottor Hunter Patch Adams iniziò a formulare una teoria sulla felicità partendo dall’esperienza negativa che aveva vissuto in prima persona quando era ancora un adolescente: fu ricoverato in una clinica a causa di una forte depressione che lentamente lo stava portando al suicidio. In seguito, Adams si iscrisse alla Facoltà di Medicina e intraprese degli studi su un campione di pazienti ricoverati in ospedale. Ed essendo lui da sempre convinto che la risata ed il sorriso portassero enormi benefici, iniziò a visitare i suoi pazienti travestito da clown. Il suo sogno era quello di realizzare una casa-ospedale dove curare i pazienti con terapie alternative, basate sulla ricerca del benessere.

Adams nel 1983, con la collaborazione di alcuni amici, riuscì a realizzare nel West Virginia il Gensundheit Institute – Istituto della Salute – struttura in cui la fiducia reciproca ed il buon umore erano alla base del rapporto tra dottori e pazienti e la gioia e la creatività erano prescrizioni essenziali delle sue cure.

Inoltre le ricerche sugli effetti della risata e dell’umorismo si moltiplicarono dopo l’esperienza del giornalista americano Norman Cousins (1989), che fu tra i primi a testimoniare come fosse possibile guarire grazie a fattori positivi. Cousins si ammalò di una grave malattia che lo costrinse in un letto d’ospedale, tra atroci dolori e una prognosi di pochi mesi di vita. Aveva però sentito parlare degli effetti terapeutici del buonumore e delle potenzialità antinfiammatorie della vitamina C, così decise di curarsi con tre o quattro ore al giorno di film comici e assumendo quotidianamente per flebo 25 grammi di Vitamina C. Guarì dopo solo un anno.

Fu così che col tempo la clownterapia si diffuse in molte cliniche ed ospedali di diversi paesi del mondo. Nel nostro Paese i primi clown-dottori risalgono agli anni Novanta e complice della sua conoscenza tra la gente anche il film Patch Adams.

clownterapia

Quali sono i benefici della clownterapia?

Fino ad ora tutti gli esperimenti e gli studi effettuati hanno dimostrato che l’allegria produce una serie di effetti positivi sull’intero organismo.

Infatti ridere attiva tutte le parti del corpo umano: il cuore e la respirazione accelerano i loro ritmi; la circolazione del sangue e la pressione arteriosa migliorano; i muscoli si rilassano e la tensione si riduce notevolmente, tanto da manifestare una sensazione di liberazione che coinvolge tutti gli organi e le funzioni del corpo. Tutto ciò perché la risata stimola la produzione di beta-endorfine da parte delle ghiandole surrenali che producono cortisolo, un ormone che regola la risposta allo stress. Esse vengono rilasciate in situazioni stressanti come forma di difesa, in modo da poter sopportare meglio il dolore, sia fisico che psicologico. Inoltre è stato dimostrato che il buon umore rafforza l’organismo aumentando le difese immunitarie, al contrario degli stati depressivi che favoriscono l’insorgere di malattie.

Ecco il motivo per cui la clownterapia è diventata molto importante negli ospedali: attraverso il gioco, la risata ed il buon umore il paziente – sia l’adulto che il bambino – crea un distacco dal proprio corpo e dalla malattia grazie alla magia e all’allegria, aiutandolo così a reagire contro la sofferenza in cui si trova.

La clownterapia non aiuta solo il paziente, ma supporta anche la famiglia di questo, in modo da non farla sentire sola in un momento delicato e di sconforto.

Conclusioni

Per concludere, è stato provato che l’uso della comicità terapeutica può essere efficace per tutti: adulti, anziani e bambini e in diversi contesti (strutture ospedaliere, ambito scolastico).

In molti però si chiedono il perché della figura del clown in un ospedale, luogo tra l’altro distante dal circo e dalle sue peripezie. Alcuni sostengono che sia il fatto del gioco del pagliaccio, che è sempre in bilico tra gioia e tristezza, tra la risata ed il pianto, per la sua aria ironica e bonaria. Forse perché è una figura che si avvicina alla persona delicatamente e con discrezione, senza essere invasiva e senza pretendere nulla.

Il clown è considerato una figura che prende tutto con ironia ed allegria, che improvvisa scenette divertenti, che fa ridere il paziente e lo distrae prendendo in giro il personale medico o infermieristico durante una visita, o che trasforma le medicine cattive in pozioni magiche.

Ad ogni modo, con la clownterapia è possibile trasformare il disagio che si sta vivendo restituendo speranza, autostima e sorrisi perduti. Ed è questa la motivazione che ha spinto – e che spinge tuttora – molti volontari ad indossare un camice, un naso rosso e a praticare la clownterapia.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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