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Confessioni di papa Francesco: il pensiero del pontefice a 360°

È di questi giorni una lunga intervista di papa Francesco pubblicata sull’ultimo numero di Civiltà Cattolica. Rappresenta, in parole semplici, il pensiero del pontefice su tutta una serie di problemi che riguardano non solo la Chiesa ma anche situazioni a lei esterne. È un documento molto importante perché permette di cogliere fino in fondo il pensiero di Francesco che, ancora una volta, mette in evidenza non solo la sua preparazione culturale ma anche la sua vera e profonda umanità. E proprio su questa sua umanità vorrei, in via preliminare, fare una sottolineatura.

L’umanità di papa Francesco

L’esame dell’intervista mette in luce, come abbiamo appena accennato, l’umanità di papa Francesco almeno sotto due aspetti: da un lato quello personale, nel suo rapporto cioè con altre persone, dall’altro quello emotivo, perché dimostra di commuoversi profondamente di fronte alle disgrazie dell’uomo.

Per quanto riguarda il primo punto, la dimensione della sua umanità si ricava pure dalla forma che usa nelle risposte che dà. Un richiamo, tra l’altro, alla peculiarità del colloquio è d’obbligo perché aiuta a capire meglio il pensiero che vogliamo esprimere: il pontefice è con dieci direttori di testate autorevoli, tutte appartenenti all’ordine dei Gesuiti e, rispondendo ad una domanda, quella fatta da Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, incomincia spesso in tono dimesso, servendosi molte volte dell’espressione “credo” per introdurre il suo pensiero.

Può sembrare una banalità, ma anche in questo il pontefice dimostra di essere “uomo del suo tempo”. La formula verbale “credo” – termine che vuole esprimere un’opinione non una certezza di fede, fino a qualche decennio fa non apparteneva al linguaggio papale, che invece era abbondante di “espressioni” richiamanti la maestà che veniva conferita al papa per il fatto di parlare dalla cattedra di Pietro. Poche volte nella storia vaticana troviamo un tono così dimesso, come quello usato da Francesco. Per inciso aggiungiamo che se il tono è dimesso, non sono di basso profilo o banali i contenuti delle espressioni del Papa.

La seconda dimensione della sua umanità si ricava da una serie di citazioni legate alle sue riflessioni o alle sue esperienze, che servono anche ad evidenziare l’importanza che il pontefice dà alla persona in quanto persona. Francesco dice di aver provato dolore quando in Normandia e a Redipuglia ha visto l’età dei caduti, sostanzialmente tutti ventenni. È vero – è questa una sottolineatura che mette in evidenza la poca efficacia di pagine di filosofia dell’idealismo hegeliano – che la morte di un soldato può servire a difendere lo Stato, ma è altrettanto vero che la vita tolta al soldato non gli sarà mai più restituita. Questa sofferenza provata e vissuta da papa Francesco è una dimostrazione ulteriore della dimensione della sua umanità, che lo porta ad avere un profondo rispetto della vita dell’uomo, in quanto individuo.

Il ruolo di una rivista culturale

Dopo aver fatto questa premessa diventa interessante riprendere alcuni temi affrontati nell’intervista. Il primo: il ruolo di una rivista culturale o se si vuole, in modo più specifico e diretto, quale può essere il ruolo delle riviste dell’Ordine dei Gesuiti. Significativa la risposta e soprattutto molto interessante è la considerazione che in termini generali il Papa fa sulla funzione delle attività culturali.

Per Francesco l’iniziativa culturale, come ovviamente è quella di una rivista, che vuole avere questa precipua dimensione, è importante ed efficace se ha uno stretto legame con la realtà. Realtà che deve essere il punto di partenza per ogni riflessione.

Se infatti con il lavoro di ricerca culturale si viaggia fuori dal concreto, quindi dal reale, si corre il rischio di costruire percorsi inutili, in quanto non servono all’uomo per risolvere i suoi problemi esistenziali. A questo proposito per dimostrare la fondata importanza della concretezza fa anche un richiamo alla storia della filosofia, ricordando in modo puntuale che una scuola filosofica medievale, la Scolastica, che ha annoverato tra i suoi interpreti e maestri un pilastro della filosofia come Tommaso d’Aquino, quando ha perso il contatto con la realtà sostanzialmente non è stata più in grado di incidere sulla costruzione e sviluppo della società nella quale era inserita. La rivista culturale dunque deve partire dalla realtà e non deve mai perdere questo contatto, che Francesco chiama “umano”.

