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Milan, il ritorno di Ibra può essere la soluzione ai problemi rossoneri?

Dopo quasi sette anni e mezzo sta per tornare ad indossare la maglia rossonera Zlatan Ibrahimovic, uno dei pochissimi attaccanti, se non l’unico, dell’ultima decade milanista che valga la pena di ricordare con affetto. Dopo di lui il vuoto cosmico, rappresentato da una moltitudine di giocatori approdati in quel di Milanello con l’etichetta di bomber di razza o giovani di belle speranze che hanno miseramente fallito ogni occasione concessa.

I vari Pazzini, Balotelli, El Shaarawy, Niang, Matri, Honda, Cerci, Luiz Adriano, Bacca, Andre Silva, Lapadula, Kalinic e Higuain non sono riusciti a risollevare le sorti di una squadra che dopo la conquista dell’ultimo scudetto datato 2010/2011, non a caso anno in cui era presente in rosa Ibra, che ha acquisito di diritto l’etichetta di “nobile decaduta“. Per non parlare degli attuali Piatek, Suso, Leao, Rebic, Borini e Castillejo, giocatori che in questa stagione sembrano aver perso il fiuto per il gol e sopratutto l’entusiasmo di giocare a calcio.

Ibra milan

Sembra che dopo la stagione 2011/2012 una maledizione stia colpendo uno dietro l’altro tutti gli attaccanti rossoneri. E c’è un episodio che sopra a tutti potrebbe aver scatenato questa disgrazia senza precedenti: nel 2012 Galliani decise di vendere a sua insaputa Ibrahimovic al Paris Saint Germain. Una mossa che colpì nel profondo il giocatore svedese, che al termine della stagione era stato rassicurato dal dirigente della sua riconferma. Ibra raccontò l’accaduto qualche anno più tardi, nel 2018, nel suo libro “Io sono il calcio“, descrivendolo come un vero e proprio atto di tradimento. Per i più scaramantici, come il sottoscritto, potrebbe essere stato proprio quel gesto a scatenare le ire del vichingo svedese, che inconsciamente o volutamente ha lanciato un sortilegio che ancora oggi affligge la squadra del Diavolo.

Ma lasciando da parte le teorie paranormali, probabilmente la decadenza del Milan è da attribuire ad un motivo sopra a tutti che ne ha condizionato il recente passato e il presente: la vendita del club da parte di Silvio Berlusconi. Quello che è più evidente ad anni di distanza è che le diatribe interne alla famiglie Berlusconi, che da anni spingeva verso la cessione della società prettamente per motivi economici, abbia condizionato l’ambiente rossonero che non è stato più in grado di allestire una squadra competitiva e sopratutto di programmare il futuro.

Dopo la fine dell’era Berlusconi, prima Yonghong Li ed atualemente il gruppo Elliott, non sono stati in grado di cambiare registro e riscrivere una nuova pagina della storia rossonera degna di essere ricordata.

Ritornando all’imminente arrivo di sua maestà Ibrahimovic, chissà se con il suo innesto la squadra possa beneficiare di terminale d’attacco più efficace e di un uomo spogliatoio in grado di responsabilizzare e caricare i propri compagni in maniera più efficace di quanto fatto fin ora da allenatori, dirigenti e dagli stessi giocatori. Zlatan è un uomo che a volte ricorre alle maniere dure, ma in gran parte dei casi i suoi metodi poco ortodossi hanno riscosso risultati eccellenti.

L’unico appunto che molti tifosi rossoneri fanno sull’operazione è legato all’età del calciatore, 38 anni, e alla tenuta fisica. Inoltre c’è da sottolineare che molti esperti affermino come gran parte dei problemi legati alla sterilità dell’attacco rossonero sia da imputare al gioco espresso in campo, espressione di una rosa male assortita soprattutto a centrocampo e nei due esterni di attacco.

Secondo quanto riportato dai principali giornali sportivi l’attaccante firmerà un contratto di 6 mesi, con un stipendio che si aggirerebbe sui 3,5 milioni, e che a determinate condizioni di rendimento personale (numero di presenze e gol realizzati) potrebbe essere prolungato di ulteriori 12 mesi per una cifra prossima ai 5 milioni, comprensiva di bonus. Per quanto riguarda il numero di maglia lo svedese potrebbe indossare la numero 11 nel caso della cessione di Borini, come in molti auspicano, o addirittura la numero 9 nel caso di addio dopo appena un anno di Piatek. Per quest’ultimo si è parlato in questi giorni di passaggio definitivo al Lipsia, nel caso venga ceduto Timo Werner, oppure di prestito a Fiorentina e Genoa.

Ibra non sarà la panacea in grado di risolvere tutti i problemi del Milan, ma potrebbe rappresentare quella scintilla in grado di smuovere un ambiente in continua involuzione e privo di entusiasmo. I tifosi non pretendono di raggiungere un piazzamento in Champions, ma almeno di vedere una squadra che lotti fino al novantesimo e oltre. Agli cinque schiaffi presi a Bergamo, oltre che allo schiaffo morale subito, molto meglio gli schiaffi in allenamento e nello spogliatoio di Zlatan, con l’augurio che con l’inizio del 2020 la maledizione che affligge i rossoneri possa avere termine.

Carlo Saccomando

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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