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La centralità dell’ambiente nella società: la percezione di ieri e quella attuale

Si apre una nuova rubrica dedicata all’ambiente nella quale cercherò di trattare con obiettività le tematiche di maggiore interesse ed attualità: ce ne saranno molte da affrontare e, chi lo sa, magari ci sarà anche occasione di raccogliere i suggerimenti di qualche lettrice o lettore incuriositi.

Perché parlare di ambiente, vi chiederete? La risposta va ricercata nel fatto che in pochi mesi la materia è stata portata così tanto alla ribalta da costituire argomento quotidiano di giornali, radiogiornali e telegiornali.

Oggi si parla di ambiente accostandolo all’economia, allo sviluppo, alla ricerca, al commercio e ciò accade perché quasi all’improvviso ci si è accorti che l’ambiente non è più un qualcosa che si può trascurare né più si può posticipare la sensibilizzazione verso la sua tutela.

Quando è nato l’interesse per l’ambiente?

Ad inizio anni ’60 venne alla luce il WWF, organizzazione internazionale non governativa che perseguiva lo scopo di proteggere gli animali ed i loro habitat; all’inizio degli anni ’70 fu il turno di Greenpeace, costituita per la difesa del clima e contro i testi nucleari; sempre in quel periodo videro la luce, un po’ in tutto il mondo, i primi partiti politici “verdi” a sostegno delle tematiche ambientali e della giustizia sociale; seguirono quindi alcuni anni di “battaglie” in mare (ricordiamo la difesa delle balene di Greenpeace, ad esempio) e in seno ai Parlamenti di molti Paesi.

Anche le nostre Istituzioni nazionali e comunitarie vennero investite delle problematiche legate all’ambiente e fu gradita occasione per iniziare a pensare e sviluppare le prime basi delle politiche ambientali. Purtroppo però, come spesso accade, ci volle molto anzi moltissimo tempo prima che tutti i progetti legislativi vedessero in concreto la luce.

Se è vero che fu durante il Consiglio Europeo del 1972 a Parigi che venne fatto il primo passo verso l’istituzione di una politica comunitaria in materia di ambiente altrettanto è vero che, purtroppo, solo nel 1987, anche a seguito del disastro presso l’impianto nucleare di Chernobyl, l’allora Comunità Economica Europea, oggi Unione Europea grazie al Trattato di Maastricht del 1992, inserì con l’Atto Unico Europeo (AUE) il nuovo titolo “Ambiente” all’interno della parte terza del proprio Trattato Istitutivo. Per la prima volta il concetto di ambiente venne associato a quello di salute.

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Tutela ambientale in Italia: il primo testo normativo è del 2006

Fa riflettere come, a fronte di una lenta politica europea sull’argomento, in Italia il primo testo normativo a tutela dell’ambiente venne alla luce quasi vent’anni dopo con l’entrata in vigore del D. Lgs. n. 152/2006 che individua specificamente il proprio obiettivo primario nella “promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell’ambiente e l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali” (art. 2).

La politica dell’Unione Europea

Il nuovo millennio segna finalmente il passo a numerosi interventi normativi, sempre grazie all’interesse dell’Unione Europea che ne garantisce, con un po’ di fatica, l’attuazione all’interno dei propri Paesi e ciò senza dimenticare che l’Unione nel frattempo si è allargata sino a raggiungere, e siamo al termine del primo decennio degli anni 2000, la composizione di 28 Stati membri.

Tuttavia la politica in materia ambientale pare sempre essere un passo indietro rispetto alle altre perché spesso in contrasto con interessi politici ed economici di pochi: in buona sostanza, tante belle parole ma poca concretezza specialmente quando dall’altra parte del tavolo ci sono in gioco interessi pecuniari e di potere.

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Greta Thunberg

Green Deal europeo

Ciò nonostante i problemi legati alla tutela dell’ambiente, nel corso degli ultimi anni, sono tornati ad essere argomento da affrontare con urgenza, un po’ a causa della pandemia Covid-19 che ha mostrato gli aspetti più fragili delle economie mondiali e un po’ grazie alla rinnovata coscienza ecologica che è esplosa nelle nuove generazioni, che hanno preso spunto anche dal coraggio e dalle parole di una ormai conosciutissima teenager svedese.

I Governi hanno quindi deciso di adottare nuove politiche fatte di incentivi alla sostenibilità, alla digitalizzazione, allo sviluppo di economie circolari (i cosiddetti “green deal”) dei cui effetti potremo discutere solo tra alcuni anni. Se e come questa ondata verde scuoterà il mondo e ne cambierà le sorti, questo è ancora tutto da scoprire.

Un dato certo però c’è ed è triste da evidenziare e riguarda il continuo riscaldamento globale che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza del nostro pianeta, dei nostri ecosistemi, degli animali che li abitano ed anche della popolazione umana.

Questo mentre la politica dei Paesi occidentali cerca di tracciare e adottare delle linee comuni per la tutela dell’ambiente mentre altri Paesi, che vedono oggi le loro economie emergere, si sono dissociati dall’assumere misure contenitive e hanno ritenuto di poter posticipare il raggiungimento di tali obiettivi (ricordiamo la posizione di Cina e India su tutti all’ultima Conferenza sul clima).

Considerazioni finali

Tirando le somme, possiamo concludere affermando che alla fine dello scorso millennio l’ambiente veniva astrattamente visto come un bene da tutelare ma di fatto era una sorta di “contenitore”, un oggetto nelle mani dell’uomo che lo ha sfruttato e ne ha fatto sistematicamente abuso in ogni livello (terreni e falde inquinati, smog, e così via).

Sebbene questo approccio all’ambiente permanga in alcuni contesti, non si può però ignorare come oggi gli sforzi di tutela ambientale siano rinnovati e freschi e si sia arrivati, finalmente, a vedere l’ambiente come un valore primario che sta alla base del benessere e della sopravvivenza del nostro pianeta.

Che ciò sia di buon auspicio per il futuro.

Ringrazio l’amico prezioso, professor Franco Peretti, con il quale ho spesso il piacere di intrattenere piacevoli chiacchierate sui temi più diversificati e al quale devo lo spazio per queste mie righe ed il tempo che i lettori vi dedicheranno.

Stefano Fioramonti
Avvocato – Giurista Ambientale

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