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Sara Gama, il capitano delle Azzurre

Le Azzurre del pallone hanno fatto molto parlare di loro in questo periodo, a buona ragione. La squadra, allenata da Milena Bertolini, si sono fatte valere ai mondiali di calcio femminile che quest’anno, dal 7 giugno, si stanno tenendo in Francia. Le ragazze hanno fatto il loro esordio domenica 9 giugno contro l’Australia allo Stade du Hainaut di Valencienne, vincendo 2-1. Hanno continuato a riscuotere successo, risvegliando tanta attenzione mediatica, sia sulla stampa, che sul web. Sportivi, attori e politici del nostro paese stanno tutti facendo il tifo per le Azzurre.

Sara Gama
Sara Gama (Twitter)

In particolare, una delle figure più acclamate della formazione è Sara Gama, il carismatico capitano. Migliaia di followers sui social, pubblicità, tanti riconoscimenti ufficiali e persino una Barbie con le sue fattezze a lei dedicata, dal momento che Mattel l’ha identificata come figura di donna capace di ispirare tante bambine di oggi.

Sara Gama
La Barbie con le fattezze di Sara Gama.

Sara Gama, nata a Trieste il 27 marzo del 1989, difensore, è capitano della Juventus e capitano della Nazionale. Di origine triestino-congolese, ha iniziato a giocare a calcio prestissimo, praticamente sin da sempre. Racconta che nessuno l’ha particolarmente spinta o influenzata in questa sua scelta sportiva: è stato un amore spontaneo, nato giocando. Ha iniziato a concretizzare questa sua passione entrando nelle giovani dello Zaule, per passare poi alla Polisportiva San Marco di Villaggio del Pescatore, squadra nella quale ha giocato per oltre sei anni. Per il periodo che va dal 2009 al 2012 ha giocato nel Chiasiellis, giocando però una stagione a Brescia. Con il Brescia ha vinto uno scudetto, una coppa Italia e due Supercoppe. Il suo grande successo è stato confermato dal suo ingaggio con la Juventus, squadra grazie alla quale, giocando con la fascia da capitano, ha ottenuto due scudetti e una Coppia Italia.

Sara Gama
Sara Gama con la maglia del Paris Saint Germain (Wikipedia)

Ha giocato anche in squadre straniere, come il Paris-Saint-Germain. Trasferirsi in Francia non è stato un problema per la calciatrice, al contrario. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, si è laureata in lingue straniere all’Università di Udine. Molto versata nella lingua francese, parla fluentemente anche inglese e spagnolo. Della sua vita privata non racconta molto, per scelta. Di fronte a molte domande insistenti, alle quali si è sempre rifiutata di rispondere, un giornalista le ha chiesto se fosse particolarmente gelosa della sua vita privata. La risposta è stata inequivocabile: “Molto: se si chiama privata un motivo ci sarà”. Invece che riempire pagine di giornali di gossip, Sara Gama preferisce stare sotto ai riflettori per il suo gioco.

Non è stato semplice per le ragazze del calcio italiano ottenere attenzione per il loro gioco. Il calcio femminile è decisamente meno seguito e apprezzato rispetto al calcio maschile, che al contrario, è considerato lo sport nazionale per eccellenza. Tuttavia, anche le donne del calcio stanno vivendo un nuovo periodo, sulla scia di una presa di coscienza del nuovo ruolo della donna nella società attuale, consapevolezza che sta mutando il ruolo della donna in diversi campi del lavoro, dello sport, della politica, dell’arte e della ricerca scientifica. Nelle grandi competizioni internazionali e nello sport, sempre più donne fanno parlare di loro. Poco tempo fa, ad esempio, è uscito un documentario che racconta l’esperienza di alcune delle campionesse di poker più note al mondo, stelle di un universo da sempre considerato molto maschile. Quest’anno è nata la W Series, una serie per monoposto riservata alle sole donne che competono nelle corse automobilistiche, con l’intento di avvicinare alle competizioni sempre più guidatrici. Qualcuno ha criticato l’idea di creare una serie appositamente per le donne, ma le organizzatrici ritengono che questo sia necessario, dal momento che, per le donne che vogliono correre in altre corse, il problema più grande è quello di competere in primo luogo a livello di sponsorizzazioni.

Nonostante alcuni sport femminili ricevano sempre più attenzione, infatti, il problema delle sponsorizzazioni e dei salari è molto sentito anche per le sportive. Ad esempio, le donne che giocano a calcio in nazionale sul piano contrattuale vengono equiparate ai calciatori dilettanti della Serie D e di altri campionati minori. Non giocano quindi dietro un contratto che assicuri contribuiti previdenziali, ma solo mediante un semplice accordo economico preso con la società. In poche parole, non sono inquadrate come professioniste.

Sara Gama (Twitter)

Per quanto riguarda le squadre di club, invece, gli accordi economici tra le giocatrici e le società non possono superare i 12 mesi e prevedono un compenso predefinito e chiaramente limitato. Una calciatrice donna per le sue prestazioni sportive non può ricevere un compenso superiore ai 30.658 euro lordi per stagione. Questo è dovuto alla minore presenza di sponsor, che a sua volta si deve al minore seguito del calcio femminile. È chiaro che le ragazze siano molto scoraggiate dall’intraprendere una simile carriera, soprattutto considerati gli ingenti sacrifici che questa comporta. La grinta e la determinazione di Sara Gama e delle altre Azzurre stanno portando grandi cambiamenti nel mondo del calcio femminile italiano e saranno sicuramente di grande ispirazione.

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