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Come comportarsi quando il “bullo” è il proprio insegnante?

Oggigiorno uno degli argomenti di cui si sente sempre più parlare è il bullismo, ma si tratta di un fenomeno che risulta ancora sconosciuto a molte famiglie.

Ciò che soprattutto molti genitori ignorano non è l’esistenza del fenomeno in sé, bensì il disagio che potrebbe riguardare da vicino i propri figli. Infatti, nella maggior parte dei casi, il bullismo avviene dentro le mura scolastiche e prosegue fino alla propria abitazione e nei propri smartphone (cyberbullismo).

Raramente le vittime di bullismo parlano delle violenze che subiscono, anzi, spesso queste si chiudono in loro stesse, non raccontano della propria giornata e sorvolano sui fatti che rappresentano per loro una condizione perenne di sofferenza.

In genere non se ne parla per vergogna o per paura, che potrebbero essere spiegate come vergogna della propria debolezza o del non saper reagire o per paura di subire maggiori violenze per averne parlato o per non essere creduti.

Quando il bullismo non è attuato dal “classico bullo”

Questo fenomeno può avvenire tra coetanei, tra ragazzi di età differenti, tra adulti, tra docenti e studenti adolescenti, molti possono essere gli esempi. A prescindere dall’età il bullismo andrebbe eliminato completamente, ma se la vittima fosse ad esempio un bambino ed il bullo il proprio insegnante?

Sono capitate occasioni in cui si è sentito al telegiornale o si è letto su un quotidiano di maestre che hanno picchiato dei bambini e che li hanno sottoposti a punizioni e a trattamenti aggressivi, ma ciò di cui non si parla molto spesso sono le violenze psicologiche, che sono altrettanto importanti, in quanto hanno la capacità di “rovinare” una persona, approfittando magari della timidezza della vittima e della sua troppa bontà distruggendone l’autostima.

Molti psicoterapeuti affermano che raramente viene raccontato ciò che accade realmente dentro ad una classe e dentro una scuola ed è raro trovare qualcuno in grado di assumersi le proprie responsabilità.

La formazione è la base su cui si poggia il futuro dei ragazzi e, fortunatamente, non tutti gli insegnanti sono così, ma purtroppo non si tratta di casi isolati, anzi, questi sono più frequenti di quello che si possa pensare.

L’insegnante e le sue responsabilità

I docenti dovrebbero insegnare, educare e formare i propri studenti, dando loro il buon esempio e, soprattutto, tutelare il minore che viene affidato da un genitore alla scuola.

Eppure vi sono casi in cui l’insegnante prende di mira uno studente, per qualsivoglia motivo, e si comporta come un bullo. Ma non solo, così facendo il docente legittima ed autorizza indirettamente tutta la classe a comportarsi nello stesso modo verso la vittima, consapevoli forse del fatto che i minori non ne parleranno per non essere presi di mira a loro volta.

Nei casi in cui il genitore viene a conoscenza che un docente fa il bullo con il proprio figlio o con la propria figlia, questo affronta l’insegnante in modo diretto e, in genere, si finisce con l’insegnante che si accanisce ancora di più con il minore.

L’adulto può inoltre parlarne con altri insegnanti o con il dirigente scolastico, i quali spesso non prendono posizione, non si schierano contro un loro docente e la vittima viene classificata come una persona bugiarda che si inventa le cose. Si finisce così con il minore che cambia scuola.

Il fenomeno del bullismo incide sì sull’attività dell’insegnante sotto il profilo educativo, ma può avere anche conseguenze giuridiche. Infatti, secondo la legge, gli insegnanti sono pubblici ufficiali e rappresentano la pubblica amministrazione, quindi reati che in genere sarebbero perseguibili solo attraverso una querela (minacce, violenza privata, percosse, lesioni lievi) possono diventare perseguibili d’ufficio.

bullismo

Alcuni consigli per genitori, ragazzi ed insegnanti

Spesso chi è vittima di bullismo mostra differenti segnali: tende a trovare scuse per non andare a scuola o vuole essere accompagnata; dice spesso di stare male; può essere molto tesa; può lagnarsi spesso; potrebbe presentare lividi o graffi; sostiene di avere incubi e di dormire male; può bagnare il letto; racconta di non avere amici; si rifiuta di parlare di ciò che avviene a scuola; può avere crisi durante lo studio e lo svolgimento dei compiti a casa. E molti altri.

