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L’Italia di Roberto Mancini: una Nazionale nel segno del numero 23

Sono passati poco più di due anni dal fatidico 13 novembre 2017, data in cui la Nazionale, guidata in quel periodo da Gian Piero Ventura, venne clamorosamente eliminata dal Mondiale nella doppia sfida decisiva contro la Svezia. Un’eliminazione figlia della sconfitta per 1-0 subita tre giorni prima alla Friends Arena di Solna, a due passi da Stoccolma, e del pareggio a reti inviolate nella “Scala del calcio italiano”, ovvero San Siro.

Evento che ha rappresentato, sportivamente parlando, una delle pagine più tristi del calcio italiano: per la seconda volta nella storia, a distanza di 60 anni dalla precedente, l’Italia non è riuscita a qualificarsi ad un Mondiale. La débâcle azzurra ha scatenato un putiferio mediatico capace di mettere a soqquadro i vertici federali e di portare alle dimissioni dell’ex CT Ventura e dell’ex presidente della FIGC Carlo Tavecchio. Ma come si suol dire “dopo la tempesta, anche quella più forte, arriva sempre l’arcobaleno“.

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La Nazionale italiana esulta dopo la vittoria per 9-1 contro l’Armenia (Twitter)

Dopo la breve parentesi di Gigi Di Biagio, sulla panchina azzurra per poco più di tre mesi, le redini della Nazionale sono state affidate a Roberto Mancini: durante la carriera da giocatore “il Mancio” , nonostante le 19 stagioni da professionista disputate in Serie A, aveva avuto l’onore di indossare la maglia azzurra solo in 36 occasioni, mettendo a segno un totale di 4 reti. Le poche convocazioni in azzurro hanno lasciato un segno indelebile nel cuore di Mancini, che ha compreso molto più di altri colleghi, nella fattispecie calciatori e allenatori, quale onore rappresenti indossare la maglia azzurra.

Nonostante qualche difficoltà incontrata incontrata nelle prime uscite amichevoli e durante la prima edizione della Nations League (2018/19), il CT si è rivelato un selezionatore preparato e capace di creare un gruppo coeso in continua crescita. I numeri sono dalla sua parte: in 19 incontri disputati sino ad oggi la Nazionale targata Mancini ha conquistato 13 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte, con un totale di 45 reti segnate e 12 subite. La percentuale di vittoria è pari al 68,42%, poco inferiore a quella di un mito come Vittorio Pozzo (68,97%), unico commissario tecnico a fare meglio di lui nel periodo che va dal 1° dicembre 1929 al 5 agosto del 1948.

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Roberto Mancini, nel segno del 23 (Twitter)

Ieri per la prima volta nella storia, in 109 anni, l’Italia è riuscita a concludere la fase di qualificazione ad un europeo a punteggio pieno, conquistando 30 punti in 10 match. Dieci vittorie caratterizzate da 37 reti segnate e 4 subite. Attualmente gli azzurri vantano la migliore differenza reti del torneo (+33), che potrebbe essere insidiata solamente dal Belgio (+32), che stasera affronterà tra le mure amiche Cipro.

Inoltre dopo 71 anni la Nazionale torna a segnare 9 reti in un incontro, è la terza volta che accade nella storia: le precedenti risalgono al 18 gennaio 1920 a Milano, Italia-Francia 9-4 (amichevole), e al 2 agosto 1948 a Brentford, Italia-USA 9-0 (Olimpiadi). Mentre il record di gol realizzati è datato 9 giugno 1928, in occasione della finale per il terzo posto alle Olimpiadi di Amsterdam l’Italia schianto l’Egitto con un perentorio 11-3.

Numeri che rischiano di far girare la testa. Ma la Nazionale allenata da Mancini è caratterizzata da un numero in particolare, che in questi giorni sta ricorrendo con molta frequenza, ovvero il 23. La maggior parte degli appassionati di sport saprà che il 23 è il numero di maglia che da sempre caratterizza un mito del basket come Michael Jordan, e che per gran parte della carriera è stata utilizzata da un’altro mito del basket di ieri e di oggi, ovvero LeBron James (salvo la parentesi dal 2010 al 2014 con la maglia dei Miami Heat nella quale aveva scelto la canotta numero 6). Quindi è un numero che potrebbe essere considerato un vero e proprio “portafortuna“.

Riccardo Orsolini indossa la maglia numero 23 (Twitter)

Ma cosa centra il 23 con la Nazionale di Mancini? Ebbene dopo la partita di ieri sono esattamente 23 i giocatori che nell’era del “Mancio” hanno realizzato almeno un gol. Il 23 marzo del 2019 gli azzurri hanno disputato match d’esordio alle qualificazioni europee contro la Finlandia. 23 è il numero di giocatori che ha esordito per la prima volta in Nazionale, o meglio fino al 77′ della partita di ieri, perché con l’ingresso del portiere Meret, al posto di Sirigu, i giocatori esordienti sono passati a 24. Il 23esimo giocatore a debuttare in azzurro è stato Riccardo Orsolini, che fatalità del destino indossava la maglia numero 23. E caso strano 23 era la posizione occupata da Roberto Mancini prima dell’incontro di ieri nella classifica di tutti i tempi per numero di partite disputate sulla panchina azzurra. Attualmente è 19esimo a pari merito con Giuseppe Pasquale, Alfredo Foni, Giuseppe Marmo e Luigi Tentorio.

E soprattutto 23 è il numero dei calciatori che il CT potrà convocare per la fase finale dell’europeo. Sicuramente qualche giocatore seppur meritevole non farà parte della spedizione azzurra, ma c’è la convinzione generale da parte degli addetti ai lavori, esperti di calcio, giornalisti e tifosi che le scelte di Mancini saranno prese solo ed esclusivamente per il bene del gruppo.

Sempre a proposito di Mancini ricordo ancora quando nel corso della trasmissione tv “Il processo di Biscardi“, più di vent’anni fa, il mitico conduttore Aldo portò avanti una campagna mediatica denominata “Mancini in Nazionale“. Uno slogan che ripeteva all’infinito, sopratutto quando si parlava dei colori azzurri, era innegabile il fatto che fosse uno dei più grandi estimatori dell’ex fantasista di Bologna, Sampdoria e Lazio. Ebbene dopo quasi un quarto di secolo dobbiamo ammettere che aveva ragione: Mancini meritava e merita oggi più che mai la Nazionale. E non solo, il buon Aldo era stato un vero precursore dei tempi chiedendo a gran voce, quando sembrava quasi un’utopia, l’introduzione della gol line technogy e della moviola in campo.

Il mitico Aldo Biscardi

A questo punto vi starete chiedendo cosa centra il 23 con Aldo Biscardi… ebbene 23 sono state le edizioni in cui il noto giornalista sportivo ha condotto “Il processo di Biscardi“. Strane combinazioni del destino che speriamo continuino a portare fortuna agli azzurri.

Carlo Saccomando

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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