Sono giorni che su giornali e trasmissioni televisive si analizza lo stile di vita dei fratelli Bianchi, due delle quattro persone accusate di aver preso parte al pestaggio che nella notte tra il 5 e il 6 settembre scorso ha causato la morte di Willy Montero Duarte, il giovane 21enne italiano di origini capoverdiane.
Sui social sono numerose le immagini che immortalano Gabriele e Marco fare sfoggio di vestiti e accessori di lusso, collane, anelli e orologi d’oro, scooter, moto, Suv, costosissime bottiglie di champagne, viaggi in alberghi a cinque stelle ed escursioni a bordo di yacht. Circostanze che hanno destato le attenzioni degli inquirenti che stanno scavando a fondo nella vita della famiglia Bianchi e che a quanto pare hanno scoperto che i due usufruiscono del reddito di cittadinanza. Stesso discorso per gli altri due indagati, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, anche loro percepiscono il reddito.
Ad effettuare le domande per l’ottenimento del reddito di cittadinanza, come previsto dalla normativa, sono stati i vari capi famiglia i quali hanno inserito i loro figli, tutti al di sotto dei 24 anni e senza reddito, come familiari a carico. Una mossa che potrebbe aver fatto lievitare l’assegno mensile di oltre cinquecento euro a figlio a carico: nel caso specifico della famiglia Bianchi la cifra mensile erogata sarebbe aumentata di oltre mille euro.
Per i quattro arrestati è già stata aperta l’indagine patrimoniale che potrebbe però allargarsi anche ai genitori visto che le dichiarazioni mendaci sono punite a norma di legge.
Secondo quanto affermato da Massimiliano Pica, legale di Marco e Gabriele Bianchi, i due fratelli in sede di interrogatorio avrebbero dichiarato agli inquirenti di non aver mai percepito o chiesto il reddito di cittadinanza. “Non sappiamo neanche di cosa si tratta” avrebbero aggiunto i due.
Stessa linea difensiva per Francesco Belleggia, per il quale oggi ha parlato l’avvocato Vito Perugini: “Oggi ho avuto modo di parlare con il mio assistito il quale mi ha assicurato di non avere mai richiesto ne, ovviamente, percepito il reddito di cittadinanza. In caso contrario lo avrei invitato a restituire il denaro ricevuto“.
Carlo Saccomando