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I bambini ed il nuoto, quando iniziare e quali sono i benefici

Quando è il momento di portare il bambino in piscina e insegnargli a nuotare? Un argomento molto dibattuto e che desta molta preoccupazione nei genitori, che si domandano quale sia l’età più adatta per iniziare i propri figli a nuotare. Ma ad oggi non esiste ancora una risposta univoca.

Secondo gli esperti il momento migliore per tentare l’approccio con l’acqua è tra i 5 e i 10 anni di età del bambino, tuttavia molti medici e pediatri sostengono che un neonato possa iniziare a conoscere l’acqua già dopo poche settimane di vita, cominciando a stare in acqua con i propri genitori.

Infatti molti sostengono che prima si inizia l’approccio con l’acqua e meglio è per il bambino, anche perché oltre i 10 anni di età le paure si consolidano e potrebbe quindi diventare sempre più difficile. Inoltre, secondo alcune statistiche, risulta che circa il 30% dei ragazzi tra i 7 e i 18 anni di età non sa nuotare, molti di questi si limitano a restare a galla.

Trovarsi in un luogo diverso dalla tranquilla piscina di casa non è la stessa cosa, ovviamente, ma saper tenersi a galla e nuotare può aiutare ad affrontare un’eventuale situazione di pericolo o di emergenza.

I pediatri suggeriscono di avvicinare i bambini all’acqua durante la bella stagione, in modo da dar loro uno spazio nuovo e sicuro per divertirsi assieme alla famiglia e agli amici. Per tale motivo, molti enti locali promuovono corsi di acquaticità e di prevenzione contro gli incidenti per annegamento, in modo tale da fornire metodi efficaci affinché il bambino prenda confidenza con l’acqua.

Il nuoto ha la fama di essere un’attività fisica completa, in quanto permette di rinforzare i muscoli, attivare la coordinazione, stimolare il sistema circolatorio e aiuta ad alleviare lo stress; ma è necessario tenere in considerazione ogni aspetto della salute e dello sviluppo psicofisico del bambino prima di avviarlo a tale attività.

A quale età iniziare i bambini al nuoto?

Fino ad alcuni anni fa, l’American Academy of Pediatrics sconsigliava le lezioni di nuoto prima del compimento del quarto anno di età, sostenendo che non ci fossero prove tangibili della reale efficacia delle lezioni relative alle abilità natatorie o alla riduzione del rischio di annegamento.

Tuttavia, sulla base di alcuni studi condotti negli USA ed in Cina, che dimostravano come le lezioni di nuoto potessero ridurre sensibilmente la mortalità infantile per annegamento, nel 2010 l’organizzazione modificò le sue linee guida, sostenendo però che nessuna lezione di nuoto poteva garantire la sicurezza assoluta del bambino.

Ad oggi la maggior parte degli esperti consiglia di avvicinare i bambini alla pratica del nuoto intorno ai 4 anni di età, insegnandogli a stare a galla e a muoversi con naturalezza, sempre dietro stretta sorveglianza da parte di un adulto.

Molti corsi, però, iniziano dai 6 mesi di età del neonato, in quanto si sostiene che questi abbiano dei riflessi naturali che permettono loro di trattenere il respiro sott’acqua e di muovere braccia e gambe in una sorta di movimento primitivo. Ma non tutti gli esperti concordano sul fatto che questi corsi, svolti a tale età, siano una buona idea.

Esistono dei corsi di acquaticità che in genere prendono il via dai tre mesi e finiscono ai 3 anni di età, in cui bambini e genitori vengono coinvolti in piccoli giochi che li aiuteranno a prendere confidenza con l’acqua. Solo successivamente si potranno iniziare dei veri e propri corsi per imparare a nuotare.

Mentre per i bambini piccoli, anch’essi possono trarre grandi benefici dai corsi orientati alla sicurezza in acqua, bisogna però assicurarsi di affidarli ad un insegnante competente, che riesca ad incoraggiarli e che non li forzi a fare qualcosa per cui questi non si sentono pronti.

Ad ogni modo, la decisione di iscrivere un bambino ad un corso di nuoto dovrebbe essere presa insieme al pediatra, tenendo in considerazione il grado di sviluppo sia fisico che psicologico del bambino.

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Quali sono i benefici del nuoto per i bambini?

Ogni sport ha i suoi benefici e così anche le attività sportive praticate in acqua, che aiutano sia a livello fisico quanto a livello mentale.

I benefici dell’attività in acqua possono essere così sintetizzati:

  • sviluppa ed equilibra la forza muscolare, in quanto il carico di lavoro viene distribuito in modo omogeneo su tutto il corpo, garantendo una crescita simmetrica ed armoniosa;
  • aumenta la resistenza;
  • porta un sano sviluppo di cuore e polmoni, migliorando e rinforzando la capacità cardiocircolatoria;
  • abbassa il livello di colesterolo;
  • favorisce il controllo del peso e previene l’obesità infantile;
  • migliora la concentrazione e la capacità di apprendimento;
  • aumenta l’autostima e la fiducia in se stessi;
  • migliora la comunicazione con gli altri;
  • riduce lo stress;
  • favorisce la socializzazione;
  • rinforza il carattere.

Tutti fattori molto importanti durante la crescita, specialmente in età preadolescenziale; inoltre il nuoto rappresenta un valido aiuto per i bambini che presentano problemi di postura, come per esempio la scoliosi.

I benefici sono talmente evidenti che oltre ad essere considerata un’attività sportiva completa, spesso viene utilizzata come attività di riabilitazione dopo un infortunio.

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Conclusioni

Molti genitori si pongono la domanda su quale sia l’età più adatta per iniziare i propri figli al nuoto, sia per quanto riguarda il primo approccio dei bambini molto piccoli sia per quanto riguarda il nuoto come attività sportiva.

Ma a questa domanda non vi è una risposta univoca, vi sono infatti esperti che sostengono sia meglio attendere i 4 anni di età, mentre altri affermano che si possa cominciare con dei corsi di acquaticità già dai 3 mesi di vita del neonato.

Tuttavia questi concordano con il fatto che è molto importante per un bambino saper nuotare e che questa attività porta molti benefici sia al corpo che alla mente.

Ad ogni modo, i bambini sembra possano approcciarsi all’acqua a partire dai 3 mesi, a patto che la struttura sia sicura e che a condurre i genitori sia un personale qualificato. Inoltre è importante ricordare che lo sviluppo fisico e psicologico di ogni bambino è differente, quindi è consigliato consultare ed informarsi dal proprio pediatra di fiducia.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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