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Il gatto, dalle origini alla sua evoluzione nel tempo

Il gatto (Felis catus) appartiene ai mammiferi, all’ordine dei carnivori, alla famiglia dei felini ed è uno tra gli animali domestici più amati dall’uomo. Ma non è sempre stato così, infatti questo felino, prima di diventare domestico, ha “pagato” la sua indipendenza a stenti: ha vissuto la fame, il freddo e un’infinità di credenze popolari.

Secondo alcune ricerche – anche se non è possibile stabilire l’epoca storica che determina il passaggio del gatto dall’essere un animale selvatico ad uno domestico – pare che il gatto domestico abbia origini africane e potrebbe essere il risultato di un incrocio tra il gatto selvatico(Felis Silvestris) e il gatto africano(Felis Lybica), noto anche come gatto del deserto.

Una volta che l’uomo ne ha capito l’utilità, il gatto è diventato un’importante presenza nella società, soprattutto per la caccia ai topi, portatori di epidemie. Oggi si può quindi dire che il gatto è diventato a tutti gli effetti un animale domestico, anche se le parole chiave che lo descrivono al meglio sono libertà e indipendenza.

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Un po’ di storia: l’evoluzione del gatto nel tempo

Secondo alcune ricerche, circa 50 milioni di anni fa viveva un animale selvatico denominato dalla scienza Miacis – un animale selvatico dalle zampe corte e dal corpo allungato, ritenuto l’antenato del cane, del gatto e dell’orso – e, da una ramificazione di questa famiglia, si è sviluppato il genere Felis, al quale appartiene il gatto. Con la conseguente evoluzione si è sviluppato il felino Dinictis, molto simile al gatto moderno, ma di proporzioni più grandi, con un cervello non molto sviluppato e con una forte dentatura.

25 milioni di anni fa comparve il gatto con i denti a sciabola, chiamato Smilodon, fisicamente molto più somigliante ad una tigre in realtà, ma venne considerato un antenato del gatto. Di questa specie ne furono ritrovati molti scheletri nel Nord America.

Questo Smilodon, 18 milioni di anni fa si evolse poi in Pseudailurus, molto più simile all’aspetto del gatto, dal quale ne derivò poi il primo animale moderno del genere Felis, da cui discendono per l’appunto i gatti.

Arriviamo a circa 10 milioni di anni fa, dove tra i primi gatti moderni comparve il Martelli e il gatto di Pallas, due esemplari con un corpo molto simile al gatto attuale e con un grande cervello.

Dopodiché, tra i 900 mila ed i 600 mila anni fa, nelle foreste viveva il Felis Silvestris, ovvero il gatto selvatico europeo, un animale dal carattere riservato. Con le glaciazioni questo animale si spinse verso le regioni più interne e le sue dimensioni diminuirono. Questo animale, con il ritirarsi dei ghiacci, rimase isolato nei vari continenti: in Africa diventò il Gatto del Deserto e Gatto Selvatico Africano, in Asia Gatto del Deserto Cinese e Gatto della Giungla.

E, mentre il gatto selvatico europeo rimase a debita distanza dall’uomo, quello selvatico africano iniziò ad avvicinarsi ai centri abitati, ragion per cui si pensa sia quest’ultimo esemplare – originario della valle del Nilo – il progenitore dell’attuale gatto domestico.

E si arriva all’Antico Egitto, dove, nel 3000 a.C., il gatto diventa un animale ritenuto “divino”: gli antichi Egizi sostenevano che alcune divinità assumessero le sembianze del gatto e che i grandi sacerdoti traessero messaggi divini dal comportamento di questo animale. Fu così il primo esemplare non ancora del tutto civilizzato, ma molto vicino ad esserlo. In quel periodo nasce l’identità domestica del gatto. Il Mau, così denominato a quei tempi, era entrato a far parte della religione, delle tradizioni e si era conquistato un posto nel cuore delle famiglie egiziane. Anche le leggi faraoniche erano a favore dell’esistenza del gatto, tanto che era prevista la pena capitale a chi ne uccideva un esemplare.

Il gatto, tramite i contatti commerciali con gli Egizi, fu conosciuto anche dai Greci, i quali quando scoprirono le sue qualità (bello, domestico, pulito, inodore e ottimo cacciatore) lo accolsero con entusiasmo. Ma siccome gli Egizi non vendevano i gatti, in quanto considerati divini, i Greci ne rubarono alcune coppie e li portarono in patria. Dopo qualche anno questi felini vennero venduti ai Romani, ai Galli e ai Britanni. Fu così che il gatto, dall’Egitto, arrivò in tutta Europa; proseguendo poi nel continente asiatico.