Papa Francesco
Ucraina: una donna abbraccia un militare

La questione dell’informazione sull’Ucraina

Dai direttori, in modo particolare da un gesuita della provincia, dove è inserita da punto di vista dell’organizzazione della Compagnia di Gesù anche l’Ucraina, è venuta la richiesta di conoscere il pensiero del Papa circa il tipo di informazioni da dare sulle vicende belliche che riguardano proprio l’Ucraina. La risposta del pontefice è stata per alcuni aspetti originale e soprattutto fuori dagli schemi usuali.

Papa Bergoglio infatti ha introdotto la risposta con un richiamo ad una favola da tutti conosciuta, quella di Cappuccetto Rosso e il lupo, favola che rappresenta però per il Papa una realtà opposta a quella nella quale viviamo. In parole semplici ha puntualizzato che bisogna superare l’impostazione del racconto appena richiamato, impostazione che colloca da un lato tutto ciò che è buono e dall’altro, rigidamente separato, tutto ciò che è cattivo.

Per valutare e comprendere la situazione dell’Ucraina, dove c’è un invasore, la Russia, e c’è un popolo che soffre l’invasione e contro l’invasione lotta e si sacrifica, deve essere compiuto lo sforzo di andare oltre le apparenze. Si deve arrivare a cogliere il dramma nel suo complesso e di conseguenza mettere in evidenza sia la sofferenza di un popolo, sia le cause, anche remote, che l’hanno generata.

Guardando come vengono presentate e descritte le vicende attuali il Papa mette in evidenza che non si approfondiscono i veri motivi che hanno generato questa guerra che “è stata forse in qualche modo generata o non impedita”. Su questa particolare sottolineatura, per dimostrare la solida base della sua affermazione, papa Francesco ha pure raccontato un episodio precedente allo scoppio della guerra in Ucraina. Ha riferito di un’informazione che gli è stata trasmessa da un capo di stato che, ben conoscendo le decisioni della NATO, le aveva giudicate pericolose, perché in grado di suscitare la reazione dell’impero russo. Di queste situazioni sussurrate in colloqui privati, nessuno parla. Questa confidenza invece può, sotto diversi punti di vista, dimostrare secondo Francesco – che nella sostanza praticamente la condivide – che le responsabilità non sono solo da una parte.

Francesco arriva quindi a sostenere che l’informazione deve essere in grado di cogliere tutti gli aspetti di una realtà, che non vede solo buoni da una parte e cattivi dall’altra. Compito in particolare di riviste impegnate nel sociale e nel culturale – quindi in modo specifico le riviste cattoliche – è quello di presentare tutti gli aspetti della realtà, di una realtà che è sempre complessa. Facendo ad alta voce queste considerazioni che derivano dalle sue profonde convinzioni, papa Bergoglio intende rivolgere in primis ai gesuiti, ma noi possiamo dire a tutti i giornalisti, a tutti gli studiosi e a tutti gli opinionisti, l’invito ad affrontare gli argomenti, che vogliono presentare ai lettori, in termini completi e quindi integralmente reali. Solo applicando questo metodo, viene generata un’informazione corretta e quindi utile a creare una corretta opinione.

Dall’esame del pensiero appena esposto di Francesco si può ricavare inoltre una considerazione più generale: esistono ancora autorità morali, e tra queste si può ben collocare papa Francesco, che sanno superare il momento dell’emotività e, senza farsi condizionare dalle opinioni correnti, sono in grado di guardare oltre l’oggi e in particolare sanno leggere i segni dei tempi, non come si presentano al momento, e pertanto solo al presente, ma guardando oltre, certamente in profondità. E così si candidano ad essere veri costruttori di pace, posizione questa comunque non facile da comprendere, idonea spesso a creare difficoltà e malintesi.