Considerando tutti i casi di bullismo da insegnante a studente che vi sono stati, gli esperti hanno stilato alcuni consigli utili per i genitori:

  • Prestare attenzione a tutti i segnali di malessere dei figli;
  • Creare un clima in cui i figli possano sentirsi liberi di parlare ai genitori di ogni argomento;
  • Parlare e confrontarsi con gli insegnanti;
  • Stimolare i ragazzi a trovare un hobby o uno sport che possano aiutarli a scaricare lo stress e le preoccupazioni e ad aumentare la propria autostima;
  • Per qualsiasi difficoltà trovare insieme ai figli strategie utili per fronteggiare i problemi.

Inoltre per la vittima di bullismo non è semplice reagire alle prepotenze, quindi gli esperti hanno suggerito alcuni comportamenti che i ragazzi potrebbero adottare:

  • Non pensare di dover subire in silenzio, non vergognarsi e non colpevolizzarsi per ciò che accade;
  • Chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma è il primo passo per risolvere una situazione;
  • Sforzarsi di parlarne con un adulto in famiglia e raccontare senza vergogna ciò che succede;
  • Non isolarsi e magari parlarne con dei compagni, anche altri potrebbero essere coinvolti in episodi di bullismo.

Infine gli esperti suggeriscono dei consigli anche per gli insegnanti:

  • Analizzare e monitorare costantemente il fenomeno del bullismo, eventualmente parlarne con altri colleghi e con uno psicologo scolastico;
  • Prendere consapevolezza del problema e non minimizzarlo, intervenendo prontamente di fronte ad episodi di prepotenza e denunciando l’accaduto al dirigente scolastico;
  • Parlare e far capire ai minori che è importante e coraggioso chiedere aiuto ed affrontare il bullismo, creando un clima di fiducia ed ascolto reciproco;
  • Valorizzare il dialogo scuola-famiglia e creare un clima di collaborazione con i genitori degli studenti.

Conclusioni

Il bullismo è un fenomeno ormai diffuso e molti sono i genitori che, nonostante conoscano l’argomento, non si accorgono del proprio figlio o della propria figlia che sono le prime vittime.

Si tratta di un fenomeno che si manifesta in genere tra i ragazzi in età scolare e adolescenziale, ma molti psicoterapeuti affermano che vi sono invece molti casi di bullismo a scuola, più precisamente in classe. E in molti di questi casi il bullo è l’insegnante, che usa in particolare violenza psicologica, denigrando, umiliando e mortificando la sua vittima, la quale di solito subisce in silenzio convincendosi di meritarselo in qualche modo e viene a sua volta presa in giro anche dai compagni di classe, che seguono l’esempio del docente.

Il compito degli insegnanti dovrebbe essere quello di formare ed educare i ragazzi e nel fare questo è fondamentale mostrare pieno rispetto verso ogni alunno.

Gli adulti in generale dovrebbero essere un modello di riferimento per i ragazzi, per tale motivo è importante affrontare con questi l’argomento, spiegare loro che ci si può difendere con coraggio cominciando con il parlarne apertamente, chiedendo aiuto e poter così arrivare ad eliminare una volta per tutto questo incombente fenomeno senza vergogna, sensi di colpa e paura.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

5 risposte a “Come comportarsi quando il “bullo” è il proprio insegnante?”

  1. Buongiorno, purtroppo credo che anche mio figlio sia vittima di bullismo da parte di docenti di scuola. Diventa difficile difendersi, ma a volte c’è anche il racconto di altri studenti a confermare gli episodi di denigrazione, umiliazione e mortificazione. Inoltre mio figlio è dsa e tutto questo è ancora più vergognoso.

