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Juventus, continua la maledizione della Champions League

Un bel calcio al passato e chi se ne frega“. È questo il motto con cui è cominciata l’attuale stagione della Juventus, con l’addio prematuro a Maurizio Sarri, il maestro di calcio che avrebbe dovuto rivoluzionare il gioco dei bianconeri e portarli a conquistare il tetto d’Europa, e l’arrivo a sorpresa di un altro Maestro, anche se il soprannome lo deve alle straordinarie imprese da calciatore, quell’Andrea Pirlo idolo indiscusso della tifoseria anche se alla prima esperienza da allenatore.

Nonostante il contratto di Sarri avesse scadenza nel 2022 la dirigenza non ha digerito la prematura uscita dalla Champions League subita agli ottavi di finale per opera di una squadra considerata ampiamente alla portata come il Lione. Francesi che poi ai quarti hanno avuto la meglio sulla corazzata Manchester City, guidata da un altro maestro del calibro di Pep Guardiola che per sua fortuna e per quella della società non è stato esonerato e oggi domina la Premier League con 11 punti di distacco dalla seconda in classifica.

È quasi scontato che dopo nove anni consecutivi di successi in Italia la priorità di società e tifosi non possa che essere la Coppa dalle Grandi Orecchie. Ma apparentemente quest’anno è stata fatta una scelta rivoluzionaria affidandosi al pensiero innovare di un esordiente, ma che nello stesso tempo non avrebbe dovuto subire come una spada di Damocle la responsabilità di raggiungere la vittoria a tutti i costi, sia in coppa che in campionato.

Andrea Pirlo, tecnico della Juventus
Andrea Pirlo, tecnico della Juventus

La scelta di Pirlo ad inizio stagione non è per niente casuale: idolo indiscusso della tifoseria, ha indossato per 4 anni di seguito la casacca bianconera conquistando 4 campionati consecutivi, 1 Coppa Italia e 2 Supercoppe italiane, è alla prima vera esperienza in panchina per cui anche nel caso in cui non conquistasse alcun trofeo, a patto di disputare una stagione ad alto livello che non può prescindere dal raggiungimento di una tra le prime quattro posizioni in Serie A, potrebbe proseguire in tutta tranquillità la propria esperienza e il proprio percorso formativo.

Anche se non va dimenticato che Andrea da Brescia di Coppe dei Campioni è un vero intenditore avendo disputato 115 partite, preliminari compresi, e vincendola per due volte da calciatore con il Milan, nelle stagioni 2002-2003 e 2006-2007, e oltre a due finali perse rispettivamente con i rossoneri, nella sfida contro il Liverpool del 2005, e con la Juve.

Quest’ultima avvenuta contro il Barcellona (sconfitta per 3-1) nel 2015, in quella che sarebbe stata la sua sua ultima apparizione in bianconero. Ironia del destino proprio la stagione 2014-15 fu quella dell’esordio di Massimiliano Allegri, allenatore che molti tifosi sui social hanno rievocato dopo l’eliminazione di ieri.

Questa mattina l’hashtag #Allegri su Twitter è stato tra i più utilizzati, anche se superato di gran lunga da #Pirlo. Numerosi i commenti a favore del tecnico livornese ricordato per i cinque scudetti consecutivi, e le due finali di Champions, l’ultima delle quali persa nel 2017 per opera di un monumentale Cristiano Ronaldo, autore di una doppietta, e il suo Real Madrid.

Allegri, Sarri, Ronaldo e Pirlo, tutti a modo loro protagonisti nella Juventus e nella massima competizione europea per club. Ma quali sono i veri motivi per cui i bianconeri sono stati eliminati per l’ennesima volta dalla Coppa dei Campioni?

Juventus
Logo della Juventus

Quali sono i motivi per cui la Juventus è uscita agli ottavi?

Uno dei motivi per cui la Juventus è stata eliminata agli ottavi di finale di Champions riguarda il capitolo infortuni e indisponibilità legate al Covid. I Campioni d’Italia pagano sin dall’inizio della stagione gli infortuni di colonne portanti della difesa come de Ligt e Alex Sandro, a cui si sono aggiunti nel giro di qualche settimana anche quelli di Chiellini e Demiral.

Per gran parte della stagione mister Pierlo ha dovuto reinventare il reparto arretrato, nel corso della stagione anche Bonucci e Cuadrado sono stati fuori per problemi vari e il colombiano anche per Coronavirus, e ha potuto contare con continuità solo di Frabotta, Danilo e Szczesny.

Mentre sono stati riscontrati molto meno problemi di infortuni a centrocampo e attacco, anche se non del tutto indenni a qualche defezione per infortunio.

A centrocampo la squadra, in alcune partite, ha faticato a trovare il giusto assetto tattico: Arthur, alla prima stagione, in più di una circostanza non è riuscito a prendere il mano le redini del gioco. A differenza del match di ieri dove sembra essere tornato ai livelli di Barcellona. Rabiot alterna grandi prestazioni ad altre meno ispirate, ma si nota un netto miglioramento rispetto alla passata stagione.

Discorso opposto per Bentancur, attualmente costretto ai box causa Covid, che pare essere la brutta copia di quello dello scorso anno. Ottimo invece l’impatto dello statunitense McKennie, probabilmente in migliore acquisto di quest’anno firmato Paratici, che si è ben inserito nei meccanismi di squadra. Infine si registra un Ramsey in lieve crescita, anche se ben lontano dai livelli espressi qualche anno fa con la maglia dei Gunners.