Papa Francesco
Papa Francesco

Il rinnovamento della Chiesa

Un altro tema caldo, per molti aspetti scottante, oggetto dell’intervista, è quello della riforma della Chiesa. Anche su quest’argomento il Papa ha espresso, come ha già fatto in altre circostanze, il suo limpido pensiero. Questo pensiero presenta due caratteristiche: la serenità nelle vedute e la schiettezza nelle valutazioni.

Per quanto riguarda la serenità nelle vedute, Francesco dimostra di non avere una visione tragica del futuro della Chiesa. Questa istituzione possiede per Francesco una forza che le permette di proiettarsi nel futuro, nonostante tutte le debolezze umane che sono dentro la sua struttura. Il pontefice a questo proposito cita il Concilio Vaticano II ed i valori che questi ha saputo esprimere.

Pur prendendo atto di tutte le situazioni difficili che si sono create dopo la sua celebrazione, non solo conferma la validità e l’importanza delle tesi dal Concilio stesso sostenute e proclamate ma, con spirito sereno, ritiene che le tesi conciliari troveranno condivisione e soprattutto attuazione in quanto, sostiene il Papa, richiamando una tradizione storicamente verificabile. “ci vorranno almeno cent’anni prima che venga totalmente accettato”.

La schiettezza poi trova la sua dimostrazione nell’analisi che Francesco fa della situazione attuale. Dice senza mezzi termini che oggi è ancora molto vivo il movimento dei “restauratori”, di quei vescovi cioè che non vogliono attuare le tesi del Vaticano II e operano per tornare al passato, magari a quel passato che predicava la necessità della stretta applicazione del Concilio di Trento.

Vorrei sottolineare, ma l’argomento merita di essere approfondito in un’altra sede, che con queste sue affermazioni papa Bergoglio supera ed elimina anche la valutazione attribuita a Benedetto XVI, che qualche cauta riserva aveva formulato sull’assise conciliare voluta da San Giovanni XXIII. C’è anche di più. Francesco ha fatto riferimento ai “restauratori” di oggi, ma ha fatto anche un cenno alle difficoltà incontrate negli anni Settanta del Novecento da parte di chi voleva, nel rispetto del Concilio, attuare le riforme.

E a questo punto ha ricordato, con la quasi certa intenzione di riabilitarlo agli occhi dell’opinione pubblica, la figura di un superiore dei Gesuiti, che merita di essere ricordato: padre Pedro Arrupe, che per sua volontà riformatrice trovò non solo opposizioni tremende all’interno della Compagnia di Gesù, nei vescovi restauratori, ma incontrò molte difficoltà anche nei rapporti con San Giovanni Paolo II. Francesco però non dispensa sulla soluzione finale. Tra l’altro è incoraggiato in questo ottimismo da segni molto positivi che anche in Europa si possono registrare, in quanto diversi movimenti di base hanno iniziato cammini autenticamente sinodali, che ben rappresentano il futuro della Chiesa.

Le nuove tecnologie

Non potevano mancare nell’intervista riflessioni sulle nuove tecnologie nel mondo contemporaneo. Delle nuove tecnologie pertanto il Papa si è occupato, anche su sollecitazione dei presenti. Stimolato infatti da un direttore di una rivista digitale, ha dato un’indicazione molto precisa: è necessario continuare a guardare con attenzione alle nuove tecnologie, anche perché i giovani dalle nuove tecnologie sono affascinati e sostanzialmente condizionati.

Usare i nuovi strumenti significa mantenere la possibilità di dialogo con la società contemporanea. Le nuove tecnologie del resto fotografano la realtà odierna che, come tutti vedono, è una realtà in movimento. Anche in questo campo emerge la concretezza di Francesco. “Ai miei tempi ad esempio, il lavoro con i giovani era costituito da incontri di studio. Ora non funziona più così. I giovani devono avere occasioni per camminare e di conseguenza hanno bisogno di scoprire obiettivi da raggiungere in quanto protagonisti”.

Professor Franco Peretti
Cultore di storia della Chiesa

Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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