  2. Mia figlia qualche anno fa ha subito una cosa del genere, è accaduto esattamente quello che é scritto nell’articolo, l’insegnante si è accanita ancora di più dopo che l’abbiamo affrontata, poi siamo andati dalla Preside e la situazione è anche degenerata. Ora frequenta un’altra scuola. Peccato si trattasse di donne. Tutte donne e poi se scavi nel loro privato, come nel caso della sua insegnante, scopri che lei stessa aveva subito la stessa violenza psicologica alle superiori ed aveva cambiato scuola. Ma invece di comprendere maggiormente diventa più bulla che mai e così una 50 enne distrugge l’autostima di una quattordicenne e si difende dicendo a se stessa e agli altri: lo facciamo per il suo bene! A me non sta bene, perché i casi sono tanti e se dobbiamo combattere il bullismo dobbiamo combatterlo in tutte le direzioni ed in questi casi è davvero grave. Per cui abbiamo fatto un esposto all’ex provveditorato agli studi… certo a che serve… solo a fare avere un neo sul quel nome, su quella carriera che era immacolata e che ora ha un piccolo neo… ma se un’altra famiglia si impunta e decide di fare un altro esposto può addirittura raggiungere un’ammonizione più grave. Non dimenticherò mai ciò che è successo e quanto c’è voluto a recuperare la stima in se stessa ma non perdo la speranza di trovarmela di fronte un giorno e di aiutare un’altro studente in difficoltà supportandolo con i miei fascicoli perchè sono certa di una cosa: il lupo perde il pelo ma non il vizio e quella bulla cinquantenne tornerà a colpire e che dunque colpisca la famiglia giusta quella che reagisce contro l’ignoranza travestita da cultura!

  3. Ciao Daniela ho letto il tuo commento e mi ha incoraggiata moltissimo! La scuola italiana è compromessa alle radici, il lavoro di insegnante negli ultimi 30 anni è stato scelto come ancora di salvataggio da una marea di persone che non sono capaci di insegnare, livellando così la scuola, appiattendola. Anche mio figlio ha incontrato un’insegnante “purtroppo donna” incapace di rapportarsi con i giovani, una persona laureata con il massimo dei voti, con una cultura elevatissima a dire di tutti soprattutto della Preside (donna anche lei) orgogliosa di averla nel suo organico ma alla fine è un’insegnante che non sa comunicare e che non poteva e non doveva entrare nella scuola!! E la Scuola se la difende e tutti quelli che se la difendono e che non capiscono sono come lei, anche loro non dovevano ricoprire quei ruoli ma come cambiare questo sistema marcio? E’ impossibile questo è il risultato dell’appiattimento culturale del nostro Paese, per cui abbiamo molti politici ignoranti, molte persone che svolgono lavori in cui non hanno il minimo talento! Voglio rivolgermi a tutti gli insegnanti, per capire se state ricoprendo il vostro ruolo in maniera DEGNA dovete guardare negli occhi i vostri studenti: se leggete STIMA siete degli Enrico Galliano, siete dei PROFESSORI ma se invece incrociate sguardi da EBETI vi state specchiando!!! E daiiiii un po’ di DIGNITA’ un po’ di curiosità, forza signori rimboccatevi le maniche e ricordatevi che il vostro ruolo è più importante di quello che pensate!!!!

  4. Mi trovo nella situazione dove mia figlia di 18 anni, al 5° anno del liceo piange perché subisce bullismo dall’insegante, dopo averlo scoperto io gli ho detto che voglio trasferirla in un altra scuola di pari grado ma le non vuole, mi hanno raccontato che un giorno durante l’interrogazione l’insegante mentre l’interrogava la tartassava, non gli dava il tempo di rispondere e partiva con un altra domanda, e alla fine è crollata, dopo essersi ritirata nel suo banco, ha continuato a piangere, ma l’insegnate non ha mostrato neanche un minimo di compassione, LA COSA PIU’ GRAVE E’ CHE QUESTE INFORMAZIONI NON ME LI HA DATE MIA FIGLIA, che ha tutto l’interesse a difendersi ma alcuni suoi compagni. Ora non so come comportarmi e come agire, chiedo un vostro consiglio. Grazie, Vincenzo

  5. A mio avviso l’unica cosa da fare è procurarsi le prove dei soprusi perpetrati da questi “docenti”. Oggi con gli smartphone è piuttosto facile registrare e videoregistrare e una volta fatto si produce il tutto alla polizia in sede di denuncia.

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