Il capitolo attacco è tra le note più liete della squadra bianconera, reparto in cui si è registrata la crescita esponenziale di Federico Chiesa, partito con qualche tentennamento e poi esploso a grandi livelli, mentre continua a non essere pervenuto l’altro azzurro Federico Bernardeschi. Più che buono l’apporto del giovane Kulusevski e di Morata. Si pensi che se all’attaccante spagnolo non fossero state annullate una quantità esorbitante di reti per fuorigioco molto probabilmente oggi avrebbe siglato lo stesso numero di gol di Cristiano Ronaldo, autore di 27 reti in 32 gare.

L’unica pecca che si può imputare al reparto avanzato è quella di non aver concretizzato abbastanza, perché le occasioni da gol sfumate sono state numerose. In più bisogna evidenziare come in diverse occasioni le polveri da sparo sono sembrate bagnate, ovvero non è sembrato sempre servito a dovere il principale pericolo bianconero: sua maestà CR7.

E se volessimo guardare anche il lato opposto della medaglia lo stesso Cristiano Ronaldo è sembrato poco propenso a servire i compagni: si pensi che tra campionato e coppa sono solo 4 gli assist effettuati, mentre alla prima stagione erano 11 e nella successiva 7. Anche se di partite per recuperare ce ne sono ancora tante (per la precisione 12 in Serie A e la finale di Coppa Italia) i tempi dei 15/20 assist a stagione coi Blancos sembrano ormai troppo lontani.

Cristiano Ronaldo, Juventus
Cristiano Ronaldo, attaccante della Juventus

Bianconeri eliminati dalla Champions League, ora cosa succede?

L’eliminazione dalla Champions non rappresenta un dramma ma una delusione sicuramente sì. In primis per i tifosi che per quasi metà della partita contro il Porto, dopo l’espulsione suicida di Taremi al 54esimo, dopo aver ribaltato la partita da 0-1 a 2-1 erano convinti di passare il turno.

Tra i più tristi ci sarà sicuramente capitan Chiellini, che si vocifera possa ritirarsi a fine stagione martoriato dagli infortuni, e che a 36 anni dovrà definitivamente abbandonare il sogno di vincere almeno una volta in carriera la Coppa dalle Grandi Orecchie. Discorso simile per Buffon, che però a differenza dell’amico e compagno di squadra è dotato di un fisico più resistente e potrebbe decidere di proseguire per un altro anno nonostante le 43 primavere, società permettendo.

Ramsey, Rabiot e Bernardeschi potrebbero essere venduti a fine stagione per permettere di investire su profili più interessanti e dal rendimento meno altalenante. Anche se tra i tre al francese potrebbe essere concessa ancora un’opportunità visto il rendimento dell’ultimo periodo.

Infine le due questioni più spinose: quelle legate a Dybala e a Cristiano Ronaldo. L’argentino è considerato da società, allenatore e compagni un grande talento, però i troppi infortuni e la discontinuità di rendimento farebbero propendere più di un dirigente alla cessione. Sarebbe una decisione estrema ma permetterebbe di incassare una cifra ragguardevole da investire in altri profili. Peccato non averlo venduto in passato per prendere un giocatore del calibro di Haaland, oggi al Borussia Dortmund, su cui si vocifera che il Real Madrid sia pronto ad investire 270 milioni di euro (150 di cartellino e 120 di ingaggio ripartiti in 6 anni).

Su Ronaldo il discorso è diverso perché nessuno mette in dubbio le qualità da extraterrestre del fenomeno di Madeira. Il problema che i 100 milioni del cartellino e i 31 milioni di euro a stagione (54,24 milioni lordi) erano stati investiti con l’obiettivo di raggiungere la Coppa con la C maiuscola. Trofeo che per l’ennesima volta non è arrivato e che con un CR7 come quello visto ieri si fa fatica ad immaginare possa essere conquistata nella prossima. Anche in questo caso ci si chiede se non sia meglio cedere il numero 7 portoghese e cercare una nuova stella.

La rabbia di Pavel Nedved al termine del match tra Juventus e Porto

Ora testa a campionato e Coppa Italia

A questo punto testa al campionato, che potrebbe risollevare le sorti di una stagione non esaltante ma nemmeno da buttare via. Senza dimenticare la finale di Coppa Italia del 19 maggio contro l’Atalanta. La corsa per lo scudetto è ancora aperta, nonostante i 10 punti di distacco dall’Inter, anche se con una partita da recuperare contro il Napoli e quindi potenzialmente 7.

Un’eventuale cavalcata verso il decimo scudetto consecutivo potrebbe cambiare i piani del club e forse rimandare lo straziante addio di alcune stelle bianconere. In modo tale da non dare un altro calcio al passato così come ha fatto ieri, nel vero senso della parola, il dirigente bianconero Pavel Nedved calciando con violenza un cartellone a bordo campo con la scritta ‘Respect‘. Quel Rispetto (con la R maiuscola) che meritano tutti i tifosi juventini e più in generale gli appassionati di questo sport, che a prescindere dal fatto che si vinca o che si perda hanno bisogno di esempi positivi.

Perché di calci in faccia da un anno a questa parte ci ha già pensato il Covid a darli.

Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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