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Rinvenuta un’iscrizione in un elmo etrusco scoperto 90 anni fa

Arriva un’interessante scoperta da un elmo di origini etrusche uscito alla luce quasi un secolo fa, che sicuramente farà piacere agli studiosi di archeologia. L’elmo in questione è il frutto di un ritrovamento avvenuto nel 1930 in un’antica tomba, la numero 55, sita a Vulci, in provincia di Viterbo.

Questo reperto fa parte di un’insieme di oggetti che aiutano i ricercatori contemporanei a comprendere meglio le conoscenze dell’arte bellica negli scorsi millenni. Questo reperto è oggi visibile al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, esposto lì dal 1935.

L’elmo di Vulci in una necropoli

Artefici del rinvenimento furono Ugo Ferraguti e Raniero Mengarelli, frutto di uno scavo iniziato nel precedente 1928 e finito nel 1932 nella Necropoli dell’Osteria a Vulci. Questo scavo segnò il principio in Italia di una moderna tecnica archeologica con una maggiore cura scientifica e rispetto per gli oggetti rinvenuti.

Poco più di 90 anni da quando il reperto tornò visibile, ecco arrivare dinanzi agli occhi di tutti, dopo un restauro, un’epigrafe all’epoca non identificata. La scomparsa dei due archeologi bloccò le analisi su questi oggetti per numerosi decenni. Il lavoro di pulitura del reperto ha visto impegnata la restauratrice del museo, Miriam Lamonaca.

Sull’iscrizione dell’elmo, nella zona del paranuca, appaiono visibili soltanto sette lettere, vale a dire “harn ste“. Queste due parole, secondo gli esperti accreditati, in realtà sono da interpretare come una sola, Harnste.

Costui doveva essere quasi sicuramente il proprietario dell’oggetto militare, un chiaro simbolo di appartenenza personale. Nello specifico poteva trattarsi di un soldato proveniente dalla vicina città di Perugia. Esiste comunque l’ipotesi che potessero essere due nomi appartenenti a due persone diverse.

Elmo etrusco

Dichiarazione dal Museo Etrusco sull’elmo

Valentino Nuzzo, direttore del museo, ha commentato da dove gli esperti sono partiti per giungere all’attuale scoperta, un’operazione avviata nel 2019. “In seguito alla richiesta di eseguire una serie di rilievo in 3D di reperti di arte militare da parte della Royal Society of New Zealand, abbiamo prelevato l’elmo dalla vetrina. – ha dichiarato Nuzzo – Una storia rimasta nascosta sotto gli occhi di tutti. Chissà, forse l’iscrizione non si vedeva quando l’elmo è stato recuperato dalla tomba 55 nella necropoli dell’Osteria di Vulci doveva essere incrostato di terra e ossidata.”

Il direttore poi ha aggiunto: “Anche se non è possibile stabilire se Harnste fosse il suo gentilizio o quello di un rivale ucciso in battaglia, il pubblico che da oggi in poi verrà ad ammirarlo avrà qualche elemento in più per immaginarne la storia“. I risultati della scoperta dell’iscrizione si potranno trovare sulla rivista specialistica Archeologia Viva.

Gli etruschi, un popolo ancora oggi piuttosto misterioso

Accenni di storia antica

L’elmo risulta risalire a circa 2.400 anni fa, a metà del IV secolo a. C., un epoca nella quale i popoli della nostra penisola erano alla ricerca di un equilibrio politico. Vulci era al confine dell’area contesa tra le popolazioni degli Etruschi e degli Umbri.

Le lotte per il dominio territoriale avrebbero infine premiato Roma, destinata a divenire la capitale di un grande impero nell’antichità. In quel periodo, tuttavia, la situazione era ancora abbastanza indefinita.

Infatti, a conferma di ciò, l‘Urbe laziale aveva ricevuto un saccheggio nel 390 a. C. dai Galli Senoni di Brenno, stanziati tra la Romagna e le Marche attuali. Le guerre sannitiche, sviluppatesi tra il 343 ed il 290 a. C., pare non fossero ancora iniziate.

Giampaolo Negro

Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche, giornalista pubblicista dal 2012. Ho collaborato dal 2010 al 2021 con "Sprint e Sport" occupandomi di calcio giovanile e dilettantistico, con particolare attenzione alla scuola calcio. Appassionato di cultura storica, arte, teatro musica e affascinato dalle meraviglie della natura.

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