Amato e divinizzato dagli Egizi, tenuto in alta considerazione estetica e spirituale in Asia, utilizzato e difeso in Europa, finché questo felino attraversò un periodo drammatico nel Medioevo, in cui venne coinvolto in stragi e persecuzioni perché considerato simbolo del Demonio e delle streghe. Da qui la nascita di superstizioni, falsi miti e leggende (https://www.ilvaloreitaliano.it/il-gatto-nero-tra-miti-leggende-e-superstizioni/).

Si arriva poi nel 1800, in cui comincia il riscatto del gatto, che torna ad essere un animale da compagnia, amato dall’uomo e talmente apprezzato per la sua bellezza e regalità che ebbero inizio anche le prime esposizioni in suo onore, la prima a Londra il nel 1871.

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Il gatto nella letteratura e nell’arte di tutto il mondo

Il gatto con il passare del tempo ha anche spopolato nel mondo della letteratura e dell’arte di tutto il mondo. Sono infatti animali che sono stati protagonisti di fiabe, racconti, romanzi e poesie; ma non solo, anche come amici e compagni di artisti, scrittori e poeti illustri.

Da quando questo felino è entrato a far parte della vita dell’uomo, molti artisti hanno cominciato a immaginare e a scrivere di lui. Infatti, aldilà delle leggende, che tuttora resistono e vengono tramandate da generazioni, vi sono scritti sui gatti provenienti da tutto il mondo: dal Giappone alla Russia, alla Scandinavia, all’America, all’Antica Roma, etc.

Nella letteratura, tra i personaggi storici più noti a scrivere del gatto ricordiamo: il greco Erodoto (480 a.C.); l’oratore latino Cicerone (106 a.C.); lo scrittore francese Charles Perrault (fine seicento) con “Il gatto con gli stivali”; Shakespeare; Edgar Allan Poe; e molti poeti italiani come Francesco Petrarca; Torquato Tasso; Giovanni Pascoli; Collodi; Umberto Saba.

Il gatto spopolò anche nell’arte, in Oriente ad esempio i gatti godevano di molta considerazione da parte degli artisti: dalla Persia all’India, fino alla Cina, il gatto diventò simbolo di potere e di comando. Ma non solo, anche nell’arte Araba questo animale fu preso in grande considerazione, in quanto, secondo un’antica leggenda, animale di Maometto; così come in India, dove il gatto era simbolo di nobiltà e ricchezza e la maggior parte delle opere artistiche ritraenti questi felini erano di natura religiosa. Mentre nei dipinti dell’antico Giappone i gatti compaiono in compagnia di bellissime donne. Al contrario dell’arte europea, in cui il gatto, demonizzato dalla Chiesa cattolica fin dal Medioevo, dovette aspettare il Settecento per occupare un posto di rilievo; per poi ripartire nel Novecento anche per gli artisti americani, che scelsero spesso proprio i felini come soggetti delle loro opere.

Ma non si ferma qui, il gatto sbarca anche tra fiabe e cinema. Questo animale così elegante e misterioso diventa infatti il protagonista di canzoni e filastrocche (Volevo un gatto nero, nel 1969 allo Zecchino D’Oro) e di fumetti e cartoni animati (a cominciare da Felix the Cat, il gatto nero dalle mille peripezie nel 1919; Lucifero, il gatto nero nella fiaba di Cenerentola;).

Conclusioni

Detto ciò, il gatto è un animale dolce, ma riservato; intelligente, ma non obbediente; indipendente, ma bisognoso di cure e affetto; ama la casa e la compagnia, ma è anche un animale solitario e gradisce la libertà. Un animale domestico, ma selvatico; forse anche per questo spesso non si riesce a comprenderli del tutto. Poi, ovviamente, c’è gatto e gatto, il ché vuol dire che può essere più o meno estroverso, più o meno affettuoso e ognuno ha giustamente il proprio carattere, una propria indole e, soprattutto, molto dipende anche dalle esperienze vissute da ognuno di essi, esattamente come per noi umani. Ad ogni modo, un gatto amato e ben trattato si affeziona moltissimo al suo amico umano.

Non esiste una vera “anagrafe” dei gatti, quindi non è possibile avere dei dati precisi su quanti di questi siano animali domestici; ma secondo alcune ricerche, in Italia sembra vastissima la popolazione dei gatti “casalinghi”, quasi quanto i cani che vivono in casa.

Purtroppo però esistono e si tramandano ancora molte dicerie e molte superstizioni riguardante questo felino, per tale motivo ricordiamo che l’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (AIDAA) ha istituito il Gatto Nero Day, che ricorre il 17 Novembre di ogni anno, una giornata dedicata a contrastare le superstizioni sui mici dal manto scuro e a riabilitare la loro reputazione.

Valeria Glaray

Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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